Sanità, la Corte dei conti certifica il fallimento della gestione commissariale I numeri registrati segnalano l'aumento della spesa e il peggioramento della qualità dei servizi offerti. Oliverio parte all'attacco dei commissari
CATANZARO – La Corte dei Conti certifica il fallimento della gestione commissariale da diversi punti di vista. In primo luogo segnala l’alta percentuale di ricoveri fuori dalla Calabria, pari al 21% per il 2015 contro il 19,3% del 2014, ciò si traduce per le casse della Regione di una spesa di circa 300 milioni di euro a cui va detratta la mobilità attiva che, peraltro, è in netta diminuzione.
Altro dato negativo è l’insufficiente numero di posti letto (2,29 per acuti e 0,48 per post-acuti), inferiori agli standard nazionali, rispettivamente del 3 e 0,7 per ogni mille abitanti residenti. La Corte dei Conti, quindi, evidenzia che i tagli che negli anni del commissarimento anziché razionalizzare si è procedute a chiudere ospedali senza alcun criterio con i Dca 18/2010; 106/2011 e 9/2015. Anche sul fronte della rete dell’emergenza la Corte evidenzia “gravi carenze”. L’indice che riferito all’intervallo intercorrente tra la ricezione delle chiamate da parte della Centrale Operativa e l’arrivo del primo mezzo di soccorso: rispetto ad un tempo massimo che deve essere inferiore o pari a 18 minuti, si raggiungono 22 minuti in Abruzzo, 23 minuti in Molise e 26 minuti in Calabria; uguale al limite i valori riscontrati in Campania e Puglia, mentre al di sotto si situano Lazio, Piemonte e Sicilia. Tutte regioni in piano di rientro.
Carente risulta essere l’assistenza domiciliare, mentre è in eccesso il numero della residenze per anziani. Insufficienti, invece, risultano gli hospice così come la prevenzione contro i tumori.
Infine la Corte evidenza ci sono ancora risorse da programmare per gli investimenti in sanità, poco più di 261 milioni sui 608 iniziali, e non a caso la Regione ha attivato un tavolo al ministero per giungere entro breve tempo ad un Accordo di programma quadro. In queste risorse c’è capienza, quindi, anche per avviare il nuovo ospedale di Cosenza.
«La Corte dei Conti certifica quanto da me affermato in questi mesi circa il fallimento del Piano di Rientro e delle gestioni commissariali che, da sette anni, hanno la responsabilità del governo della sanità calabrese. Il progressivo aumento dell’emigrazione sanitaria passiva, l’allungamento delle liste di attesa, il depauperamento dei servizi – commenta il presidente della Regione, Mario Oliverio – sono la risultante della mancata assunzione del processo di riqualificazione e di riordino dei servizi sanitari che avrebbe dovuto essere la bussola nell’azione dei commissari proposti alla gestione del Piano di Rientro. Niente di tutto ciò. Al contrario, solo tagli lineari ed impostazioni ragionieristiche che hanno prodotto un progressivo peggioramento dell’offerta sanitaria. Per ultimo, il 24 marzo scorso, abbiamo avuto modo di evidenziare tale situazione e di chiedere una riflessione proprio sulle esperienze delle Regioni commissariate, a partire dalla nostra, nella Conferenza dei Presidenti di Regione alla presenza del Ministro Lorenzin che, non a caso, ha annunciato un’iniziativa legislativa capace di individuare tempi e modalità certe per la fuoriuscita dai Piani di rientro, condividendo le nostre preoccupazioni. La Corte dei Conti conferma, altresì, la necessità di utilizzare ingenti risorse non spese rinvenenti dall’ex art. 20 in direzione dell’edilizia ospedaliera e sanitaria».
«É proprio in tal senso – conclude il Presidente della Regione – che abbiamo chiesto al Ministero della Sanità la definizione di un apposito Accordo di Programma Quadro sugli investimenti per nuove strutture ospedaliere, per riqualificazione e ristrutturazione».
«Se fossimo alla Fiat li avrebbero licenziati tutti». Il commissario per il piano di rientro dal debito sanitario, Massimo Scura, questa mattina intervistato dal Tgr Buongiorno Regione, è tornato sulle dimissioni annunciate con una lettera dai sedici primari di Vibo Valentia che hanno contestato il decreto di riordino della rete ospedaliera approvato dallo stesso commissario.
Secondo Scura, con il loro gesto, i primari «hanno solo creato allarme tra cittadini e pazienti». Si tratta, secondo il commissario, di «finte dimissioni», di una lettera «politica in cui si dice che la sanità vibonese è stata penalizzata».