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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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“Senza giochi di potere la sanità calabrese avrebbe risparmiato 40 milioni di euro” Lo dicono i deputati M5S Dalila Nesci e Paolo Parentela

“Senza giochi di potere la sanità calabrese avrebbe risparmiato 40 milioni di euro” Lo dicono i deputati M5S Dalila Nesci e Paolo Parentela
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«La sanità calabrese avrebbe risparmiato 40 milioni di euro, se non ci fossero stati i giochi di potere e i silenzi dei partiti». Lo dicono i deputati M5S Dalila Nesci e Paolo Parentela, a proposito della mancata firma del protocollo fra Università di Catanzaro e Regione Calabria, riguardante i rapporti reciproci per l’attività dell’azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini”.
Oggi i due parlamentari hanno presentato un’interrogazione rivolta ai ministri della Salute, dell’Economia e dell’Università, in relazione alla vicenda del finanziamento regionale per “Mater Domini” di Catanzaro, attualmente erogato con un protocollo scaduto dal 2008 e sulla base del solo dato storico, «fuori – secondo Nesci e Parentela – della normativa di specie, che lo prevede in ragione delle prestazioni sanitarie effettivamente erogate».
Precisano i deputati Cinque Stelle: «La Calabria deve rientrare da un debito sanitario di 40 milioni. Se l’Università avesse firmato il nuovo protocollo, pronto dal luglio 2012, i costi sopportati dalla Regione sarebbero stati inferiori di 20 milioni all’anno. Oggi, pertanto, la Calabria sarebbe rientrata dal debito sanitario, con la possibilità di aiutare realtà come la Fondazione Campanella, messe in ginocchio da una gestione politica perversa e ingannevole». «Il nostro candidato governatore Cono Cantelmi – continuano i parlamentari M5S – ha scritto una lettera agli altri candidati Mario Oliverio e Wanda Ferro, perché con lui assumano l’impegno della definizione immediata del nuovo protocollo, bloccato da due anni».
Nesci e Parentela concludono: «Ai calabresi vanno date risposte reali sulla sanità, per cui il Movimento Cinque Stelle sta lavorando, mentre le altre forze politiche restano, purtroppo, mute e immobili».