Signori, il gioco è servito! A voi la scelta per far governare la Calabria Tra epurati di non meglio imprecisati "patti etici", "impresentabili" e transumanze pascolare per la serie spazi operativi geometrici da poltronificio acuto, ecco la Calabria bellezza
E fu così che il mal di pancia fu servito. Tra rigurgiti rancorosi e imprecisati “patti etici”, le liste di proscrizione per le candidature non sono mancate. E pensare che una volta queste metodologie erano peculiarità e usanze della Destra, ma oggi scopriamo con le regionali in Calabria che anche la Sinistra (o centrosinistra o come “ibrido” volete chiamarlo), si è preso di invidia perché di esclusioni ha tagliato e ferito mortalmente.
Eppure di coerenza tutti hanno peccato compreso il candidato a governatore Pippo Callipo (ex candidato Idv alla presidenza della Regione, poi sostenitore di Wanda Ferro alle elezioni successive nel 2014 e poi… 27 giorni fa “Se mi chiama Di Maio” e gli avesse detto “Siamo con te”, lui avrebbe lavorato con loro), consigliato (da chi?), dal suo entourage che, visti i risultati, dovrebbe cambiarlo, oltre ad avere, per ora, una lista in meno (10 idee per la Calabria, ma ci hanno fatto sapere che comunque andrà, resteranno al fianco di Callipo). Con queste premesse, nei fatti ha quasi consegnato la Regione a Jole Santelli per via di una non meglio precisata teoria degli “impresentabili”. Tra le sue liste trovano posto solo pochi uscenti di quella corazzata che vinse le elezioni nel 2014 con Mario Oliverio, perché dalle loro “gesta” gli hanno consentito di meritare la ricandidatura, visto che non si comprende come mai sono stati messi alle porte gente come Orlandino Greco, Francesco D’Agostino e Brunello Censore, macchine di voti che avrebbero potuto fare la differenza. Da “Mimmetto (al suo posto mi incazzerei se mi chiamassero così)” Battaglia, al “silenzioso e taciturno” presidente del consiglio regionale Nicola Irto, poi c’è Carlo Guccione, Mimmo Bevacqua, Giuseppe Aieta, Giuseppe Giudiceandrea, Giovanni Nucera, Flora Sculco (ripescata all’ultimo momento in quanto anche su di lei c’era la pena del taglione) e Michele Mirabello. Altri non si sono voluti candidare come Sebi Romeo che nonostante la sentenza della Cassazione l’abbia reso un uomo libero ha preferito fermarsi per questo giro. Così come Arturo Bova, Enzo Ciconte. Poi ci sarebbero altri uscenti che per coerenza del cambio, vedi l’avanzare della Brexit, hanno cambiato casacca e sono trasmigrati dal centrosinistra al centrodestra come Tonino Scalzo, Giuseppe Neri che passa dai Democratici Progressisti a Fratelli d’Italia, coerenza un tanto al chilo. Per finire con Mauro D’Acri, Franco Sergio e Vincenzo Pasqua. Diciamo che anche questa volta non ci siamo fatti mancare nulla. D’altronde gli “impresentabili” non si possono presentare altrimenti che figura barbina facciamo? Ecco, io credo che la figura si farà, eccome se si farà. Pippo Callipo è un uomo pragmatico, consigliato pure dal suo braccio destro (stava ovunque), Nino De Masi, altro imprenditore di fama, però quando c’è da tagliare c’è da tagliare. Ecco se Zingaretti voleva rinnovare il Pd c’è riuscito alla grande, l’ha raso al quasi suolo.
Poi abbiamo nel centrodestra della Santelli che furbescamente ha riempito quello che c’era da riempire per vincere (facile), dalla corazzata Forza Italia che in tutte le circoscrizioni si presenta molto forte, specie in quella del Sud nella provincia di Reggio Calabria dove il deputato Francesco Cannizzaro ha messo il suo sigillo e con Domenico Giannetta pronto a varcare la soglia di Montecitorio in caso di vittoria della Santelli. C’è la Lega che si presenta anch’essa con nomi molto noti, tra i quali tre ex sindaci del reggino, uno della ionica ovvero di Locri come Francesco Macrì e due della Piana, Renato Bellofiore di Gioia Tauro e Roy Biasi di Taurianova. Ma soprattutto c’è quella che dovrebbe essere la punta di diamante come Tilde Minasi, fedelissima dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti, rimasto sempre al suo fianco (a differenza di altri) anche quando lo stesso è caduto in bassa fortuna, la quale poteva essere un senatore della Repubblica se la legge elettorale non imponeva a Matteo Salvini di scegliere il collegio di calabrese. A loro si aggiunge l’Udc che si rià viva in queste occasioni con L’Udc, con al nord in prima fila l’ex segretario-questore di Palazzo Campanella Giuseppe Graziano, poi l’ex consigliere regionale di breve durata Mario Magno, il sindaco di Capistrano Marco Martino. E quel Tonino Scalzo ex Pd, già presidente del consiglio regionale della prima ora nel 2014, ma trasmigrato nell’Udc per una candidatura. Poi al Sud ci sono i sindaci di Roghudi e San Roberto, Pierpaolo Zavettieri e Roberto Vizzari e il consigliere comunale di Reggio Nicola Paris.
Il Movimento Cinque Stelle con Francesco Aiello insieme a una lista civica è formata da nomi nuovi che tenteranno l’impresa contro i Golia della situazione anche se per “Davide” la vedi dura in contrasto biblico, i capilista sono Vittorio Bruno (Nord), Iolanda Scalese (Centro) e Maria Laface (Sud) . E poi c’è l’altro “Davide”, ovvero Carlo Tansi, l’ex capo della protezione civile calabrese nominato da Mario Oliverio e che con quest’ultimo si è scontrato duramente e che si presenta con tre liste guidate dall’ex coordinatore della protezione civile Eugenio Alfano e l’imprenditore Nicola Baldo, mentre nella Piana c’è l’architetto di Palmi Antonio Ruoppolo.
Signori a voi la scelta, d’altronde siamo nella Calabria bellezza…e che bellezza.