Rubino (Cisl), “Covid nella provincia di Reggio Calabria, grave o falso allarme?” La sola Provincia di Reggio Calabria detiene quasi la metà dei ricoveri rispetto all’intera Regione, sia nel caso di acuti che in Terapia Intensiva, nel primo caso 64 su 143 e nel secondo 6 su 14)
Dall’attenta lettura dei dati Regionali, riferiti in particolare a questa Provincia, potrebbero sorgere dubbi o preoccupazioni per i seguenti motivi:
• La sola Provincia di Reggio Calabria detiene quasi la metà dei ricoveri rispetto all’intera Regione, sia nel caso di acuti che in Terapia Intensiva, nel primo caso 64 su 143 e nel secondo 6 su 14);
• Volendo evitare il sospetto sull’appropriatezza dei ricoveri, rimarrebbe lo studio urgente di un fenomeno fortemente localizzato o il sospetto ricadrebbe sull’efficienza della componente sanitaria territoriale che non funge da filtro;
• Tra le Province di Reggio Calabria e Catanzaro la differenza di popolazione è di circa centomila abitanti (548.009 per Reggio Calabria e 458.315 per Catanzaro), a fronte di 273 attualmente positivi su Catanzaro (-30) e 2.165 attualmente positivi su Reggio Calabria (+53);
• Sulla base della gestione comune delle risorse Regionali in termini di posti letto dedicati al Covid-19, esiste un piano per far fronte comune ad eventuali fenomeni di insorgenza in determinati Territori rispetto ad altri?
• Potrebbe essere più opportuna una differenziazione sulla distribuzione delle risorse per il contenimento strategico della Pandemia, con la supervisione del Soggetto attuatore, a garanzia di un’adeguata ripartizione delle risorse nella condivisione dell’offerta Ospedaliera Regionale in materia di Covid-19?
• E’ utile considerare che al netto di focolai locali, la considerazione dell’attuale zona bianca che interessa la Calabria, è basata sulla valutazione dell’intera Regione;
Il grido di allarme, fondato, è che rispetto al bisogno di cure e a quanto previsto dal recupero e mantenimento dei Livelli Essenziali di Assistenza, il Personale adibito è già scarsissimo e necessita di urgente incremento, in particolari settori vi è il rischio di chiusure delle Unità Operative con interruzione del servizio, proprio in un momento così delicato, considerando che le cure inadeguate e il bisogno di rivolgersi “altrove” rischia di
peggiorare la condizione pandemica in atto per le ovvie veicolazioni del virus.
La CISL FP nella continua ed attenta lettura dei dati ufficiali, dalle informazioni dirette che riceve “sul campo”, interviene ricordando le carenze e i rischi a cui già sono esposti i Lavoratori della Sanità, pochi, stanchi ed abbandonati ma anche sul rischio che non si sfruttino a dovere le opportunità presenti, per orientare le urgenze all’effettivo fabbisogno e agli sviluppi della Pandemia che non retrocede.
Non dev’esserci spreco, non c’è tempo da perdere, non c’è Personale sufficiente.