Nella scala dei tabù pare che la morte abbia preso il posto che una volta apparteneva al sesso. Di sicuro perché essa è il rischio assoluto per ognuno, l’evento temuto perché definitivo e senza risposte certe per chiarire se rappresenta la fine di tutto o l’inizio di qualcos’altro.
Parlare di morte, di malattia, di lutto è severamente vietato in una società come la nostra e lo è perché se per ognuno la felicità è una meta impossibile da raggiungere, almeno si cerca di limitare i danni, cercando di interessarsi di argomenti meno angoscianti di questi.
Per queste ragioni Voci dal fondo di Sebastiano Gatto, una raccolta di poesia edita da LietoColle e inserita nella prestigiosa Collana Gialla, è un’opera unica nel suo genere perché affronta temi come la malattia, la morte, il lutto con una lucidità sorprendente e cogliendone gli aspetti relativi alle reazioni inconsce simili in gran parte degli individui …
“Aria costante da letto disfatto,/ petto di pollo e purè riscaldato:/ in ospedale il meteo/sta fuori dalla porta./ Indosso il camice, calzo gli zoccoli,/ scorro in silenzio i parenti in corsia. /Stanziano in piedi,/con i giacconi in mano e la cautela/ nel toccare cose, sedie, lenzuola./ In pochi accettano i cioccolatini/ offerti dai malati:/appena appoggiati sul comodino/ si infettano./ A volte, durante il turno di notte,/ ne mangio tre, quattro./ Scatole intere.”
L’immagine che si coglie con chiarezza da questa poesia è sintomatico e ci illumina sulla capacità di Sebastiano Gatto di guardare i particolari nelle reazioni umane e riportarli in poesia.