Sud in crisi, appello alle istituzioni per potenziare le iniziative per lo sviluppo
redazione | Il 08, Feb 2013
Sono 21 le associazioni e gli enti che hanno sottoscritto un documento presentato a tutti i leader e le forze politiche. La proposta è stata resa nota dalla Svimez in occasione di un incontro a Catanzaro. «La questione del sud è stata «finora relegata a rituali e generiche citazioni per stimolare idee e proposte da parte di chi si candida a governare l’Italia». Bersani accoglie l’invito, incontrerà Giannola a Gioia Tauro
Sud in crisi, appello alle istituzioni per potenziare le iniziative per lo sviluppo
Sono 21 le associazioni e gli enti che hanno sottoscritto un documento presentato a tutti i leader e le forze politiche. La proposta è stata resa nota dalla Svimez in occasione di un incontro a Catanzaro. «La questione del sud è stata «finora relegata a rituali e generiche citazioni per stimolare idee e proposte da parte di chi si candida a governare l’Italia». Bersani accoglie l’invito, incontrerà Giannola a Gioia Tauro
CATANZARO – Del Mezzogiorno sparito dalla campagna elettorale (e non solo) c’é chi continua, invece, ad occuparsi con tanto di passione e di proposte concrete e niente affatto generiche. Lo Svimez è il capofila di 21 prestigiose istituzioni meridionaliste che, alla stretta finale della campagna elettorale, si sono direttamente rivolte ai leader politici nazionali perché il rigore nei conti pubblici si coniughi a politiche fiscali selettive che privilegino obiettivi sociali forti e politiche di sviluppo. I dati, del resto, stanno ad illustrare quella che il presidente Svimez, Adriano Giannola, nel corso di un convegno a Catanzaro, ha chiamato “l’asimmetria degli effetti della politica di rigore sul Sud”, con un maggiore impatto recessivo sia in termini di occupazione che di crescita. Diminuisce l’occupazione, cala il Pil e la spesa in conto capitale della pubblica amministrazione si è ridotta nel Mezzogiorno di quasi 10 punti in dieci anni, passando dal 40,4 del 2001 al 31,1% del 2011. Da qui l’imperativo della crescita: partendo dal rilancio della politica industriale (nel documento si parla di un ‘rischio di desertificazione industriale’), per arrivare a saldare la carenza di diritti fondamentali non strettamente economici. A tale proposito il documento parla di un “deciso rinnovamento della capacità delle classi dirigenti meridionali di adottare comportamenti coerenti. Gli istituti meridionalisti propongono una governance multilivello nell’ambito di una cooperazione istituzionale basata su uno stretto coordinamento tra tutti i livelli di governo, con un processo fortemente interattivo tra le Regioni meridionali ed il Governo centrale in grado di intervenire e garantire efficacia anche nella fase di progettazione e realizzazione”. Nel documento sono poi indicati i motori dello sviluppo (i ‘drivers’) che dal sud possono fare da traino e favorire la crescita dell’intero Paese: le politiche di riqualificazione urbana; il completamento delle reti infrastrutturali e logistiche; il piano di gestione delle acque ed un piano per le energie rinnovabili. Il documento è firmato da associazioni che hanno fatto e fanno la storia del sud, come le fondazioni che portano il nome di Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, Guido Dorso, Ugo La Malfa, Valenzi, o Mezzogiorno Europa, Res, Sicilia, Sudd; e da istituti come Obi, per gli Studi filosofici e Banco di Napoli. All’appello delle 21 associazioni ha già risposto il segretario del Pd, Bersani, il quale, tramite il commissario regionale del partito, D’Attorre, ha fatto sapere che il 18 febbraio, nel corso della sua visita in Calabria, incontrerà il presidente Giannola ed una delegazione delle associazioni in un luogo simbolo di tutto il Mezzogiorno, il porto di Gioia Tauro.