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Sono i germogli di soia all’origine dell’epidemia

Sono i germogli di soia all’origine dell’epidemia

| Il 06, Giu 2011

Trovata e chiusa l’azienda produttrice tedesca. Gb: cibo e bevande a rischio attacco terroristico

Sono i germogli di soia all’origine dell’epidemia

Trovata e chiusa l’azienda produttrice tedesca. Gb: cibo e bevande a rischio attacco terroristico

 

(ANSA) Batterio killer, il cerchio si stringe sui germogli di soia. L’ipotesi da fonti sanitarie e politiche della Bassa Sassonia dove da giorni si procede all’analisi di oltre 100 alimenti ma l’azienda produce diversi tipi di germogli. In Germania i casi sono 2.163. I servizi inglesi  mettono in guardia contro la debolezza della filiera alimentare che potrebbe essere oggetto di attacco terroristico.

FONTI POLITICHE E SANITARE, FORSE GERMOGLI SOIA – I germogli di soia potrebbero essere l’origine del batterio killer E.Coli. Lo sostengono i media tedeschi, citando la agenzia di stampa Dpa. La notizia, riportata da diversi siti di giornali tedeschi, arriva dalla Bassa Sassonia (nord ovest), uno dei laender tedeschi più colpiti dall’emergenza sanitaria, che ha visto già 18 vittime e oltre 2000 casi di contagio. L’agenzia di stampa Dpa cita fonti del circuito istituzionale della Bassa Sassonia. Non si è sbilanciato, ufficialmente, invece, in proposito, il portavoce del ministero dell’Agricoltura del Land, Gert Hahne. Intervistato dalla Faz, ha sostenuto che sia stato “identificato” un prodotto della terra che anche in passato ha provocato epidemie legate al batterio E.Coli. I germogli di soia, sarebbero stati in effetti anni addietro all’origine – spiega il quotidiano tedesco nella versione online – di una grave analoga epidemia in Asia. In Bassa Sassonia si sta procedendo da giorni all’analisi di oltre 130 prodotti alimentari. Quello sui germogli dovrebbe essere, evidentemente, il primo test risultato positivo. Anche fonti sanitarie tedesche hanno affermato che la possibile causa dell’epidemia di Echerichia Coli in Germania potrebbe essere legata a germogli di soia contaminati. Un rappresentante del governo ha detto che gli epidemiologi hanno identificato nei germogli di soia la possibile fonte dell’epidemia di Escheria Coli che ha provocato finora 22 morti, 21 dei quali in Germania. E’ stato anche individuato, “con molta precisione”, il percorso di distribuzione dei germogli sospetti.

TROVATA E CHIUSA AZIENDA PRODUTTRICE SOIA – Germogli di soia cresciuti localmente sarebbero la causa “più convincente” dell’epidemia di Escherichia Coli che ha colpito la Germania del nord, provocando 22 morti e oltre 2.000 casi di contagio in tutta Europa. Lo ha detto Gert Lindemann, il ministro dell’agricoltura della Bassa Sassonia, uno dei Laender più colpiti dall’epidemia, aggiungendo che l’azienda nella regione di Uelzen é stata chiusa e che i risultati di ulteriori test sono attesi per lunedì. Il ministro ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, che ci sono “tracce molto chiare che conducono a questa azienda quale fonte dell’infezione”. Il ministro dell’agricoltura della Bassa Sassonia ha quindi invitato gli abitanti della Germania del Nord a “evitare di consumare per il momento qualsiasi tipo di germoglio di soia”. Il ministro Lindemann ha poi aggiunto che partite di germogli di soia dell’azienda incriminata, sono state consegnate ad Amburgo, nello Schleswig-Holstein, Macklenburgo-Pomeria, Assia e Bassa Sassonia. Due dipendenti dell’azienda Uelzen, che produce 18 tipi diversi di germogli, sono state colpite da una forte diarrea e una di essere è risultata positiva al batterio killer.

GB, GIRO DI VITE SICUREZZA ANTI TERRORISMO – Cibo e bevande sono in Gran Bretagna a rischio attacco terroristico ed è quindi il caso di aumentare i controlli per scongiurare l’ipotesi di un avvelenamento doloso delle scorte alimentari. A suonare il campanello d’allarme, sull’onda lunga della crisi ‘batterio killer’ esplosa in Germania, è il Centre for the Protection of National Infrustructure (CPNI), agenzia paragovernativa che opera sotto l’ombrello dei servizi di sicurezza. Gli esperti del CPNI, riporta oggi il Sunday Telegraph, hanno infatti messo in guardia che la diffusione del virus E.Coli ha evidenziato la vulnerabilità della catena distributiva e l’enorme rapidità con cui l’epidemia riesce a diffondersi. Il CPNI ha quindi chiesto ai produttori, ai distributori e ai supermercati di aumentare la sicurezza presso fabbriche e magazzini e identificare gli anelli deboli della filiera. “Il Regno Unito – ha detto un funzionario dell’agenzia – soffre di un modesto rischio di contaminazione da parte di squilibrati, d’incompetenti o di scontenti. Ora è il caso di considerare la possibilità di contaminazione da parte di gruppi mossi da una qualche ideologia”.

UE CONVOCA MARTEDI’ COMITATO ORTOFRUTTA – La Commissione europea ha convocato, per martedì 7 giugno, una riunione straordinaria del Comitato di gestione allo scopo di discutere le misure per affrontare la crisi nel settore ortofrutticolo in conseguenza della psicosi nei consumi determinata in Europa dall’epidemia di Escherichia Coli. Lo rende noto con soddisfazione la Coldiretti, il cui presidente Sergio Marini ha chiesto per l’Italia risarcimenti alle competenti autorità europee per i danni economici subiti dai produttori. “Il rincorrersi di falsi allarmi ha alimentato – sottolinea la Coldiretti – una psicosi che si sta riflettendo sui consumi dei cittadini europei ma ha anche offerto alibi a misure protezionistiche come il blocco delle importazioni dalla Russia con danni gravi danni economici. L’incertezza – sottolinea la Coldiretti – sta avendo effetti devastanti sui mercati poiché oltre un cittadino europeo su tre (35 per cento), secondo Eurobarometro, evita di acquistare i prodotti di cui ha sentito parlare nell’ambito di una emergenza relativa alla sicurezza alimentare”. “Dopo le importanti rassicurazioni del Ministro della Salute Ferruccio Fazio sulla assoluta assenza di rischi nel consumo di frutta e verdura italiana che garantisce qualità e sicurezza, l’unico pericolo certo che corre l’Italia – sostiene Coldiretti – è il danno economico per i produttori agricoli che ha già raggiunto i 25 milioni di euro per i coltivatori nazionali”. L’Italia è il principale produttore di frutta e verdura dell’Ue con un valore complessivo delle esportazioni che ha raggiunto nel 2010 l’importo di 4,1 miliardi di euro messi a rischio dai ritardi accumulati nell’affrontare l’emergenza.

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