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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 22 SETTEMBRE 2024

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Consiglio Ministri scioglie per mafia 5 Comuni calabresi Per Lamezia Terme è il terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose nella sua storia. Il commento della politica

Consiglio Ministri scioglie per mafia 5 Comuni calabresi Per Lamezia Terme è il terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose nella sua storia. Il commento della politica
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Il Comune di Lamezia Terme é stato sciolto dal Consiglio dei ministri per infiltrazioni mafiose. Analoghi provvedimenti, con la stessa motivazione, sono stati adottati dall’esecutivo per altri quattro Comuni calabresi: Cassano allo Jonio, Isola Capo Rizzuto, Marina di Gioiosa Jonica e Petronà. Lamezia Terme, con i suoi oltre 70 mila abitanti, è la terza città della Calabria per popolazione dopo Reggio Calabria e Catanzaro. Per il Comune di Lamezia quello di oggi è il terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose nella sua storia. Gli altri erano avvenuti nel 1991 e nel 2003.

ARTURO BOVA (PRESIDENTE COMMISSIONE CONTRO LA ‘NDRANGHETA)

“Lo scioglimento di cinque Comuni calabresi determinato dalle relazioni delle Commissioni d’accesso ministeriali – afferma il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria, Arturo Bova – spalanca le porte ad una non più rinviabile riflessione politica. Riflessione che è obbligatoria e, ripeto, non più rinviabile in Consiglio regionale, dove la questione legalità non è stata ancora discussa. Non che siano mancante le occasioni e gli spunti, sia chiaro: negli ultimi anni in Calabria è successo praticamente di tutto. Da guida politica della regione, il Consiglio regionale ha il dovere, non solo morale, di interrogarsi e di discutere degli attentati agli amministratori locali, delle operazioni antimafia condotte in tutte le province calabresi che sovente hanno coinvolto qualche rappresentante politico, delle intimidazioni ai giornalisti e, soprattutto, degli scioglimenti dei Consigli comunali giudicati a rischio infiltrazioni criminali. A quella che ritengo una positiva azione di governo, tanto da parte del Consiglio quanto da parte della Giunta regionale – prosegue Bova – ritengo necessario associare una ferma discussione sui temi citati e il determinarsi di conseguenza perché ai cittadini arrivi un segnale forte: non ci può essere alcuna tolleranza per l’illegalità e la criminalità organizzata. Di quanto evidenziato dalle Commissioni d’accesso che in questi anni si sono insediate nei Comuni poi sciolti, solo poche informazioni saranno rese note. Ma l’esperienza e la conoscenza degli uomini, in taluni casi, induce a pensare – sostiene ancora il Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta – che alcuni provvedimenti che colpiscono la gestione politica di un ente pubblico non si abbattano su chi ha veramente una collusione con ambienti malavitosi. Che un Comune venga sciolto più volte negli anni, nonostante alla sua guida siano sempre cambiati i volti, di per sé, non restituisce la certezza che sia stato eliminato il rischio di infiltrazioni criminali: la storia ci ha insegnato che può cambiare tutto per non far cambiare nulla. Ma c’è anche la possibilità – aggiunge Arturo Bova – che non sia la politica il vero problema. C’è la possibilità che le infiltrazioni si annidino a livelli meno evidenti, magari tra chi ha il potere di determinare se una pratica sarà in cima o in fondo ad una pila di documenti, tra chi può decidere se un documento esiste o non esiste. Tra chi può scegliere quali siano i requisiti necessari ad un’impresa perché possa partecipare ad una gara d’appalto. Quanto alla politica – continua Bova – sarei un ipocrita a non riconoscere che a volte, è proprio attraverso essa che la criminalità si accredita nelle ‘stanze dei bottoni’ e determina le scelte. Ma proprio perché questo aspetto esiste, abbiamo l’obbligo di affrontarlo e mettere in piedi strumenti normativi che limitino al massimo la discrezionalità nella decisione, che vincolino politici e burocrati a seguire iter precisi e univoci, che gli spazi di manovra tra le pieghe delle direttive siano pressoché inesistenti. Tutto questo si può fare solo se si discute e si affronta, a viso aperto, la questione legalità. Lo dobbiamo ai calabresi, alle nostre famiglie, a noi stessi. È per questo che, di concerto con i componenti del gruppo dei Democratici Progressisti – conclude Arturo Bova – abbiamo deciso di depositare una richiesta di convocazione di una seduta di Consiglio regionale in cui discutere di questi argomenti”.

PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE

“Lo scioglimento dei consigli comunali di Lamezia Terme, Cassano allo Ionio, Isola Capo Rizzuto, Marina di Gioiosa Ionica e Petronà conferma che la politica calabrese non sa né vuole esercitare un controllo vero nella scelta dei candidati e sull’operato degli uffici, preferendo vincere a ogni costo e così alimentando la sfiducia nelle istituzioni elettive». Lo affermano, in una nota, i parlamentari del Movimento 5stelle Dalila Nesci, Paolo Parentela, Nicola Morra, Federica Dieni e Laura Ferrara (Ue). «In Calabria – continuano i 5stelle – c’è una pesante emergenza democratica e cresce il condizionamento, non solo mafioso, dell’amministrazione pubblica, che invece non può rinunciare alla necessaria imparzialità. A riguardo vi sono responsabilità politiche innegabili, a partire dall’atteggiamento tenuto dai partiti di governo sulla pubblicazione degli elenchi dei massoni in rapporti certi o presunti con l’organizzazione criminale». «Ricordiamo – sottolineano i 5stelle – che per Lamezia Terme e Cassano allo Ionio avevamo chiesto al ministro dell’Interno la commissione di accesso agli atti, poi insediata. Allora subimmo attacchi politici, oggi i fatti ci danno ragione». «Se la politica – concludono i parlamentari 5stelle – non vorrà assumersi la responsabilità di controllare le liste elettorali e la gestione degli uffici, proseguiranno gli scioglimenti per mafia dei consigli comunali”.

ENZA BRUNO BOSSIO (PD)

“Appena sono entrata nella Commissione parlamentare antimafia mi sono posta il problema della procedura sugli scioglimenti dei Comuni che e’ collegato al Tuel (testo unico enti locali, ndr). Volevo capire come avvenisse. La prima questione da chiarire e’ che lo scioglimento di un Comune per mafia non e’ un atto penale, ma amministrativo. Viene sciolto alla luce di atti amministrativi scorretti. Tant’e’ che quando si fa ricorso a questo atto ci si rivolge al Tar. Ci sono stati alcuni casi di ricorsi al Tar andati a buon fine, penso a quello di Amantea (CS), sul quale il ministero dell’Interno ha dovuto pagare non pochi soldi per questo episodio. Per cui fare il collegamento: comune sciolto per mafia e quindi tutti gli amministratori sono mafiosi, tutti i cittadini sono mafiosi, non va bene”.

Cosi’ all’agenzia Dire la parlamentare calabrese, Enza Bruno BOSSIO (Pd) componente della Commissione parlamentare antimafia, commentando la notizia dello scioglimento per mafia di cinque Comuni calabresi: Lamezia (CZ), Cassano allo Ionio (CS), Marina di Gioiosa Jonica (RC), Isola Capo Rizzuto (KR) e Petrona’ (CZ). “Ci sono degli atti amministrativi – ha aggiunto Bruno BOSSIO – che, prima la Commissione d’accesso, il Comitato per la sicurezza, il prefetto e poi il ministro decidono di portare a compimento per questa decisione. In questo senso mi e’ sembrata un po’ irrituale la dichiarazione della presidente della Commissione antimafia Bindi perche’ la documentazione sulla proposta di scioglimento non puó arrivare in Commissione, prima che il Consiglio dei ministri prenda la decisione sullo scioglimento. E quindi nessuno di noi ha la possibilita’ di accedere a nessun documento ufficiale”. “Ora dobbiamo capire bene e leggere le carte, cosa che faro’ per ciascun Comune interessato. L’unica cosa che voglio dire con certezza – ha concluso Enza Bruno BOSSIO – ancor prima di aver letto le carte, poiche’ conosco Papasso personalmente, che il sindaco di Cassano allo Ionio e’ una persona perbene”.