Stefano Cucchi, che non sia morto invano Lettera aperta di Antonio Giangrande alla famiglia
Carta e penna del famoso scrittore all’indomani della sentenza che conferma
il pestaggio assassino e la mancata cura su Stefano Cucchi, ma che non trova
e punisce i responsabili.
«Fratelli miei, fratelli perché quando si è compagni di sventura si diventa
fratelli.
Assorti nel vostro dolore e nella vostra rabbia non vi accorgete che Stefano
è vivo. E’ un’icona. E’ il testimonial delle vittime dell’ingiustizia.
Stefano è vivo ogniqualvolta si fa il suo nome, ma voi siete assorti nel
dolore e nella rabbia.
Stefano è un privilegiato perché tutti parlano di lui, ma voi siete assorti
nel dolore e nella rabbia.
Stefano non è morto invano perché rappresenta tutti gli Stefano Cucchi
d’Italia, ma voi siete assorti nel dolore e nella rabbia.
Stefano rappresenta tutti gli arrestati in modo arbitrario, ma voi siete
assorti nel dolore e nella rabbia.
Stefano rappresenta tutti i carcerati, vittime di violenze, ma voi siete
assorti nel dolore e nella rabbia.
Stefano rappresenta tutte le vittime a cui è stata negata la giustizia e
tutti coloro che ne patiscono l’ingiusta condanna. Singoli in balìa del
fato. Uniti sarebbero un esercito vittorioso, ma sono solo un popolo di
pusillanimi. Ognuno per sé, insegna la storia.
Di loro nessuno parla, parlatene voi, che avete il megafono, ma voi siete
assorti nel dolore e nella rabbia.
Cari fratelli, non vi affliggete nel dolore e nella rabbia, ma combattete
per quel che Stefano rappresenta. E’ stato indicato dalla sorte come esempio
immortale.
A cercar giustizia in questa Italia, non caverete un ragno dal buco, perché
se il buon giorno non si vede dal mattino, tutto cade in prescrizione.
Assorti nel dolore e nella rabbia non vi accorgete che tutti i falsi
indignati di destra e di sinistra cercano di tirarvi dalla loro parte: chi
contro i magistrati, chi contro le guardie. Nessuno che alzi la voce e dica:
BASTA!!!!
Quando dite che la giustizia ha ucciso Stefano, non fate come Berlusconi che
dice: io sono vittima dei magistrati politicizzati.
Questa giustizia uccide sempre; uccide tutti. Uccide comunque.
Almeno una volta che si dica: Stefano è uno dei tanti figli italiani,
vittime uccise da un sistema che non fa pagare fio ai poteri forti; figli
italiani dimenticati da una stampa zerbino del sistema che aizza le folle a
convenienza. Che qualcuno dica in Parlamento, ADESSO, che è arrivata l’ora
di proteggere la gente dai magistrati inetti e dalle guardie violente, senza
distinzione di appartenenza politica. Giusto per non rendere vana la morte
di Stefano.
Se in Parlamento non vogliono punire i magistrati incapaci e le guardie
violente, che almeno si indichi un’istituzione che difenda i cittadini, che
non sia uno di loro e che abbia i poteri giurisdizionali. Un Difensore
Civico Giudiziario. Giusto per far aprire quei fascicoli da mani competenti
e vedere in modo obbiettivo chi e come ha sbagliato. Gli errori della
giustizia hanno nomi e cognomi, basta volerli cercare e punire. A pagar pena
anche loro e che non tocchi sempre e comunque ai soli Stefano Cucchi
d’Italia.
Da parte mia nei miei scritti ho parlato di Stefano. L’ho reso immortale
perché l’ho assimilato ai tanti Stefano Cucchi che questa Italia ha
prodotto. Parlare di uno indigna e non serve. Parlar di tutti esacerba e fa
cambiare le cose. Anche se quei tutti non lo meritano».
Dr Antonio Giangrande
Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia