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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 25 DICEMBRE 2024

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Scoperto nel cervello “interruttore” della generosità Si accende quando si cerca un modo per aiutare il prossimo

Scoperto nel cervello “interruttore” della generosità Si accende quando si cerca un modo per aiutare il prossimo
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Identificata la regione del cervello che controlla la generosità. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas). Secondo gli studiosi dell’Università di Oxford e dall’University College di Londra (Ucl) tale regione del cervello è più attiva nelle persone empatiche e altruiste. La coordinatrice dello studio, Patricia Lockwood ha spiegato che “I comportamenti pro-sociali finalizzati ad aiutare il prossimo sono fondamentali per le interazioni umane, per creare legami sociali e coesione, ma finora sapevamo poco su come e perché nascessero”.
“Sebbene le persone abbiano una forte inclinazione ad avere comportamenti pro-sociali, ci sono notevoli differenze da individuo a individuo. L’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni degli altri per capire il loro punto di vista, è stato indicato più volte come il motore dei comportamenti pro-sociali, ma noi volevamo capire come e perché le due cose fossero collegate”. “Una specifica parte del cervello, chiamata corteccia cingolata subgenuale anteriore, aggiunge la ricercatrice, è risultata essere l’unica regione attivata quando si impara ad aiutare gli altri”.

“In ogni modo – precisa – questa regione cerebrale non è ugualmente attiva in tutte le persone. I soggetti che si definiscono più empatici sono quelli che apprendono più velocemente il modo per aiutare gli altri: inoltre mostrano una più intensa attività dei neuroni della corteccia cingolata subgenuale anteriore mentre fanno del bene al prossimo”. La scoperta è importante, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, per comprendere alcune malattie psichiatriche caratterizzate da un comportamento fortemente antisociale. Per fare luce sulla questione, i ricercatori hanno usato la risonanza magnetica per monitorare l’attività del cervello di un gruppo di volontari a cui era stato chiesto di eseguire un test che consisteva nell’individuare dei simboli che potessero comportare una gratificazione, per sé o per gli altri.