Sanità, il calvario dei dipendenti delle imprese di pulizie Giuseppe Gentile (Sulpi): "Di lavoro si può soffrire, ma non si deve morire"
Purtroppo accade e non dovrebbe; si soffre tanto per trovare un lavoro e dovrebbe essere un diritto; chi trova un lavoro deve soffrire per mantenerlo; si rischia la salute per un lavoro onesto e dignitoso e si perde la salute per colpe altrui; si attende il salario mensile ma arriva dopo mesi di stenti.
Questo accade alle Operaie e Operai delle imprese di pulizia vincitrici dell’appalto indetto dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria. Registriamo sin dal mese di Luglio 2016 una continua sofferenza di queste donne e uomini dipendenti delle varie società facenti capo all’A.T.I. che ha vinto l’appalto per garantire l’igiene negli Ospedali dell’intera Provincia di Reggio Calabria. I problemi posti all’attenzione del Commissario dell’A.S.P. Giacomino Brancati, sia in ordine al taglio delle ore lavorative, sia al riconoscimento di alto e medio rischio presente all’Ospedale di Polistena, sono rimasti fermi nei cassetti di una direzione aziendale disattenta alle questioni di fondo del Servizio Sanitario Provinciale: l’igiene e la prevenzione di infezioni negli Ospedali.
Non si può definire offerta di salute la cura praticata in locali ospedalieri sporchi e infetti (vedi casi di TBC al Pronto Soccorso): sangue, vomito, biancheria sporca e spazzatura, sono diventati la costante indegna vetrina di molti troppi posti di lavoro delle strutture sanitarie provinciali. E’ vero, da subito si è posto il problema di una sottovalutazione dei metri quadri da pulire; sono state fatte più riunioni con i Direttori Sanitari e Dirigenti Medici degli Ospedali ma, siamo al settimo mese dall’insediamento delle nuove imprese di pulizia e tutto è come il primo giorno.
Di tutta questa “sporca” storia ne soffrono gli ammalati, il personale Medico, Infermieristico, Ostetrico, i cittadini ammalati e non, ma, ancor di più, ne soffrono ogni ora i lavoratori dell’impresa di pulizia, con orario ridotto a due o quattro ore giornaliere, che devono subire le pretese di garantire il servizio per l’intero orario quotidiano. Una follia che sta distruggendo la vita lavorativa e familiare di centinaia di persone. A questo vi è l’aggravante dei ritardi di pagamento. Una costante allucinante da paragonarsi soltanto ai rapporti atavici dei “ servi e dei padroni”.
Altra cosa è poi la gestione delle ore assegnate o da assegnare, in forza della tanto agognata delibera integrativa dell’appalto rimasta sul tavolo del Commissario Brancati. Queste ore dovrebbero servire a regolarizzare la posizione contrattuale delle centinaia di lavoratrici e lavoratori, ricollocando tutto il personale Operaio sullo stesso piano: non più operaie e operai amici ad 8 ore giornaliere e quelle/i meno amici a quattro ma tutti quanti con contratto di lavoro a 6 ore giornaliere. Infine, sarebbe ora di verificare se il capitolato d’appalto viene rispettato e se le attrezzature/apparecchiature previste sono presenti sui posti di lavoro. Questo perché pulire con gli ausili di scope e stracci non è più permesso in nessuna struttura ospedaliera.