Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Seminario “Il cammino verso la libertà” al “Piria” di Rosarno Riflessione sui ragazzi che provengono da contesti di criminalità organizzata

Seminario “Il cammino verso la libertà” al “Piria” di Rosarno Riflessione sui ragazzi che provengono da contesti di criminalità organizzata
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

E’ iniziato nel ricordo di Giovanni Falcone il Seminario dal titolo “Il cammino verso la libertà”, incentrato sulla necessità di riflettere sul nuovo istituto legislativo che consente al tribunale dei minori “per la prevenzione della marginalità̀ sociale e culturale” di allontanare dai propri genitori quei ragazzi “provenienti da contesti di criminalità̀ organizzata, permettendo loro di affrancarsi da un destino mafioso”.

Un argomento alquanto delicato su cui hanno voluto discutere il dott. Sebastiano Finocchiaro, giudice Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Arcangelo Badolati, giornalista e scrittore di “Storie di minori”, Don Silvio Mesiti, cappellano del carcere di Palmi e l’avv. Maria Zappia. L’incontro, moderato dall’avv. Leda Badolati, si è aperto con i saluti istituzionali del sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà e dell’avv. Domenica Pirilli, Presidente Osservatorio Nazionale sul diritto di famiglia, sez. di Palmi. Tutti i presenti all’unanimità hanno riconosciuto il forte impegno educativo della Dirigente dell’istituto Piria, Mariarosaria Russo, che ha reso la sua scuola un laboratorio di legalità e cittadinanza attiva, garanzia di un futuro migliore. La stessa Preside, dando il via al dibattito, ha infatti dichiarato: “In un territorio così difficile come Rosarno, i nostri studenti, liberi di scegliere, hanno deciso di ricostruire se stessi, divenendo protagonisti del cambiamento. La nostra è una scuola che restituisce ai giovani i loro sogni”.

Proprio collegandosi al concetto di libertà espresso dalla Russo, l’avv. Lea Badolati ha parlato del protocollo regionale col Tribunale dei minori. Un lavoro rivoluzionario che vuole offrire ai giovani “un’alternativa culturale, pedagogica e sociale per aiutare il loro cammino verso la libertà”. Fondamentale a questo punto l’intervento del Giudice Finocchiaro che ha voluto spiegare come l’allontanamento dei giovani da contesti familiari culturalmente pericolosi non va inteso come atto punitivo, bensì come azione educativa volta a far sperimentare loro principi di vita e valori diversi, prima che essi stessi diventino autori di un reato. Grazie al protocollo Liberi di scegliere si possono usare anche strumenti come le borse-studio e le borse-lavoro. Il Giudice ha poi risposto alle domande di approfondimento e alle riflessione degli studenti che, coordinati dalla prof.ssa Grace D’Agata, hanno rivelato un attento interesse alla questione.

Di grande impatto emotivo è stato invece l’intervento di Arcangelo Badolati che ha raccontato episodi reali di barbarie e violenze inaudite che hanno coinvolto bambini e giovani appartenenti a famiglie mafiose. Ha spiegato ancora l’anomalia delle famiglie claniche, tenute insieme da un distorto concetto dell’onore, ben diverse dalle vere famiglie che trovano nell’amore la loro ragion d’essere. Ha infine evidenziato il ruolo fondamentale delle madri che “con un solo sospiro” possono influenzare il destino dei propri figli, indirizzandoli al sentimento di vendetta o invece al desiderio di giustizia e libertà. Sull’argomento di dibattito è intervenuta ancora l’avv. Maria Zappia desiderosa di difendere ed evidenziare la qualità della preparazione scientifica dei psicologi che lavorano per il Tribunale dei minori. Essi accolgono e non reprimono. Tutelano il minore per condurlo a più giuste scelte di vita.

Più critico, invece, l’intervento di don Silvio Misiti che, pur condividendo le finalità del protocollo Liberi di scegliere, ritiene che la nostra società sia eccessivamente fondata sul legalismo piuttosto che sul messaggio di perdono di Cristo. Tutti, non solo il Tribunale, dobbiamo occuparci di queste problematiche e dare un contributo alla loro soluzione. Scuola, Chiesa e famiglie dobbiamo intervenire, collaborare, educare alla giustizia e pretendere che questa venga rispettata con la punizione degli autori di reato, ma dobbiamo anche capire che la vera certezza della pena deriva non dall’effettiva durata della carcerazione del colpevole, bensì dalla possibilità che l’esperienza carceraria porti ad una effettiva riabilitazione morale e sociale dello stesso.

Il dibattito si è infine concluso con la lettura di un progetto di legge che vuole istituire il reato di apologia della mafia, presentato per un concorso al Senato della Repubblica dagli studenti di III D, coordinati dalle prof.sse Eleonora Contartese, Ivana Malara e Katia Fassari. Un importante risultato per i giovani studenti rosarnesi, veramente desiderosi di diventare protagonisti di una società diversa, attiva e responsabile.