Sciopero fame e sete per Ruffa (Partito Radicale Nonviolento) Per chiedere alla politica calabrese di discutere la proposta di legge per l'istituzione del Garante regionale delle persone private della libertà
<<Continuo con 4 giorni di digiuno alla settimana di cui uno anche di sciopero della
sete per chiedere alla politica calabrese di discutere la proposta di legge per l’istituzione
del Garante regionale delle persone private della libertà>>.
Così l’ingegner Rocco Ruffa, militante del Partito Radicale Nonviolento, in un comunicato
con cui sottolinea che quella per cui digiuna affinché venga almeno discussa dal
Consiglio Regionale è una legge che -già due anni fa- quando fu presentata dell’allora
consigliere regionale Nicola Irto, era definita urgente.
<<Per l’approvazione o quantomeno per la sua discussione,>> – aggiunge Ruffa: <<continuerò
a digiunare, alimentando con la mia fame e la mia sete, che è fame e sete di giustizia
e di rispetto dei diritti umani, il dialogo con il presidente Nicola Irto>>.
Nel comunicato Ruffa specifica che <<dal 10 Febbraio ho intrapreso uno sciopero della
fame che, anche se non continuativamente, mi vede oggi, mentre scrivo, al 20° giorno
di sciopero della fame e al 3° giorno di sciopero della sete>>.
Nel comunicato – in particolare- si legge che, <<è per questa ragione che non molliamo
affinché la proposta di legge numero 34/10^ del 2015 per istituire la figura del
“Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà
personale venga quantomeno discussa. La Calabria>> – aggiunge Ruffa- <<è una delle
poche regioni che non ha ancora provveduto all’istituzione di questo organo di garanzia,
indipendente e che, dal 2015 ad oggi, l’urgenza, quella urgenza alla quale facevano
riferimento gli stessi proponenti, non è affatto cessata ma, anzi, si è aggravata:
carenza di educatori, carenza di lavoro e di attività trattamentali, croniche carenze
di agenti, e il sovraffollamento continuano ad esserci e ad aggravarsi >>.
Ricordiamo che, lo scorso 11 marzo, Rocco Ruffa, già membro del comitato nazionale
di Radicali italiani e, oggi, semplice militante del Partito Radicale Nonviolento,
aveva scritto una lettera aperta al presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto
appellandosi proprio a Irto in qualità di primo firmatario della proposta di legge
sul garante regionale. Di seguito riportiamo la lettera di Ruffa a Irto.
***
Gentile direttore,
mi rivolgo a Lei nutrendo la speranza che, attraverso il suo giornale, possa parlare
e rivolgermi alle istituzioni regionali calabresi.
In particolare la mia lettera è rivolta al presidente del consiglio regionale Nicola
Irto in qualità di primo firmatario e presentatore del progetto di legge per l’Istituzione
del “Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative
della libertà personale” e per la quale sono in sciopero della fame ormai da giorni.
Una fame che è fame di giustizia giusta e di Stato di Diritto. Uno sciopero della
fame, il mio, iniziato per sostenere il digiuno di oltre un mese di Rita Bernardini
rivolto ad ottenere una Legge per la “Riforma dell’Ordinamento Penitenziario”
frutto degli Stati Generali sull’Esecuzione Penale che lo stesso ministro della
giustizia aveva voluto e far approvare, ai sensi dell’art. 79 della Costituzione,
un provvedimento legislativo di amnistia e indulto che rappresenti quella “amnistia
per la Repubblica”, “amnistia legalitaria”, che invocava Marco Pannella contro l’amnistia
strisciante costituita dalle centinaia di migliaia di prescrizioni.
Oggi, personalmente, dopo che l’onorevole Rita Bernardini ha sospeso il suo, continuo
a digiunare quattro giorni alla settimana per cercare di dialogare con Lei – Presidente-
e con il Consiglio Regionale tutto affinché almeno si discuta la legge sul garante
regionale dei detenuti.
La mia non vuole essere una provocazione, né un rimprovero, ma – come consuetudine
radicale – è una richiesta di dialogo proprio su quella proposta di legge da Lei
presentata, quasi due anni fa, il 13 maggio del 2015 quando ancora non era diventato
presidente del consiglio regionale.
Sono quasi due anni!, si rende conto?
Potrei dirLe che è facile -nella sua posizione- presentare una proposta di legge
per fare una velina rimproverandoLe che è più difficile fare in modo che questa
venga poi approvata o, quantomeno, discussa nelle competenti commissioni e nell’assemblea
che Lei oggi presiede.
Mi consenta di dirLe però, caro Presidente, che quel progetto di legge consentirebbe
di tutelare diritti umani fondamentali e di prevenire forme subdole di “tortura democratica”
che pur nelle carceri calabresi esistono. Invece quella proposta giace ancora in
Prima Commissione, arenata per l’esame di “Merito” dal 30 Giugno2015. Dove l’esame
è stato rinviato perché mancava la scheda tecnico-finanziaria. È ridicolo, e ci
sarebbe da ridere se non fosse che parliamo di una legge praticamente a costo zero
se non quelli di funzionamento ma che consentirebbe di tutelare diritti inviolabili
anche per chi è stato privato della libertà. Mancano i soldi? Ma in quattro e quattr’otto,
Le ricordo, nelle aule del consiglio regionale si stava per approvare una legge per
far percepire la pensione ai consiglieri regionali e, solo all’ultimo momento, si
è fatto marcia indietro per ragioni di opportunità politica.
Che dire? Niente. Le chiedo, anzi, La prego di soddisfare la fame di Giustizia delle
“persone private della libertà personale” e la mia, e almeno discutere la proposta
di legge che Lei ha presentato. Grazie.
Ing. Rocco Ruffa, militante calabrese del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale
Transpartito