“Scura e Urbani hanno affondato sanità calabrese” Lo dichiara la deputata M5s Dalila Nesci
«Scura e Urbani costano più della nuovissima Ferrari F12 Tour de France. I
contribuenti calabresi li pagano 353.299 euro all’anno, in cambio di danni
continui alla sanità, già compromessa dalla corruzione, dall’affarismo e
dagli interessi mafiosi». Lo dichiara la deputata M5s Dalila Nesci, che
sulla retribuzione dei commissari alla sanità regionale ha interrogato il
presidente del Consiglio e i ministri della Salute e dell’Economia,
chiedendo la revoca degli incarichi, il dimezzamento dei compensi e la
verifica sull’importo integrativo per Urbani, nonostante una scarsa
presenza in dipartimento. «Per le prestazioni di Scura e Urbani – spiega la
deputata 5 stelle – la Regione caccia 478 e 407 euro al giorno, domeniche
incluse. Vanno aggiunti i costi di oneri riflessi e, nel caso di Urbani, un
ulteriore bonus di 29.862 euro annui, che il Dca n. 21/2010 subordina a una
presenza continuativa presso il dipartimento regionale Tutela della Salute».
«Con tale extra – chiarisce la parlamentare – il netto di Urbani, che fino
a dicembre 2014 aveva totalizzato appena il 22% delle presenze in ufficio,
sale a 178.468 euro, mentre Scura incassa, pensione a parte, esattamente
174.831 euro». «Si tratta – commenta la parlamentare – di uno scandalo
senza ritegno, specie in questo momento di enormi sacrifici richiesti ai
più deboli. Mentre i dipendenti della Campanella sono a spasso e senza
stipendio e tfr da dieci mesi, Scura e Urbani hanno fatto bingo, anche se è
disastrosa la loro gestione del piano di rientro, con intoppi incredibili,
la rete ospedaliera da rifare, i budget privati da rivedere, i contenziosi
da sopportare, il dispetto ai presìdi di Trebisacce e Praia a Mare, il
blocco delle assunzioni, la carenza di primari, gli ostacoli al Marrelli
Hospital, i rinvii del protocollo con l’Università di Catanzaro e i ritardi
clamorosi sulla Cardiochirurgia di Reggio Calabria». «Ai guadagni dei
commissari – conclude Nesci – corrisponde un quadro disperato dei servizi
sanitari. La politica non può permettere queste gravi contraddizioni».