Sui Grimaldi e il potere baronale in Capitanata nelle opere di Giuseppe Piemontese
redazione | Il 29, Giu 2012
L’analisi di Giosofatto Pangallo
Sui Grimaldi e il potere baronale in Capitanata nelle opere di Giuseppe Piemontese
L’analisi di Giosofatto Pangallo
La recensione sul mio libro “Terranova. Una città feudale calabrese distrutta nel 1783. Amministrazione, società economia”, Centro Studi Medmei, Rosarno 2010, scritta dal prof. Giuseppe Piemontese, pubblicata il 25 giugno 2012, fuori Regione, nel giornale online pugliese “Newsgargano” e ripubblicata il 27 giugno 2012 su “Approdonews” di Taurianova, mi dà l’occasione per soffermarmi sulla figura e su qualche opera, delle tante, del prof. Piemontese.
Egli è nato e vive a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, dove ha svolto la sua attività di professore di Lettere.
È un eminente studioso, con un curriculum di tutto riguardo, e autore di numerosi articoli, saggi e libri sulla cultura, la religiosità e la storia del Gargano, di cui è, altresì, appassionato curatore di beni artistici e culturali.
Ha ricevuto per la sua diuturna attività vari riconoscimenti, con premi e attestazioni.
È socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia ed è stato presidente della sezione Gargano Nord di detta Società, nonché di diverse associazioni culturali, quali la “Rotari”, il Centro Studi Garganici e altre.
Nella sua instancabile attività, si è occupato, con particolare attenzione, allo studio del territorio, del recupero dei Centri storici, spesso abbandonati a se stessi e, a volte, fatiscenti, soprattutto, per l’incuria dell’uomo; ha approfondito il culto micaelico, che trova a Monte Sant’Angelo un punto devozionale antico e importante; ha rivolto la sua attenzione di uomo di cultura, attento e documentato, allo studio del mondo feudale nel Meridione d’Italia, con particolare riferimento a quello della Capitanata.
È questo un territorio della Puglia settentrionale che abbraccia diverse cittadine importanti, tra cui, oltre a Monte Sant’Angelo, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, Vieste, San Severo, Lucera, Cerignola, lo stesso capoluogo Foggia e altre non meno importanti.
È proprio a riguardo della feudalità che egli si occupa in un suo libro di 156 pagine, dal titolo I Normanni. Monte Sant’Angelo e il Gargano dalla feudalità all’Unità d’Italia, dei Grimaldi, casato, genovese, feudatario del feudo di Monte Sant’Angelo, prima, e di quello di Terranova, oggetto del mio studio, dopo.
In questo testo, egli fa una precisa e documentata disamina dei rapporti economici e sociali tra cittadini, clerici e feudatari, spaziando su tutto il territorio garganico.
Si sofferma, ovviamente, sull’attività dei Grimaldi, dall’acquisto del feudo di Monte Sant’Angelo nel 1552 per 30.000 ducati fino alla sua vendita nel 1802 per 253.000 ducati, arrivando, quindi, in maniera approfondita, alla vigilia dell’Unità d’Italia.
In particolare, è nel suo ultimo libro, Feudi e feudatari in Capitanata. Storia del potere baronale dai Normanni all’Unità d’Italia, che egli sviluppa in maniera approfondita tante problematiche proprie della feudalità.
Il libro di 154 pagine è diviso in due parti e composto di quattordici capitoli, di cui ognuno comprende vari paragrafi.
L’autore ricostruisce, puntualmente e con acume, la vita in Capitanata durante l’età moderna fino all’epopea risorgimentale e all’esplosione del brigantaggio nel Gargano.
Passa, nei vari capitoli, dalle origini e dallo sviluppo del baronaggio agli usi civici dei terreni, che tanti problemi hanno causato nelle zone infeudate, agli abusi feudali, che, quasi sempre, sono rimasti impuniti, e ai privilegi ecclesiastici, che hanno permesso la concentrazione di estese proprietà fondiarie e favorito l’accumulo d’ingenti ricchezze; dalle usurpazioni di vasti territori demaniali alla lotta tra baroni e contadini; si sofferma sulle origini e la diffusione dei Monti di Pietà, come punto di riferimento per le popolazioni indigenti e di immediato soccorso per i loro bisogni e contro l’uso dell’usura; chiarisce alcuni aspetti della Rivoluzione Napoletana del 1799, richiamando opportunamente Vincenzo Cuoco e il suo famoso Saggio, evidenziando le nuove idee riformiste e il Sanfedismo del cardinale Ruffo nel Mezzogiorno; dal Decennio francese, attraverso l’eversione della feudalità, l’istituzione dei catasti onciari e l’abolizione della proprietà ecclesiastica, arriva agli avvenimenti risorgimentali in Capitanata, alla diffusione del brigantaggio nel Meridione e al passaggio dalla società dei baroni a quella dei galantuomini.
Da tutto ciò viene fuori un quadro d’insieme che fornisce al lettore, e non soltanto a quello specialista, una chiara visione dei rapporti socio-economici, culturali e artistici di quella realtà storica.
I suddetti libri sono stati editi dall’editrice Bastogi di Foggia, rispettivamente, nel 2006 e nel 2011.
Altro importante volume, pubblicato nel 2009, sempre dalla stessa casa editrice, è Società, economia e cultura materiale del Gargano dalle origini all’età contemporanea.
Esso, di trecento pagine con venti capitoli, si presenta in una veste elegante con un evidente ed intelligente scopo di divulgare la storia, la cultura, l’architettura rurale, le arti e le tradizioni popolari del Gargano.
Tutti e tre i testi sono brillantemente corredati da immagini del territorio, da figure della popolazione dell’epoca, da copie di vecchie stampe e di cartine geografiche della Capitanata e presentano una bibliografia di tutto rispetto.
redazione@approdonews.it