Sanità calabrese nelle mani di Cotticelli che non sa nemmeno che deve fare il “piano Covid” Intervista shock ieri sera su Raitre durante la trasmissione "Titolo V" del commissario ad acta per la sanità in Calabria
Di Giuseppe Larosa
In pratica noi calabresi stiamo vivendo un’emergenza pandemica, dove il governo ci ha classificati come “zona rossa”, ossia il livello più alto del pericolo epidemico. E dove lo stesso governo, ci commissaria da diversi anni e in questi giorni c’è stata un’ulteriore proroga di due anni con possibilità di un terzo. E, abbiamo un commissario regionale alla sanità che pur avendo le responsabilità sull’emergenza Covid, lui non sa di averle (sic!).
Già le condizioni del sistema sanitario calabrese sono, usando un eufemismo, disastrosem poi mettici pure che il commissario ad acta Saverio Cotticelli, appare “inadeguato”, ma soprattutto “impreparato”.
La prova, quasi come se l’incompetenza si respirasse nell’aria, ieri sera durante la trasmissione di Raitre, “Titolo V”, dove il giornalista, “interrogandolo”, inchioda sia il commissario Cotticelli che la sub commissario Maria Crocco, quest’ultima che fuori onda dice, “La devi finire! Quando fai queste cose devi andare preparato”. Sembra un film, ma è accaduto per davvero.
Addirittura incalzato dalle domande del giornalista, l’ex generale dei carabinieri e attuale commissario per la sanità Cotticelli, appare in una inadeguatezza quasi imbarazzante, su come abbia gestito l’emergenza sanitaria. Nei fatti, sembra che Cotticelli non non conosce neppure quali sarebbero le sue competenza in merito all’emergenza Covid e se dev’essere lui a “redigere il programma operativo”. E qui cala il gelo (ad ascoltarlo), “Non sono io il responsabile, si sono dimenticati delle due regioni commissariate, la Calabria e il Molise, e hanno dato l’incarico al presidente della Giunta”, e non finisce qui, va in una stanza a prendere delle carte, rientra e afferma, “Sono io”. (sic!). Noi abbiamo un commissario della sanità che non sa quali siano i suoi compiti in un momento drammatico nazionale, oseremmo critico per una terribile emergenza pandemica, e dove in Calabria, in virtù della carenza strutturale ospedaliera ci hanno classificati “zona rossa”. Ovviamente la colpa non è solo di Cotticelli, ma dei “nani e ballerine” che negli ultimi decenni hanno fatto carne di porco e di conseguenza i loro proci comodi fregandosi dei calabresi, in quel palazzo che prima ancora del Covid andava “sanificato”.
Ma tanto, come afferma Cotticelli, “Cosa vuole che le dica, dottore, tanto io domani mattina sarò cacciato”, ah scusate, “la prossima settimana è pronto”. Eh sì, lui viene cacciato, ma noi calabresi rimaniamo, magari a subire un altro commissario che, chissà cosa penserà quando lo invieranno in Calabria, magari a farsi due tuffi a Tropea o che ne so assaggiare le patate mpacchiuse.
Guardando quell’intervista si nota pure che un commissario inviato dal governo a gestire la sanità in Calabria non abbia nemmeno la minima conoscenza dei numeri dei posti di terapia intensiva, affermando che “Prima dell’emergenza sanitaria ne risultavano 107” e poi incalzato dal giornalista, c’è una serie di numeri sciorinati, “sono 214?”, no “Ne abbiamo 150 già attivati ma siamo pronti ad implementare, adesso non mi ricordo esattamente il numero”, ma ecco che Cotticelli si rivolge alla sua sub Maria Crocco che poco prima l’aveva rimproverato, chiedendo, “Quanti posti letto di terapia intensiva abbiamo attivato, Marì?”, e così con una terza persona sembra arrivare la quadta, sostenendo che “i posti letto attualmente attivati sono 55, per un totale di 161”, ma non finische eh, perché il giornalista di Titolo V chiede la fonte, e la persona terza intervenuta cosa risponde, “No, io faccio un altro mestiere, faccio l’usciere”.
Ecco a noi, la Calabria bellezza che vorrebbe sconfiggere il Covid!