Tabularasa 2015 esplora i sentieri della memoria Ricordate le vittime della mafia
Il ricordo delle vittime della mafia. È il tema del tredicesimo appuntamento della kermesse ‘Tabularasa’ (allestita dall’associazione Urba/Strill.it), ospiti Deborah Cartisano coordinatrice dell’associazione Libera nella Locride, Don Pino De Masi referente di Libera nella Piana di Gioia Tauro e Alessandro Russo giornalista e scrittore.
L’attore Giuseppe Piromalli ha letto la lettera anonima spedita nel 2003 da uno dei carcerieri del marito alla moglie di Lollò Cartisano, rapito a Bovalino il 22 luglio del 1993. Rivelava il luogo di sepoltura chiedendo, altresì, perdono per quel crimine vergognoso. “Difficile raccontare le emozioni – ha chiosato Deborah figlia di Lollò – è stato come tornare a quegli anni. Ci eravamo rassegnati a non sapere più nulla”. Avevano cercato in tutti i modi di capire chi fosse stato, trovandosi davanti un muro “per noi – ha detto – erano persone quasi mitologiche”. Alessandro Russo ha ricordato la stagione infame dei sequestri, che creò grande allarme sociale specialmente per episodi come quelli di Lollò, che “Ricco non era. Aveva denunciato un’estorsione – ha proseguito il giornalista – e la famiglia dovette fare una colletta per riuscire a trovare i soldi per il riscatto”. Facile pensare ad una ritorsione per quel gesto di coraggio, all’epoca molto raro. Egli era un uomo attivo, prima calciatore e poi fotografo “dedicava tempo ai figli – ha raccontato Deborah – guidava un fuoristrada per girare in quell’Aspromonte che sentiva suo. Era una persona libera, né aveva timore di dire ciò che pensava”. La figlia ha perdonato l’aguzzino del padre, un gesto che secondo Don Pino De Masi è stato “un atto dovuto, poiché egli ha detto la verità ed ha sofferto per quel crimine. Per non diventare noi stessi carcerieri, il perdono è l’unica reazione. Non c’è nulla di veramente umano – ha proseguito il parroco – che non sia anche cristiano. Però, la giustizia umana non va confusa con quella divina – ha proseguito -la prima deve fare il suo corso, la seconda segue le logiche del Vangelo”. “Prima di perdonare – ha detto Deborah – mi sono trovata in difficoltà. Non l’ho fatto subito, ho deciso di aprirmi a quell’idea perché senza la lettera non avremmo potuto scoprire alcunché”. Privati della possibilità di elaborare il lutto, i familiari di Lollò Cartisano sono rimasti per anni senza nemmeno una tomba su cui piangere. “Visitando i luoghi del sequestro ho capito che il carceriere non era riuscito a intrappolare lo spirito di mio padre – ha proseguito la coordinatrice di Libera – ma forse ne fu influenzato, altrimenti non avrebbe scritto”. Deborah Cartisano ha poi ricordato l’evento ideato da padre Giancarlo Brigantini per ricordare le vittime della mafia: la marcia in Aspromonte nei “Sentieri della memoria”, che si terrà domani. “La partecipazione è aumentata e questo è importante. Dobbiamo combattere la solitudine in cui si chiudono le famiglie delle vittime. Riprenderci il territorio, come – ha concluso- voleva fare mio padre”. Libera ha svolto un lavoro di primaria importanza, mettendo insieme i familiari delle vittime della mafia “Ricordo le mogli e le madri dei morti ammazzati – ha dichiarato Don Pino – vestite a lutto col fazzoletto nero, la cui vita finiva lì. Libera ha fatto sì che la memoria diventasse impegno concreto, strumento di cambiamento. Si deve, è necessario, raccontare. Continuiamo a lottare. I risultati ci sono: le donne parlano, le ‘ndrine si dividono e lo Stato sottrae loro i beni. Stanno perdendo il consenso e – ha concluso Don Pino De Masi – perderanno”.
A fine serata, spazio alla musica con il Duo Saxarmonica ha reso omaggio ai musicisti Astor Piazzolla e Richard Galliano.