Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 26 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Su Calabria on web l’intervista al vaticanista Enzo Romeo

Su Calabria on web l’intervista al vaticanista Enzo Romeo

| Il 30, Gen 2013

Il caporedattore Esteri del Tg2 e calabrese di Siderno ha parlato del legame della Calabria con la Chiesa

Su Calabria on web l’intervista al vaticanista Enzo Romeo

Il caporedattore Esteri del Tg2 e calabrese di Siderno ha parlato del legame della Calabria con la Chiesa

 

 

La Calabria e il legame con la propria Chiesa e l’auspicio che entrambe recuperino una normalità che nel tempo è andata sbiadendosi. E poi il rapporto fra la Chiesa ed il tessuto sociale, i molteplici, e non sempre trasparenti, aspetti di un connubio comunque secolare. Su questi temi di stringente attualità si sofferma il vaticanista Enzo Romeo, caporedattore Esteri del Tg2 e calabrese di Siderno. Autore di un fortunato saggio “Guerre vaticane” (edito da Rubbettino) e profondo conoscitore delle questioni d’ Oltretevere, Romeo ha approfondito una serie di argomenti in un’intervista pubblicata da Calabria on web (www.calabriaonweb.it), il magazine edito dal Consiglio regionale diretto da Romano Pitaro. “La Chiesa –spiega il giornalista del Tg2 a colloquio con Luigi De Angelis – radicata com’è sul territorio (ben più dello Stato!) deve assumersi la responsabilità dell’educazione della gente di Calabria. Per la Chiesa italiana questo è il decennio dedicato per l’appunto alla sfida dell’educazione e non c’è terreno migliore per mettersi alla prova di quello calabrese. Ma per piantare nuovi semi, il campo va prima mondato dalla gramigna. Non c’è spazio per la ‘ndrangheta, né per la mentalità mafiosa che infesta le piante buone. Un sacerdote – aggiunge Romeo – può cadere nel tranello, perché spesso in Calabria tutto si gioca sul compromesso. Diciamocelo con onestà: esiste un calabrese che non abbia un parente, un amico o almeno un conoscente invischiato in faccende dove non ci sia, direttamente o indirettamente, lo zampino della mafia? Qui sta la fatica e la delicatezza del compito affidato all’educatore: ripulire il campo, senza strappare i germogli insieme alla zizzania”.

Nella lunga intervista, c’è spazio anche per commentare le recenti dichiarazioni di monsignor Mondello, vescovo di Reggio Calabria e presidente della Conferenza episcopale calabra, a Radio Vaticana (”la Chiesa del Sud tenga i mafiosi fuori dalle feste patronali”): “Ciò che si deve sperare – sottolinea l’autorevole vaticanista – è che la Calabria e la sua Chiesa tornino a essere “entità” normali, giudicate per le cose che sanno o che non sanno fare e non per le emergenze che a ciclo continuo le investono. Monsignor Mondello fa bene ad alzare la voce contro la contaminazione della religiosità popolare”. Nel frattempo, però – sottolinea ancora il vaticanista – Roma si preoccupa ben poco della Calabria: “La Calabria è un iceberg, che si è staccato dal resto della Penisola e che va alla deriva. Fin quando un Titanic non vi impatterà, affondando, nessuno se ne farà cruccio”.

Inevitabile, il richiamo al pontificato di Giovanni Paolo II e alle storiche visite compiute in Calabria. “Giovanni Paolo II – racconta con emozione il giornalista – aveva un’empatia che gli permetteva di porsi naturalmente sulla lunghezza d’onda delle persone che aveva di fronte. È stato così anche nelle due visite compiute in Calabria. Nel 1984 a Reggio si presentò in ritardo all’Angelus con i giovani in Piazza Duomo: “Ma io vi dico che è Mezzogiorno!”, gridò sorridente. Voleva dire: la realtà è come la costruiamo noi. Non dobbiamo farci condizionare dai ritardi degli altri. E aggiunse: “Sappiatelo, giovani! Cristo non si è fermato a Eboli: egli è qui in cammino con voi, per costruire insieme a voi una Calabria più giusta, più umana e più cristiana!”. Ecco, quei gesti, quegli incontri sono stati la più grande enciclica del papa polacco”.