banner bcc calabria

Spero clima non peggiori Presidenti da Napolitano

banner bcc calabria

banner bcc calabria

Attesa pe ril vertice al Quirinale con i presidenti Schifani e Fini  per fare il punto della situazione politica e il timing della manovra

Spero clima non peggiori Presidenti da Napolitano

Attesa pe ril vertice al Quirinale con i presidenti Schifani e Fini  per fare il punto della situazione politica e il timing della manovra

 

ROMA  – Attesa pe ril vertice al Quirinale con i presidenti Schifani e Fini  per fare il punto della situazione politica e il timing della manovra NAPOLITANO, SPERO PERTURBAZIONI POLITICHE NON AUMENTINO – ”Spero di non essere costretto, da qui al 2013, a rifugiarmi in questa Biblioteca del Quirinale come in un’oasi rispetto a un mondo politico e istituzionale perennemente perturbato. Mi auguro di potere venir qui serenamente”, ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inaugurando la restaurata Biblioteca del Quirinale. ”Non sono un adoratore della carta come materia, la apprezzo per il contenuto che con essa si esprime attraverso la lingua italiana. Mi permetto di nutrire riserve e preoccupazioni nei confronti dei mezzi di informazione che ci restituiscono cosi’ impoverita e contratta la nostra lingua che gode nel mondo di fortuna e prestigio ed e’ uno dei tratti incontestabili ed importanti della nostra identita’ nazionale”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, inaugurando la restaurata Biblioteca del Quirinale INCONTRO NAPOLITANO-FINI-SCHIFANI PREVISTO ALLE 17:30 – E’ previsto per le 17:30 l’incontro al Quirinale fra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Senato, Renato Schifani, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini: al centro dei colloqui l’agenda dell’attività parlamentare. OPPOSIZIONI, IMPEGNO VARO MANOVRA PER NOVEMBRE – L’opposizione si impegna a far si’ che la legge di Stabilita’ venga licenziata dal Parlamento entro la fine di novembre: e’ quanto viene assicurato in una lettera che tutti i capigruppo di opposizione (Pd, Idv, Udc, Api, Ld) a Montecitorio ed a Palazzo madama hanno inviato ai presidenti del Senato e della Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. In questo momento, e’ in corso nell’Aula di Montecitorio la discussione generale sulla Manovra. ”I presidenti dei gruppi parlamentari di opposizione e delle componenti del gruppo misto di Camera e Senato, valutata la situazione politica venutasi creare a seguito delle dimissioni dal governo dei rappresentanti di Fli e dell’Mpa, che prefigurano di fatto una crisi della maggioranza parlamentare che sostiene il governo Berlusconi – si legge nella lettera a Schifani e Fini – confermano nel merito la loro contrarieta’ ai documenti di bilancio proposti dall’attuale governo. Tuttavia, raccogliendo il richiamo del presidente Napolitano al senso di responsabilita’ repubblicana, e ricordando le scadenze inderogabili per il Paese, si impegnano a consentire la conclusione dei lavori parlamentari, per l’esame della legge di Stabilita’ e di Bilancio, entro il mese di novembre”. ”Una crisi politica irresponsabilmente negata, o tenuta aperta per lungo tempo – viene rilevato – puo’ essere causa di ulteriori gravissime conseguenze interne ed internazionali. Per scongiurare tale rischio, il nostro senso di responsabilita’ ci impone un atto di responsabilita’ costituzionale, pur nella dichiarata e manifesta volonta’ di opporsi alle scelte economiche e finanziarie contenute nella Legge di Stabilita’, inadeguate a risolvere lo stato di crisi che il Paese ed i suoi cittadini stanno vivendo”. IL PATTO DI FERRO TRA BERLUSCONI E BOSSI di Alessandro Galavotti Tre ore uno di fronte all’altro,nella villa di Arcore, ma Silvio Berlusconi non cambia idea. Il pressing di Umberto Bossi per ragionare sull’ipotesi di una crisi pilotata non lo convince. Meglio andare avanti con la Finanziaria e poi portare la crisi in Parlamento. Della serie fiducia o voto, magari solo alla Camera come ipotizzato ieri, piuttosto che rischiare di essere impallinato dai finiani che lo vogliono mettere da parte. Il Carroccio si allinea confermando l’asse con il presidente del Consiglio. Il Cavaliere non si fida del presidente della Camera e dei suoi deputati, e raduna attorno a sé il triunvirato composto da Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini, insieme al fidato Guardasigilli Angelino Alfano, intenzionato a ribadire la sua linea. Che è quella di andare avanti, senza tentennare, perché il governo otterrà il via libera sia alla Camera che al Senato. E se mai non dovesse andare così, allora non resterebbe che chiedere lo scioglimento della Camera e le elezioni. Un ragionamento ripetuto all’amico Senatur, che dopo aver riunito i suoi nella sede federale del Carroccio, a Milano, con i fedelissimi si sposta ad Arcore per rinnovare la tradizione del vertice del lunedì. Insieme a lui ci sono i ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni, il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, il governatore del Piemonte Roberto Cota, il segretario lombardo Giancarlo Giorgetti. E c’é il figlio del leader del Carroccio, Renzo Bossi, ormai una presenza fissa accanto al padre dopo l’elezione nel Consiglio regionale della Lombardia. Abbracci, saluti e pacche sulle spalle, poi inizia la lunga discussione. E scatta il pressing di Bossi, che un sigaro dietro l’altro e l’immancabile Coca Cola, prova a convincere il presidente del Consiglio a far passare l’ipotesi della crisi pilotata. Una strategia abbozzata anche nell’incontro della scorsa settimana con il ribelle Fini e pensata apposta per portare a casa in tempi brevi il federalismo tanto caro al Carroccio e vincere così quella che per il popolo delle camicie verdi è la grande battaglia. Nelle pause c’é anche tempo per qualche battuta sulla vittoria del Milan nel derby, che per una sera ha ridato il sorriso al premier e gli ha fatto dimenticare le beghe di palazzo. Il premier, quando si parla di politica, ascolta con attenzione l’alleato, come si fa con le persone per cui si nutre profondo rispetto. Resta il fatto che non vuole correre il pericolo di essere messo da parte -pensa- come vorrebbero i finiani. Un rischio troppo alto, soprattutto ora che Futuro e Libertà ha ritirato la sua delegazione dal governo mettendo in atto le minacce dei giorni scorsi.FINIANI ESCONO DA ESECUTIVO – Con la partenza dalle rispettive segreterie delle lettere di dimissioni della delegazione finiana al governo, si apre infatti una ulteriore fase della crisi politica. Escono dal governo il ministro alle Politiche Europee Ronchi, il viceministro allo Sviluppo Urso, i sottosegretari Bonfiglio e Menia. ‘Si consuma il tradimento’, commenta il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, a parere del quale l’alternativa a Berlusconi non possono essere che le elezioni. Domani il capo dello Stato vedrà i presidenti delle due Camere, e sono state sconvocate le conferenze dei capigruppo. Intanto, Gianfranco Fini accusa la classe dirigente d’aver smarrito il senso della dignità e il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta auspica che il Paese esca da divisioni e contrapposizioni. I gruppi Fli confermano il loro sostegno alla finanziaria. All’opposizione sulle possibili nuove alleanze interviene la presidente del Pd Rosy Bindi: ‘faremo di tutto per rendere possibile un governo di solidarietà nazionale’, dice, ‘ma se Berlusconi ci porta a votare non possiamo fare l’errore del ’94’ e ‘dovremmo allearci con Fini e Casini che tentano di costruire il terzo polo, nel nome della Costituzione e della democrazia’. Di un voto che superi i ‘tabù dettati dai vecchi muri di confine’, parla anche il finiano Briguglio con un patto tra chi aspira a rifondare il centrodestra come Fli, Udc, Mpa e Api, e il Pd’.(ANSA)