La Corte costituzionale tedesca prende tempo sull’Esm
Salva-Stati, Berlino decide il 12 settembre
La Corte costituzionale tedesca prende tempo sull’Esm
(ANSA) La Corte costituzionale tedesca ha annunciato la decisione sul Meccanismo di stabilità europeo Esm e sul fiscal compact per il prossimo 12 settembre. Karlsruhe si dovrà pronunciare su un ricorso presentato dalla Linke. Ratificati il 29 giugno nel Bundestag, il nuovo patto di bilancio Ue e l’Esm, che avrebbe dovuto entrare in vigore il 1 luglio, non sono stati ancora tradotti in legge poiché i giudici hanno chiesto al presidente Joachim Gauck di attendere la sentenza prima di firmare i provvedimenti.
MERKEL FRENA SUGLI AIUTI
Rischia di essere un’estate davvero calda, quella dell’Italia esposta alla speculazione. Perché lo scudo europeo anti-spread di fatto esiste, ma finché il nostro paese e soprattutto la Germania non avranno ratificato il trattato per il fondo salvastati permanente Esm, le risorse saranno limitate al centinaio di miliardi rimasti in dotazione allo Efsf. In più la Cancelliera Merkel è tornata a martellare sul rigore: “non avranno chance” ha detto alla tv tedesca “tutti i tentativi di chiedere solidarietà senza alcuna contropartita”. E se il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, parlando con lo Spiegel, ha affermato che “nessuno” dei 17 leader di Eurolandia “si aspetta che l’Italia possa aver bisogno di aiuti”, ha anche ricordato che “se richiedesse un salvataggio dovrebbe sottoporsi alle regole di supervisione esistenti”.
Un’idea, quella di non ammorbidire i controlli congiunti sulle politiche dell’Eurozona, che la Merkel ha legato anche al salvataggio delle banche spagnole “garantito dal governo”. Unica apertura all’ ottimismo, quando ha concesso che “si è sulla buona strada” e “si è fatto più negli ultimi mesi che negli anni precedenti” per risolvere la crisi.
Un altro passo nella lunga marcia sarà fatto venerdì prossimo quando i ministri delle finanze dell’ Eurogruppo, probabilmente in videoconferenza, daranno l’approvazione formale al ‘memorandum d’intesà con le condizioni per la ricapitalizzazione delle banche e la ristrutturazione – con un programma che si concluderà in 12 mesi – delle banche spagnole. Il declassamento di Moody’s ha però fatto suonare i campanelli d’allarme per l’Italia e per le “tensioni” che in agosto potrebbero far scattare la necessità di calmierare lo spread perché, come segnalato ieri da Leonardo Domenici, relatore del Parlamento Ue per la riforma del rating, “hedge fund e banche azioniste delle agenzie hanno mire ribassiste”.
Nei palazzi delle istituzioni europee negano la nascita di una “task force” anti-spread, ma si dà per scontato il contatto tra le cancellerie per reagire alle possibili emergenze estive. E’ in questo scenario che potrebbe essere usato lo scudo, che comunque non scatterebbe automaticamente (lo stato deve richiedere l’intervento e dimostrare di essere adempiente, dopo una valutazione della Bce e l’approvazione dell’Eurogruppo, scatterebbe il “monitoraggio” Bce-Commissione) né gratuito. Soprattutto rischia di avere risorse troppo limitate di fronte a un debito da quasi 2.000 miliardi come quello dell’Italia. Fino alla ratifica dello Esm da 500 miliardi, solo quanto resta dello Efsf (dei 440 miliardi iniziali, 130 sono stati impegnati per la Grecia, 85 per l’Irlanda, 80 per il Portogallo e fino a 100 per la Spagna).
L’avvio operativo del fondo salva-stati permanente é teoricamente slittato al primo agosto, ma è legato alle ratifiche parlamentari. Il premier Monti ha chiesto il via libera prima della pausa estiva dei lavori. Più complessa la situazione in casa Merkel, dove – prima che il trattato possa essere portato davanti al Bundestag – la Corte Costituzionale di Karlsruhe dovrà esprimersi su migliaia di ricorsi che ne mettono in dubbio la costituzionalità.