Studente universitario calabrese sequestrato a Roma, due arresti Il giovane fu caricato con la forza su un'autovettura, quindi rilasciato dopo alcune ore. Le indagini avevano portato in carcere una terza persona. Avrebbero agito per alcuni contrasti tra due cosche del Reggino - ULTIMI AGGIORNAMENTI
ROMA – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del
Comando Provinciale di Roma hanno chiuso il cerchio su un sequestro di
persona eseguito nella capitale nel novembre 2013, arrestando due persone di
origini calabresi [Rosario MARANDO e Geremia Orlando BARBUTO di 46 e 36
anni], con gravi precedenti penali, in esecuzione di un’ordinanza di
custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma,
su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale
Antimafia, per il reato di sequestro di persona aggravato dal metodo mafioso
ex art. 7 D.L. 13 maggio 1991 n. 152.
Un terzo sequestratore, Salvatore AMMAZZAGATTI, era stato già individuato e
arrestato nel maggio del 2014 in esecuzione di una O.C.C. in carcere.
Il sequestro di persona in questione fu eseguito in danno di uno studente
23enne, di origini calabresi, che il pomeriggio del 27.11.2013, fu aggredito
in strada da un gruppo di persone sconosciute che lo caricarono di forza su
un’autovettura, allontanandosi ad alta velocità dal luogo dell’aggressione.
La violenta scena, avvenuta in pieno giorno in una via del quartiere
“Africano”, fu notata da alcuni passanti che diedero l’allarme al numero di
pronto intervento 112, facendo scattare le immediate ricerche da parte dei
Carabinieri.
I primi accertamenti sulla vicenda consentirono di identificare il
sequestrato in un giovane studente universitario, domiciliato poco distante
dal luogo ove era avvenuta l’aggressione, incensurato ma figlio di uno dei
principali esponenti del clan della ‘ndrangheta calabrese “COLUCCIO”. Le
immediate indagini finalizzate a rintracciare il giovane sequestrato furono
quindi assunte dal Nucleo Investigativo di via in Selci, anche in
considerazione della possibilità che la vicenda potesse essere maturata
nell’ambito di uno scontro tra clan calabresi. Il clan “COLUCCIO” infatti,
operante nella zona di Roccella Ionica (RC), è ritenuto una delle compagini
calabresi più attive nella gestione del narcotraffico internazionale dal
Sudamerica.
Alcune ore dopo, il giovane fu rilasciato dai sequestratori e, lungamente
interrogato dai Carabinieri, fornì una versione palesemente reticente, senza
spiegare i motivi alla base del suo sequestro, né fornire indicazioni utili
all’identificazione dei suoi aggressori. Dalle testimonianze acquisite dai
passanti che avevano assistito alla scena e dalle immagini riprese da alcune
telecamere di sorveglianza presenti sul luogo del sequestro, emerge come
l’azione fu attuata da un gruppo di persone giunte sul posto con due
autovetture le quali si erano appostate nei pressi dell’abitazione della
vittima per prelevarlo con violenza.
MARANDO e BARBUTO sono ritenuti responsabili di avere ideato ed eseguito il
sequestro di persona, in concorso con AMMAZZAGATTI Salvatore, già arrestato
dai carabinieri via in Selci il 16 maggio 2014, a seguito delle prime
risultanze investigative, in esecuzione di una prima Ordinanza di Custodia
Cautelare in Carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, sempre
su richiesta della Procura della Repubblica di Roma.
Le indagini hanno fatto emergere come l’azione criminale in danno del
giovane COLUCCIO fu ideata e disposta dal MARANDO, sorvegliato speciale di
P.S., membro di spicco del clan “MARANDO” della ‘ndrangheta di Platì (RC),
da qualche anno stabilitosi a Roma, il quale intendeva in tal modo inviare
un “avvertimento” ai capi del clan COLUCCIO a seguito di una vertenza di
natura economica da tempo sussistente tra i due gruppi criminali per
pregressi affari illeciti. I COLUCCIO infatti non avrebbero restituito ai
MARANDO i profitti derivanti da alcuni investimenti in strutture turistiche
e ricettive effettuati sulla costa jonica calabrese, anche utilizzando i
capitali illeciti dei MARANDO derivanti dal narcotraffico e dai sequestri di
persona a scopo di estorsione, operati alla metà degli anni ’90 in
Aspromonte.
I componenti del “clan MARANDO” di Platì (RC) e della sua “locale”
distaccata di Volpiano (TO), sono stati colpiti, negli ultimi anni, da
pesanti condanne, sequestri e confische patrimoniali, a seguito di numerose
indagini – tra cui l’operazione “MINOTAURO”- della D.D.A. presso il
Tribunale di Torino. In tale ambito il Rosario MARANDO, fratello del capo
clan scomparso per “lupara bianca” nel 2007, nel 2011 è stato condannato in
primo grado all’ergastolo poiché ritenuto l’esecutore materiale, in concorso
con altre 4 persone, del triplice omicidio, avvenuto a Volpiano (TO) il 1°
giugno del 1997, di MANCUSO Francesco, STEFANELLI Antonino e STEFANELLI
Antonio, i cui corpi non sono ancora stati ritrovati, con l’aggravante di
aver commesso il fatto con premeditazione, al fine di vendicare il
precedente omicidio di MARANDO Francesco e di aver agito al fine di
rafforzare il predominio sul territorio torinese del sodalizio criminoso
facente capo alla cosca MARANDO.
Quanto alla famiglia ‘ndranghetista COLUCCIO del “clan AQUINO-COLUCCIO”,
stabilmente operante nel territorio di Gioiosa Ionica (RC), tale sodalizio è
stato colpito nel 2010 dall’operazione “CRIMINE – INFINITO” delle DDA di
Reggio Calabria e Milano.
Rosario MARANDO è stato arrestato all’alba di stamattina nel quartiere San
Basilio di Roma dove risiede da alcuni anni, mentre il BARBUTO è stato
catturato, con la collaborazione dei Carabinieri del Gruppo di Locri, a
Marina di Gioiosa in Provincia di Reggio Calabria. Sono in corso
perquisizioni nei confronti di altri indagati nella capitale e nel
territorio reggino.