Sanità, Nicolino Panedigrano commenta lo scontro tra Mancuso e Catalano "Quel che in tutto questo francamente indigna, è che la levata di scudi ora si alzi proprio da chi è stato fino a sei mesi fa l’artefice di quello smantellamento del nostro nosocomio e della nostra sanità, di cui adesso egli stesso si lagna"
Tante risate, amare, amarissime, ma grande ilarità in casa del Comitato Salviamo la Sanità del Lametino. E’ stato un grande spasso questa nuova versione del fu Direttore Generale dell’ASP, dr. Mancuso, in veste di oppositore di Catalano, che lui stesso nominò sebbene incompatibile, e di severo critico del modo in cui nell’era Scopelliti è stata gestita la sanità locale. Una vera e propria nemesi storica. Ancora una volta, però, purtroppo a danno del sistema sanitario lametino. Infatti, non è solo il buon Mancuso, ritornato Primario del reparto Medicina del nostro Ospedale, ad essere come denuncia privato di uomini e mezzi. Ma sono gli utenti che rischiano di non avere adeguata assistenza in loco e di dover come al solito trasmigrare a Catanzaro o a Cosenza.
Quel che in tutto questo francamente indigna, però, è che la levata di scudi ora si alzi proprio da chi è stato fino a sei mesi fa l’artefice di quello smantellamento del nostro nosocomio e della nostra sanità, di cui adesso egli stesso si lagna. Dalle nostre parti questa si chiama faccia di bronzo.
C’è da chiedersi se a questo lamentoso Mancuso è sorto il dubbio, che, se egli in questi anni, invece di autoincensarsi con titoli e riconoscimenti inglesi, non si fosse fatto complice ed esecutore del piano di smantellamento propinatoci da Scopelliti e Talarico, forse il sistema sanitario lametino non sarebbe, come lui ora spudoratamente denuncia, sull’orlo di un baratro. Talarico almeno ha pagato il suo conto (non quello delle cene, ma quello della trombatura elettorale). Lui davvero crede di potersi rifare una verginità a sbafo?
Non ci sarà certo un tribunale del popolo a giudicarlo e condannarlo. Ma, prima di ergersi a paladino della difesa del nostro Ospedale, venga almeno a spiegarci col capo cosparso di cenere perché a suo tempo ha permesso il trasferimento del reparto di Audiologia, di cui il Catalano è Primario, dall’Ospedale di Lamezia a quello del Pugliese e perché al nostro Servizio Trasfusionale ha tolto il posto di Primariato, anticipando così il progetto di chiuderlo del tutto, e a chi si rivolgeva quando parlava a proposito del Centro Trasfusionale di malandrini e di fatture gonfiate. Venga a dirci perché non ha attivato il reparto di neurologia che pure era previsto nel Piano di Rientro, perché ha ridotto i posti letto di oculistica e di otorino portandoli molto al di sotto di quelli previsti, perché in mancanza del numero minimo di abitanti ha attivato e mantenuto un Distretto territoriale a Soverato, perché nell’Ospedale soveratese ha tenuto aperto un reparto di ostetricia che non raggiunge il numero minimo di parti/anno, mentre invece a Lamezia per questo stesso motivo ha chiuso l’ostetricia della clinica privata, e perché ha di fatto chiuso l’Ospedale di Soveria, mentre quello di Acri è diventato parte dello Spoke di Castrovillari.
E, visto che gli hanno ripetutamente bocciato i bilanci, dovrebbe renderci conto anche di come ha utilizzato le risorse che gli sono state assegnate e dirci finalmente quante di queste ha speso in tutto il lametino. Ma, soprattutto, dovrebbe spiegarci perché ha ripetutamente sostenuto e fatto sostenere a Talarico che il Trauma Center o Polo Traumatologico era roba superata e cosa ha invece da dire oggi di fronte a quell’ultimo Piano di Rientro, partorito dalla stessa Giunta Scopelliti e inviato ai Sindacati per il loro parere poco prima dell’insediamento di Oliverio, che prevede proprio l’istituzione della Rete Trauma regionale.
Sappia allora, almeno, che l’ondata di sdegno dei lametini, costata tanto cara a Talarico, promana tutta dallo sfascio in cui la sua irresponsabile gestione ha lasciato la nostra sanità.
Nicolino Panedigrano