Sporcizia e incuria negli uffici del Consiglio regionale L’accusa della Cisal
Sporcizia diffusa, mobilia accatastata nei corridoi e fili penzolanti. Se al secondo piano dello stabile di proprietà regionale in via Crispi a Catanzaro, non vi fosse allocata la sede dei gruppi consiliari regionali l’impressione generale sarebbe quella di un edificio in dismissione. E in parte è così dal momento che, dopo il trasferimento dell’assessorato ai Lavori Pubblici alla cittadella, l’immobile è rimasto per lungo tempo inutilizzato prima di essere riconvertito in sede dei gruppi consiliari del Consiglio regionale. Riconvertito sì ma non riadeguato alle finalità istituzionali chiamato a svolgere. È quanto denuncia il sindacato Cisal puntando il dito contro le condizioni a dir poco precarie in cui circa venti unità lavorative si trovano a svolgere le proprie attività. “Solo in parte – accusa il sindacato – le operazioni di ripristino e di ristrutturazione dello stabile, dopo il lungo periodo di disuso, sono state compiute costringendo il personale impiegato ad adattarsi a condizioni lavorative disagevoli”. Risale ad ottobre del 2016 la lunga lista di disagi patiti al secondo piano dello stabile di via Crispi, stilata e inoltrata ai competenti uffici del Consiglio Regionale per sollecitare un pronto intervento ma da allora poco o nulla è cambiato. “Infiltrazioni d’acqua nelle pareti – denuncia la Cisal – continuano a provocare cedimenti degli intonaci interni mentre negli uffici si patisce il freddo per la totale assenza di impianti di riscaldamento o di climatizzazione degli ambienti. Se ciò non bastasse durante le giornate di maltempo dagli infissi vetusti filtra la pioggia e il vento aggravando una situazione non più tollerabile. Confinare i componenti dei gruppi consiliari in locali tanto degradati è un chiaro segnale di disprezzo nei confronti di chi quotidianamente vi lavora e per l’utenza esterna che li frequenta. Ad accogliere il personale e i visitatori all’ingresso vi è polvere accumulata in grandi quantità sui corrimano e ai lati delle scale. Crediamo che sporcizia e incuria non rappresenti un buon biglietto da visita per una pubblica amministrazione, chi tra gli utenti si rivolge invece agli uffici di via Crispi si ritrova dinnanzi uno spettacolo indegno per un’istituzione. I componenti dei gruppi – aggiunge ancora la Cisal – sono poi costretti a condividere gli spazi con mobilia dismessa accatastata nei corridoi e con i fascicoli ammassati in sei stanze chiuse e adibite ad archivi regionali. Al secondo piano dello stabile hanno trovato, infatti, posto gli archivi della Società dell’informazione, del Bilancio, del settore UOA-Casa, dei Trasporti e degli Espropri. Le condizioni dei servizi igienici sono deprecabili, il personale è costretto ad usufruire di servizi inagibili non solo per il cattivo stato in cui versano i sanitari ma soprattutto a causa del cedimento degli intonaci interni determinato da infiltrazioni d’acqua e presenza di umidità. L’esiguità degli spazi impone la condivisione di questi locali tra uomini e donne sebbene un cartello affisso sulla porta riservi l’ingresso alle sole signore. Non da ultimo, a certificare l‘insalubrità e la pericolosità degli ambienti, si ricorda il crollo di alcuni pannelli della controsoffittatura avvenuto lo scorso mese di settembre e che solo per puro caso non ha coinvolto nessuno tra i dipendenti. A comprova dello stato di degrado in cui versa l’edificio la Cisal si riserva l’invio, qualora lo si ritenga necessario, di una corposa documentazione fotografica a supporto di quanto si sostiene. In qualità di rappresentanti dei lavoratori chiediamo, quindi, al presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, e al governatore, Mario Oliverio, soluzioni tempestive e risolutive. Crediamo, infatti, che sede naturale dei gruppi consiliari debba essere la cittadella regionale dove ha luogo ogni attività istituzionale della Giunta e del Consiglio. Non comprendiamo quale possa essere il senso e la logica sottostante ad una scelta che relega dipendenti regionali e del Consiglio in spazi tanto distanti dalla sede effettiva della Regione Calabria quanto degradati. Sarebbe sufficiente individuare tre o quattro stanze per accogliere dignitosamente i dipendenti sottraendoli ad una condizione di degrado ormai non più tollerabile dal momento che ogni richiesta d’intervento nella sede di via Crispi è finora caduta nel vuoto. Non accetteremo più soluzioni tampone né una sede che lede la dignità di chi ogni giorno è costretto a svolgervi attività istituzionali”.