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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Scacco alla cosca Mancuso, decine di arresti. Anche politici locali Decine di presunti esponenti del clan Mancuso, tra i più potenti della 'ndrangheta, sono stati fermati in diverse città d'Italia in un'operazione coordinata dall'antimafia di Catanzaro. Sequestrati beni per oltre 70 mln. La soddisfazione di Arturo Bova

Scacco alla cosca Mancuso, decine di arresti. Anche politici locali Decine di presunti esponenti del clan Mancuso, tra i più potenti della 'ndrangheta, sono stati fermati in diverse città d'Italia in un'operazione coordinata dall'antimafia di Catanzaro. Sequestrati beni per oltre 70 mln. La soddisfazione di Arturo Bova
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VIBO VALENTIA – Maxi operazione, denominata “Costa Pulita” quella condotta stamani nelle province di Vibo Valentia, Cosenza, Como e Monza, da polizia, carabinieri e guardia di finanza per l’esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di 23 presunti boss e affiliati al clan dei Mancuso, operante nel Vibonese ma originario di Limbadi, ed alle cosche collegate Accorinti, La Rosa e Grande, attive nei comuni del litorale.

Le accuse sono di associazione di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti. L’operazione, denominata come detto “Costa pulita”, è stata condotta da personale delle Squadre mobili di Vibo Valentia e Catanzaro e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, dai carabinieri del reparto operativo di Vibo Valentia e della Compagnia di Tropea e dai finanzieri del Gico di Catanzaro al termine di indagini dirette dai sostituti procuratori Camillo Falvo e Pierpaolo Bruni e coordinate dal procuratore della Repubblica facente funzioni Giovanni Bombardieri.

In particolare, le indagini, avviate nei primi mesi del 2013, hanno riguardato numerosi soggetti appartenenti, o comunque considerati contigui, al potente clan di ‘ndrangheta dei Mancuso, operante in tutto il territorio vibonese, e ad alcune delle consorterie collegate quali gli Accorinti, i La Rosa ed Il Grande, attive nei comuni del litorale tirrenico della provincia vibonese, colpendone vertici e sodali. «L’indagine peraltro – fa sapere la nota – ha lambito contesti politici locali, in particolare di passate amministrazioni del Comune di Briatico e Parghelia» e contiene degli specifici riferimenti alle risultanze dell’accesso antimafia compiuto nel Comune di Briatico, poi sciolto per mafia nel 2012. Gli inquirenti avrebbero documentato anche propositi di ritorsione, attuati nel 2011 mediante lettera minatoria, contro un giornalista molto noto in provincia, autore di articoli sulla mala gestione del municipio.

I SEQUESTRI – Durante l’operazione sono stati sequestrati beni per un valore di 70 milioni di euro. Tra questi ci sono oltre 100 immobili, quote societarie e rapporti bancari ed anche 2 villaggi vacanze e tre compagnie di navigazione con altrettante motonavi che assicuravano, secondo l’accusa, in regime di sostanziale monopolio, i collegamenti turistici con le isole Eolie. Durante le indagini, condotte anche con intercettazioni telefoniche, ambientali e video riprese, inoltre, sono state sequestrate diverse armi da fuoco e, nel 2014, sono stati arrestati, in flagranza di reato, alcuni elementi di spicco delle cosche mentre si accingevano a fare un attentato mediante l’utilizzo di un potente ordigno esplosivo.

I POLITICI COINVOLTI – Tra i soggetti con responsabilità pubbliche sottoposti ad indagini, è emersa la figura dell’attuale presidente della Provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia, ma soprattutto quella dell’ex vice sindaco del Comune di Parghelia, Francesco Crigna.

L’accusa ipotizzata dalla Dda di Catanzaro nei confronti di Andrea Niglia è concorso esterno in associazione mafiosa. Era stato dichiarato incandidabile il 20 marzo scorso dalla Corte di Cassazione e indagato in stato di libertà nell’inchiesta «Costa pulita». La casa di Niglia è stata perquisita stamani. Secondo l’accusa, in qualità di sindaco di Briatico, si sarebbe attivato per favorire la cosca Accorinti. In particolare, per la Procura, l’ex primo cittadino avrebbe posto in essere «condotte riservate e fraudolente tese a salvaguardare l’attività del villaggio Green Garden costituente una delle principali fonti di guadagno della cosca».

Niglia era stato eletto presidente della Provincia di Vibo il 28 settembre 2014 con l’appoggio dei renziani del Pd, esponenti di Ncd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il 20 marzo scorso la Cassazione ha stabilito l’incandidabilità e quindi la decadenza. Contro questa decisione lo stesso Niglia ha annunciato di aver avviato un’azione di sospensiva e revoca dell’atto.

Crigna è considerato in stretto contatto con esponenti della famiglia Il Grande, referenti, in quel comune, della potente cosca Mancuso. Secondo la polizia le imprese edili e di movimento terra facenti capo al gruppo e dopo l’alluvione che ha colpito il piccolo centro del vibonese nel febbraio-marzo 2011 sono state affidatarie, in via quasi esclusiva, di una serie di lavori per il ripristino di strade e dell’alveo di torrenti, spesso indebitamente assegnati con una procedura di “somma urgenza” che permetteva alla discrezionalità di quel Comune la scelta della ditta.

Nel corso delle indagini è anche emerso che Crigna avrebbe falsamente attestato, in favore di un componente della famiglia Il Grande, il possesso dei requisiti necessari alla assegnazione di un alloggio da parte dell’Aterp di Vibo. Tale attività avrebbe permesso all’esponente politico di ottenere come contropartita l’impegno a reperire voti a favore dell’amministratore pubblico e di altri suoi alleati politici in occasione di consultazioni elettorali.

I NOMI DEI FERMATI. Questi i nomi delle persone fermate:

Cosmo Michele Mancuso, 67 anni di Limbadi;
Salvatore Muzopappa, 45 anni di Nicotera;
Davide Surace,31 anni di Spilinga;
Federico Surace, 25 anni di Spilinga;
Giovanni Rizzo, 34 anni di Nicotera;
Antonino Accorinti, 60 anni di Briatico;
Antonio Accorinti, 36 anni, figlio di Antonino, di Briatico;
Francesco Giuseppe detto Pino Bonavita, 70 anni, di Briatico;
Leonardo Francesco Melluso, 51 anni di Briatico;
Emanuele Melluso, 31 anni di Briatico;
Simone Melluso, 31 anni di Briatico, questi ultimi due figli di Leonardo;
Nazzareno Colace, 52 anni di Porto Salvo;
Giuseppe Evalto, 53 anni di Spilinga;
Giuseppe Granato, 51 anni di Briatico;
Adriano Greco, 34 anni di Briatico;
Ferdinando Il Grande, 34 anni di Parghelia;
Carmine Il Grande, 57 anni di Parghelia;
Gerardo La Rosa, 42 anni di Tropea;
Giancarlo Loiacono, 43 anni di Zambrone;
Francesco Marchese, 30 anni, di Briatico;
Pasquale Prossomariti, 31 anni, di Santa Domenica di Ricadi;
Salvatore Prostamo, 40 anni, di Briatico;
Carlo Russo, 38 anni di Zambrone.

I NOMI DEGLI INDAGATI. Questi gli indagati nell’inchiesta:

Accorinti Greta, 29 anni nata a Briatico;
Bagnato Sergio, 33 anni nato a Roma;
Barbuto Claudia, 44 anni nata a Vibo Valentia
Bonavita Giuseppe Armando, 47 anni nato a Tropea;
Caruso Roberto, 61 anni nato a Cosenza;
Clerici Ernesto, 75 anni nato a Lomazzo (Como);
Crigna Francesco, 46 anni nato a Parghelia;
Dan Georgian, 30 anni nato a Slobozia (Romania);
Gallucci Aldo Girolamo, 61 anni nato a Vibo Valentia;
Giannini Giancarlo, 45 anni nato a Vibo Valentia;
Granato Andrea, 24 anni nato a Vibo Valentia;
Granato Emanuele, 28 anni nato a Vibo Valentia;
Grillo Domenico Antonio, 64 anni nato a Vibo Valentia;
Grillo Marilena, 36 anni nata a Vibo Valentia;
Il Grande Egidio, 52 anni nato a Tropea;
Mancuso Pantaleone, 55 anni nato a Limbadi (“Scarpuni”);
Marino Holmo Cristiano Giorgio, 63 anni nato a Pizzo;
Marzano Domenico Guglielmo, 50 anni nato a L’Aquila;
Melluso Gennaro, 46 anni nato in Germania;
Muggeri Salvatore, 39 anni nato a Briatico;
Niglia Andrea (presidente della Provincia di Vibo), 45 anni nato a Tropea;
Niglia Filippo, 56 anni nato a Briatico;
Perugini Vincenzo, 25 anni nato a Cosenza;
Prestia Francesco, 63 anni nato a Briatico;
Puglia Pasquale, 42 anni nato a Polla (Salerno);
Quaranta Pasquale, 53 anni nato a Ricadi;
Russo Leonardo, 46 anni nato a Vibo Valentia
Sergi Saverio, 58 anni nato a Briatico;
Staropoli Domenica, 55 anni nata a Briatico;
Zungri Francesco, 56 anni nato a Vibo Valentia.

ARTURO BOVA

Nell’esprimere soddisfazione e apprezzamento per l’operazione condotta dalla Dda di Catanzaro e per il duro colpo inferto alle cosche vibonesi, non posso sottacere lo sgomento per le inquietanti circostanze emerse dall’ordinanza custodiale relativa alle gravi minacce mosse allo stimatissimo giornalista Pietro Comito. Ho avuto modo di conoscerlo durante la mia attività di Consigliere e Presidente della Commissione Regionale Contro la ‘Ndrangheta e di apprezzarne le alte doti professionali e umane e il senso di eticità che ha sempre caratterizzato il suo agire di uomo e cronista brillante e puntuale. Pietro Comito è uno dei giornalisti calabresi in prima linea nell’affermare il primato della libertà di stampa e di opinione in una terra martoriata non solo dalla malapianta della criminalità organizzata, ma ancor di più dalla collusione di un sistema politico, economico e sociale, deviato. Un apparato sempre più arrogante e incline al malaffare. Mi inorgoglisce, tuttavia, sapere e aver constatato di persona che la Calabria annovera tanti giornalisti, uomini e donne, giovani e anziani, sempre più desiderosi di dire basta alle imposizioni mafiose così come al malaffare, alla collusione e alla corruzione. Persone che vogliono affermare il principio della legalità in una terra che sembra non riuscire a trovare pace. Ecco perché sono sicuro che Pietro Comito andrà avanti, non si farà intimorire e il suo esempio brillerà ancora di più, perché sa di non essere solo. Ha infatti vicino, prime fra tutti, magistratura e forze dell’ordine che hanno di nuovo scoperchiato il Vaso di Pandora degli intrecci perversi fra la politica, la mafia e la cosiddetta zona grigia purtroppo sempre vicina al potere criminale in nome dei loschi affari. Attività illecite che un cronista non schierato, e quindi non di parte, come Comito vuole contribuire a smascherare. Un obiettivo che hanno i giornalisti non intenzionati a fare carriera all’ombra dei potenti, ma esclusivamente interessati alla divulgazione delle notizie. Informare i cittadini dovrebbe infatti essere l’unica priorità di qualunque cronista, una mission che però in una terra come la Calabria può costare cara. Soprattutto se, come premesso, la si assove senza padrini o padroni. Senza insomma guardare in faccia a chicchessia. Nemmeno a certi mammasantissima che, anche in virtù di insospettabili connivenze con la classe dirigente, si sentono intoccabili. Una sensazione che li porta ad avere un’arroganza tale da minacciare o sfidare chiunque tenti di combatterli, anche semplicemente diffondendo la verità attraverso un servizio giornalistico. Questo perché i boss vogliono portare avanti i loro sporchi traffici, magari persino alla luce del sole, senza tuttavia avere puntata addosso la luce dei riflettori. Ma ci sono giornalisti con la schiena dritta come Comito, i quali non si lasciano intimidire né tantomeno “lusingare” e continuano a svolgere un onesto lavoro costi quel che costi. Ecco perché mi schiero al suo fianco nella coraggiosa attività contro il malaffare. E non lo faccio solo in virtù dell’incarico che ricopro, ma anche e soprattutto perché credo nella libertà dell’informazione. Un diritto fondamentale e assoluto, che va tutelato con ogni mezzo>.