Scarse risorse al sistema sanitario, Bova non ci sta Il consigliere regionale annuncia l'intenzione di presentare una mozione
Il consigliere regionale Arturo Bova (Democratici Progressisti) sta predisponendo una mozione “che impegni la Giunta a fare tutto ciò che è nei suoi poteri per invertire le devianze e iniquità del sistema sanitario nazionale”. Un sistema che, sottolinea, “così com’è penalizza fortemente le regioni del Mezzogiorno”. Spiega: “Ho incontrato, insieme a Tonino Tarantino del direttivo PD di Catanzaro Lido, i dottori Giacinto Nanci e Vincenzo Capilupi dell’associazione medica MEDIASS di Catanzaro, al fine di dare voce istituzionale alla battaglia di diritto e di giustizia sanitaria che i suddetti medici portano avanti da diversi anni. È stato un incontro estremamente proficuo, perché ho avuto modo di constatare che i criteri utilizzati nella ripartizione della spesa sanitaria nazionale sono estremamente iniqui e fortemente pregiudizievoli per le Regioni del Sud Italia, fino a rendere addirittura incostituzionale l’intero sistema di ripartizione, perché fortemente lesivo di diritti fondamentali e costituzionalmente tutelati quali il diritto alla salute ed il principio di uguaglianza tra i cittadini”. Ha aggiunto Bova: “Ancora una volta si ripropone la sperequazione di trattamento tra cittadini del Sud e cittadini del Nord. Ed invero, basterebbe soltanto aver riguardo ad alcuni dati statistici inconfutabili, adottati tanto dal Ministero della Salute, quanto dall’ ISTAT:
1)- numero di malati cronici: in Calabria ci sono centomila malati cronici delle malattie più diffuse in più rispetto la media italiana, eppure la Calabria riceve risorse sanitarie nazionali per un importo di € 2.200 per ogni malato contro € 3169 pro capite della Valle d’Aosta e importi simili di altre Regioni del Nord Italia, sebbene abbiano un numero di malati cronici estremamente inferiore. Dunque, in Calabria ci sono più malati cronici ma vengono destinate meno risorse rispetto a Regioni che hanno meno malati cronici; 2)- in Calabria esiste una incidenza di comorbilita’ ( ioè la contemporanea presenza di più patologie a carico della stesa persona, ad es. diabete, ipertensione, bronchite cronica ) nettamente superiore rispetto da altre Regioni del Nord, senza che ciò incida nella ripartizione delle risorse nazionali. Eppure, i costi per curare una persona con comorbilita’ sono nettamente superiori ai costi che si affrontano per curare quelle stesse malattie ove però si presentassero in diverse persone. Ciò significa che costa di più curare una persona affetta contemporaneamente da diabete e da ipertensione che curare due persone affette l’una da diabete e l’altra da ipertensione; 3)- In Calabria, pur avendo più malati cronici, si effettuano un numero nettamente inferiore ( la metà circa ) di esami del sangue, esami strumentali, e visite specialistiche rispetto ad altre Regioni del Nord Italia. Ma non perché i calabresi non vogliono curarsi. Tutto ciò perché in Calabria è più alta la percentuale di compartecipazione del cittadino nella spesa per effettuare quegli esami. Tradotto in termini semplici, per fare quegli esami un calabrese deve mettere di tasca propria una somma molto superiore rispetto ai soldi che paga un veneto o un valdostano per fare gli stessi esami. 4)- Incredibilmente i soldi pagati dai calabresi per sostenere gli esami specialistici e di cui al punto precedente, concorrono alla sostenibilità del sistema sanitario nazionale e non già soltanto a quello regionale. Dunque, i calabresi che abitiamo la regione più povera d’Italia, non solo abbiamo meno trasferimenti, ma siamo anche costretti a pagare di più per poterci curare e quei soldi in più che noi paghiamo vanno a sostenere la spesa sanitaria di Regioni più ricche e che ricevono più soldi. Sembra il ritornello del cetriolo e dell’ortolano;
5)- Il malato calabrese, per le ragioni sopra esposte, è costretto a non curarsi per mancanza di soldi, pertanto peggiora ed infine è costretto a rivolgersi alle cure dei centri di eccellenza del Nord ( la famosa migrazione sanitaria con costi di 300 milioni di euro annui ), i cui costi aggravano ancora di più il deficit sanitario regionale calabrese con conseguente aggravio per i cittadini costretti a sopportare le conseguenze dei piani di rientro;
6)- Siamo la terra della dieta mediterranea per eccellenza, fondamentale per la prevenzione e la cura delle malattie. Eppure non si fa nulla per educare i cittadini ad una buona e sana alimentazione. A tal proposito mi risultava e ho avuto modo di constatarlo personalmente che il dott. Vincenzo Capilupi e’ uno dei più stimati nutrizionisti italiani, autore anche di importantissime pubblicazioni scientifiche sulla dieta mediterranea. Mi domando – prosegue Arturo Bova – se in passato chi ne aveva il dovere lo ha mai consultato o, quantomeno, si è adoperato a diffondere l’importanza della dieta mediterranea. Pleonastico sarebbe sottolineare l’importanza di tutto ciò anche in termini di crescita dell’agricoltura e del livello occupazionale della nostra Regione.
Per il momento mi fermo qui, annunciando la presentazione di una mozione in Consiglio regionale che impegni la Giunta a fare tutto ciò che è nei suoi poteri per invertire le devianze e iniquità del sistema sanitario nazionale.
Cercherò, altresì, di trovare appoggio in questa battaglia di diritto e di civiltà, oltre che di equità sociale, in tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Al presidente Mario Oliverio dico soltanto che questo è forse il punto principale da discutere nella tanto attesa conferenza dei Presidenti delle Regioni del Sud Italia. Al commissario Scura e al Consiglio regionale dico, altresì, che ove non si dovessero adottare i giusti correttivi, non esiterò un solo istante a chiedere chi si impugni davanti la Corte Costituzionale qualsiasi legge che dovesse essere adottata in materia di riordino del sistema sanitario e che non elimini le iniquità e ingiustizie sopra cennate”.