di Giuseppe Campisi
SAN FERDINANDO – Acque marine chimicamente e microbiologicamente con valori che rientrano nella norma. E’ questo l’esito favorevole delle analisi di laboratorio affidate al prestigioso istituto Chimic Lab di Roma che il “Comitato 7 Agosto” ha avuto modo di divulgare a seguito dei diversi prelievi effettuati i primi di agosto alla presenza del sindaco Andrea Tripodi per cercare di fare chiarezza sullo stato di salute dell’area costiera sanferdinandese e sulla qualità delle acque destinate alla balneazione pubblica. I campionamenti – analizzati secondo protocolli e standard europei ed eseguiti presso il punto di affioramento della condotta sottomarina della IAM, il lungomare lato nord-pineta ed il lungomare lato sud – hanno restituito valori in linea coi dettami di legge. Risultati molto attesi tanto dalla comunità locale (che si è perfino autotassata aprendo un crowdfounding per poter sostenere la spesa delle 2.300,00 euro necessarie ad effettuare le analisi di laboratorio) ma a cui guardava anche con una certa apprensione la comunità turistica che frequenta la zona turbata da una molteplicità di dubbi circa le controverse interpretazioni suscitate dalle condizioni visive nelle quali in molte occasioni sono state rinvenute le acque litoranee.
Una chiarezza necessaria arrivata grazie all’impegno del battagliero comitato con l’appoggio del primo cittadino e dell’intera comunità rappresentando «il primo passo della battaglia che abbiamo tutti insieme intrapreso perché siamo determinati a tutelare la nostra salute e quella dell’ambiente circostante e non ultimo a ridare lustro alla vocazione turistica che il nostro paese ha conosciuto negli anni passati» che occorrerà proseguire con ulteriore attività di indagine scientifica «che con le nostre sole forze non siamo in grado di fare» hanno fatto sapere i promotori che hanno proseguito nella loro richiesta di sollecitare gli enti preposti ad intervenire «affinché venga immediatamente pianificato un programma di monitoraggio dell’intera area costiera e dell’entroterra, con punti di prelievo a diverse distanze dalla costa e a diverse profondità, unitamente all’analisi dei sedimenti (i c.d. carotaggi) fondamentali per la caratterizzazione del sito, in quanto una fra le cause dell’intorbidirsi delle acque potrebbe essere la risospensione dei sedimenti».
Il Comitato ha, infine, auspicato decisi interventi degli enti preposti in merito alla «rinaturalizzazione dei fiumi e dei torrenti» che sfociano lungo le coste calabresi ma anche attività di «controllo sulle attività agricole e produttive che insistono lungo tutti i corsi d’acqua» per risolvere in maniera definitiva la problematica al posto di insistere con «interventi tampone e sperimentali come quello eseguito sul Mesima».