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Scionti, Siclari e la “gallina isterica”

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La giornata era fredda, una giornata da mezze calze, un sole che ingannava, diceva e non diceva. Ma quando entravi in quel luogo, un brivido glaciale attraversava con andamento “congestionante” sia gli animi che lo stomaco. Soprattutto lo stomaco. Specie se sei abituato a fare una “colazione abbondante”. Quell’aula non era un civico consesso, a primo impatto i protagonisti presenti sembravano si trovassero in un trigesimo funebre. Escluso il sindaco Gastone Paperone Scionti, rigorosamente in impermeabile (idrofobo) grigio, cravatta anch’essa grigia (pensa che fantasia), e con la simpatia di un bradipo in calore. Erano, insieme alla cravatta anni ’50 di Pino “Obama” Falleti, di quelle simili che indossava Mario Riva ai tempi del Musichiere, le uniche note di colore. Il resto della giunta rigorosamente e freddolosamente in abito scuro.

Gli unici i quali sembrava che non avessero paura del freddo erano, il presidente del consiglio ed il segretario comunale, il primo con un ghigno orientale alla “Gengis” Siclari ed il secondo che, da alcuni anni si vede lì fermo, immobile come una statua di marmo, accompagnato sempre dal suo immancabile “sorriso smagliante (?)”. Non ride mai! Ogni rumore che si faceva era freddo.

Osservando la squadra di “profughi” appena salvati in mare tra consiglieri e giunta, si notava da lontano una specie di testolina nera che entrava ed usciva da un guscio (nero), simile alla tartaruga “Scorza” di Alla ricerca di Nemo. La curiosità nel capire è forte, e si scopre che si tratta del vicesindac(o/)hessa Patrizio. Ecco, la prima nota positiva, nonostante il freddo, a Taurianova c’è un vicesindaco ed è come la nebbia di Totò, “c’è ma non si vede”, e gioca a nascondino come una birbante.

Ci sono poi l’assessore “Porthos” Mamone che sembra aver fatto colazione con frisuraglie di maiale e non si esclude che nella sua camicia ci fossero dei residui così come aloni nella cravatta, acquistata sicuramente nello stesso negozio dove si serve “Obama” Falleti. “Aramis” Loprete che probabilmente si trova lì per caso, come se non avendo nulla da fare, dice tra sé e sé, “quasi quasi faccio una capatina in consiglio comunale”. Ed infine, silenziosa avvolta da una “sciammisa” di lana, “Honey Lemon” Ferraro.

I sei “Giannizzeri” della maggioranza erano seduti e “coperti”, così come i “Lanzichenecchi” dell’opposizione. L’unico che si differenzia, nella sua solitudine “costruttiva” è “Clyde” Sposato il quale ultimamente a forza di immedesimarsi in una stampella, si regge e soprattutto regge eccome se regge! Regge talmente bene che causa pure forti mal di pancia e bruciori vari per la troppa “reggenza costruttiva”, si sa le costruzioni comportano sacrifici.

Il pochissimo pubblico presente aspettava che il matador Biasi infilzasse il toro Siclari, ma s’è dovuto fare una ragione perché alla fine il risultato è stato come uno di quei casi in cui ad avere la peggio è proprio il torero. Tra gli spalti ad assistere oltre ai pochi rimasugli sostenitori, vista l’ora ed anche il periodo festivo, c’erano anche ingegneri del Nord che stupiti di quanto accadeva, affermavano con aria ironica, “U cavaleri non cangia mai e no futti nudu”. Altri hanno dovuto lasciare l’aula durante l’intervento della “ex maggioranza, ma cambiata di banco però non è opposizione” “Tina Anselmi” Morabito, per avvertiti e seri stati di ansia in quanto la voce tremula e la tonalità sembravano il preludio di un racconto di Edgar Allan Poe. Sarà forse che tali contrasti fonici siano dovuti perché parla contemporaneamente con due voci in una, la sua e quella del collega Lazzaro? Quest’ultimo non si alza e cammina, ma si alza e firma!

Iniziano i fuochi d’artificio, e come cantava Natalino Otto, “Affrontarono l’incendio con le pompe verso sera, però l’acqua, ahimè, non c’era per potere funzionar. Pompa qua, pompa là , pompa su e pompa giù”. In parole povere potevano anche andare a farsi una passeggiata, non erano indispensabili, oramai il tutto si riduce tra una guerra fratricida tra Biasi e Siclari, in un continuo battibeccare dove sembra che la città di Taurianova, sia un diversivo per pochi intimi.

Nove ore di consiglio in cui otto ore per una storia d’amore mai dimenticata e la restante ora dedicata alla città ma solo per prese d’atto. Le storie d’amore sono state sempre tragiche sia nella storia, nella letteratura che nell’arte. Ma lo sappiamo benissimo che Roy e Fausto, prima una coppia di fatto ed ora separati da un destino amoroso crudele, non saranno mai Tristano e Isotta né Romeo e Giulietta, perché tra di loro uno per forza dovrà restare vivo. Ma una ragione occorre pur farsela.

Certo, ognuno nell’opposizione è libero di “scartavetrarsi” l’anima come meglio crede, ognuno è libero di far valere i propri diritti di consigliere comunale nell’ambito del rispetto delle norme. Anzi, qualcuno nei banchi dell’opposizione aveva un viso ceruleo e la cosa iniziava anche a preoccupare seriamente. Ma, e dico ma, è pur vero che per poter rimuovere un presidente del consiglio, così come ad Ustica anche a Taurianova, ci vogliono i due terzi del civico consesso, ma è anche vero, e si chiede, è ammissibile che due terzi di un consiglio comunale debbano essere impiegati, anzi sprecati per dei livori personali? Anche i grandi amori finiscono, la campagna elettorale è finita (da oltre un anno), Babbo Natale pure, ora cerchiamo di approfittare delle lenticchie per questo fine anno pensando alla città.

Avete finanche costretto Gastone Paperone Scionti a non indossare più il suo fedele maglione a rombi, beh un risultato positivo si è ottenuto! Anzi, qualcuno tra il pubblico presente lo ha pur emulato indossandone uno simile (sic!).

Un ex sindaco di lungo corso dovrebbe essere più responsabile perché ha già amministrato (nel bene e nel male, condivisibile o meno) una città. E penso che fare ostruzionismo gratuito non fa bene a nessuno men che meno alla città stessa né ai cittadini. Dimostri la sua esperienza maturata sul campo, visto che ha elencato i suoi successi elettorali, amando la propria città a non far perdere più tempo. Che senso ha riportare cose passate a galla, non farebbero bene a nessuno, né a Biasi stesso. Il quale a sua detta dice di aver portato ai suoi tempi Taurianova come un fiore all’occhiello della Piana (senza gelati alle due di notte d’estate, magari con Scionti si cerchi di migliorare). Un consiglio comunale durato circa nove ore per degli argomenti che potrebbero essere risolti esternamente, magari dentro ad un bar o seduti davanti ad un buon bicchiere di vino, non è concepibile.

Per ora i Giannizzeri del sindaco hanno funzionato e domani? Biasi non c’è ombra di dubbio vuole solo provocare e creare tensione all’interno della maggioranza. Biasi sa e lo sa bene che il 90% dei consiglieri di maggioranza (tranne “Obama” Falleti e qualcun altro per opportunità), non ha simpatie per Siclari e lo vorrebbero al tappeto, fuori dai giochi (accertato, verificato e certificato). Lo sa anche Siclari, che lui è antipatico anche a egli stesso già dalle prime mattine quando si alza e si guarda allo specchio. Ma anche questo è troppo tardi. Perché l’avete voluto nelle liste della coalizione? Facevate prima a dire di no senza troppi indugi. Sapevate che mettendolo in lista si sarebbe corso il rischio di trovarselo tra i piedi. È inutile menzionare e ricercare “galline isteriche” perché più che galline si tratta di aspidi velenosi.  Oramai il dado è tratto, il rospo è stato ingoiato nell’eleggerlo presidente del consiglio, c’è chi ha digerito la cosa e chi no, togliamo le ipocrisie di mezzo e diciamo la verità. Ma tra un’elucubrazione e l’altra, pensiamo più a Taurianova che a “Gengis” Siclari. Non è con l’odio ed i livori che si costruisce né con le invidie né con i pennacchi mancati, perché oltre all’irresponsabilità un pochino più in là, c’è il ridicolo.