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Sentenza di condanna per i familiari del piccolo Cocò, brutalmente ucciso a Cassano Ionio

| Il 03, Mar 2014

Garante infanzia Marilina Intrieri: “Ambiente familiare intriso dell’appartenenza alla criminalità organizzata. Si auspica allontanamento altri figli da famiglia d’origine con mentalità criminale”

Sentenza di condanna per i familiari del piccolo Cocò, brutalmente ucciso a Cassano Ionio

Garante infanzia Marilina Intrieri: “Ambiente familiare intriso dell’appartenenza alla criminalità organizzata. Si auspica allontanamento altri figli da famiglia d’origine con mentalità criminale”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo: 

Le condanne pronunciate dalla Corte d’Appello di Catanzaro nei confronti
dei genitori ed i familiari del piccolo Cocò brutalmente ucciso in Cassano
Ionio confermano un ambiente familiare intriso dell’appartenenza alla
criminalità organizzata, con numerosi familiari conviventi, condannati per
reati di traffico e spaccio di stupefacenti, coinvolti nell’inchiesta
“Tsunami” condotta dalla Dda di Catanzaro.
Nei confronti dei fratellini ed i cuginetti di Cocò (attualmente in casa
famiglia con le madri condannate) tali ambienti familiari possono avere
una negativa influenza con gravi rischi di devianza e irregolarità nella
condotta che, col tempo, possono portare a manifestazioni di pericolosità
sociale per gli stili di vita contrassegnati da frequentazioni con pregiudicati
e non osservanza dell’obbligo scolastico.

Il genitore, sin dal momento della procreazione, assume il dovere di
trasmettere ai figli i valori volti alla sana crescita morale e psichica.

La giurisprudenza ha già evidenziato che un genitore che aderisce ai
canoni della criminalità viola i doveri genitoriali perché non trasmette
valori civici ed educa il minore alla illegalità.
In presenza di rischi di integrità psicofisica dei minori da tutelare, possono
essere adottati provvedimenti in via d’urgenza di decadenza o limitazione

figli dalla famiglia di origine allo scopo di garantire ai minori il diritto
della potestà genitoriale. Tali misure non sono sanzionatorie del
comportamento del genitore, ma mezzo di tutela del minore onde evitargli
un pregiudizio tale da ledere lo sviluppo della sua personalità (Trib. Min.
Bari, decreto del 17.01.2007; Trib. Min. Catania, decreto del 02.04.2007;
Trib. Min. Reggio Calabria, decreto del 07.09.2012);
Essendo le sorelle Iannicelli Antonia e Simona, dedite, con i mariti, ad
una abituale condotta criminosa (come confermato dalla Corte d’Appello
di Catanzaro), si rende opportuno valutare, nel superiore interesse
minorile, l’allontanamento dei minori dalla famiglia di origine per
garantirgli il diritto ad una sana crescita psicofisica ed una educazione ai
valori civici.
L’adozione dei provvedimenti di allontanamento va valutata nel
bilanciamento degli interessi minorili, tra diritto dei bambini a crescere
nella famiglia d’origine e rischio di pregiudizio subito e subendo, quindi
non deportazione ma diritto a poter acquisire quei valori che li
renderanno liberi dalla mentalità criminale.

Marilina Intrieri, garante dell’infanzia