Sanità, contestazioni per la riorganizzazione di Scura Da Oliverio all'Anaao-Assomed, tutti contro il decreto n. 30 del duo Scura-Urbani. Il sindaco Tripodi interviene sul nodo Tecnis, chiedendo lo sblocco dei 9,5 mln ed il potenziamento di specialità per lo spoke di Polistena
di Giuseppe Campisi
Polistena – Il decreto n.30 del 03/3/16 emanato dal duo
Scura-Urbani concernente la riorganizzazione della rete assistenziale
calabrese continua a produrre malumori a cascata. Dopo la dura quanto
indignata presa di posizione del governatore Mario Oliverio, vistosi non
coinvolto ed anzi superato ancora una volta dall’operato del commissario
ad acta, si sono scatenate una ridda di proteste e dissensi bipartisan
che hanno prodotto una levata di scudi anche a livello nazionale con gli
ultimi interventi di da Dorina Bianchi a Doris Lo Moro oltreché
dell’intero comparto sindacale rappresentato dall’Anaao-Assomed
calabrese. E nella Piana la situazione non è certamente migliore. Il
sindaco di Polistena, Michele Tripodi, da sempre in prima linea in
difesa della sanità pubblica e del potenziamento della struttura del
Santa Maria degli Ungheresi ha inteso lanciare un monito proprio al
governatore Oliverio in riferimento alla paventata possibilità della
“cessione del ramo d’azienda” della Tecnis, società incaricata di
realizzare il nuovo nosocomio della Piana a Palmi i cui vertici sono
alle prese con una serie di grane giudiziarie di non poco conto.
“Sarebbe l’escamotage per aggirare – dichiara Tripodi – i gravi
provvedimenti restrittivi assunti ultimamente nei confronti della
Tecnis” riferibile ad una “operazione che lascia subodorare, nella
migliore delle ipotesi, accordi ambigui ed affaristici per la
costruzione forzata dei nuovi ospedali, dinanzi a cui il Presidente
della Giunta Regionale Oliverio non dovrebbe porsi il benché minimo
dubbio e procedere con solerzia alla revoca del contratto di programma
con Tecnis, investita da gravi vicende giudiziarie, sequestri e
provvedimenti restrittivi”. Tripodi che, analizzando proprio il decreto
n. 30, non manca di rilevare come proprio la riabilitazione
dell’ospedale di Trebisacce sia l’indicatore del fatto che la
realizzazione dei due nuovi presidi (Palmi e Sibaritide entrambi
affidati a Tecnis) sia ancora, in verità e per le note vicende, in alto
mare. “In ragione di tutto ciò – prosegue Tripodi – chiediamo, oltre
all’inevitabile e dovuto stralcio del contratto con Tecnis, l’immediato
e non più dilazionabile potenziamento degli ospedali pubblici esistenti
nella Piana di Gioia Tauro, a partire dal pieno e completo
riconoscimento del ruolo di presidio “spoke” all’ospedale di Polistena”
che attende ancora lo sblocco del 9,5 mln di euro già destinati alla sua
ristrutturazione funzionale e di cui si chiede anche il ripristino “dei
quattro reparti mancanti per adempiere adeguatamente alle funzioni di
presidio spoke: neurologia, oncologia, oculistica ed urologia, associata
all’incremento di personale medico ed infermieristico in tutti i reparti
e servizi operativi”. L’ospedale cittadino infatti può contare ora su
otto aree di intervento (Chiurgica, Emergenza-Urgenza, Materno
Infantile, Medica, Medicina diagnostica e Servizi, Post acuzie, Supporto
e Terapia Intensiva) all’interno delle quali sono dislocate le varie
specialità ed a cui si dovrebbero appunto aggiungere le specialità
reclamate per la corretta attivazione del presidio nella modalità spoke.
Anche la stessa riorganizzazione che interessa il presidio polistenese
che dovrebbe apportare, nelle intenzioni dei commissari, un aumento di
posti letto complessivi (da 172 a 196) ed una diminuzione di dirigenti
medici (da 29 a 26) viene contestata dal sindaco per via del
sottodimensionamento strutturale in rapporto al bacino di utenza
territoriale ed alla popolazione sanitaria da servire: “Ogni proiezione
di aumento dei posti-letto scritta in tabella – rincara Tripodi –
rimarrà sulla carta qualora non si proceda ad incrementare
parallelamente gli organici mediante la programmazione per l’assunzione
di nuovo personale medico ed infermieristico, questa volta stranamente
derubricata dalle tabelle allegate al decreto n. 30”, che conferma il
proseguimento del giudizio dinanzi al Tar promosso lo scorso giugno a
cui verranno prospettati “motivi aggiunti al ricorso principale avverso
alla riorganizzazione della rete ospedaliera che – conclude – continua a
demolire a far perdere pezzi alla sanità pubblica ed a ledere la dignità
e i diritti del popolo calabrese”.