Tabularasa, la Calabria come il Titanic? Per i giornalisti Attilio Sabato e Filippo Veltri, ospiti della serata, l’orizzonte della nostra regione si presenta denso di foschia
I toni utilizzati a piazza Italia sono stati decisamente pensosi e pesanti per descrivere la situazione di una regione, la Calabria, che sembra non interessare a nessuno a partire proprio dai suoi abitanti. Un intreccio di esperienze giornalistiche si è dipanato sul palco di Tabularasa nel dialogo fra Giusva Branca e Raffaele Mortelliti promotori della kermesse e i colleghi Attilio Sabato e Filippo Veltri, il primo, componente del Consiglio nazionale dell’ordine dei Giornalisti e il secondo già direttore dell’Ansa della Calabria.
Il tentativo è stato quello di individuare una via di risalita dall’empasse sociale in cui si trova a languire praticamente tutta la popolazione. Ciò che più colpisce nell’analisi degli ospiti e che ha trovato concordi i due conduttori è “la sostanziale inconsistenza della classe politica regionale quanto mai distante e distratta, occupata nei vertici dei gruppi consiliari, a votare all’unanimità per il rientro al suo paese del cranio di Villella attualmente custodito in un museo di Torino”.
L’indignazione di Filippo Veltri per il paradosso amministrativo si ingigantisce alla luce dei problemi che via via vengono posti sul tavolo e ne diventa la cartina di tornasole per comprendere lo scollamento tra vita reale della gente fatta di file all’Inps per “pietire” un assegno di 300 euro e gli interessi a cui lavorano i rappresentanti politici. “La mozione unitaria sottoscritta dagli undici capigruppo in consiglio regionale per chiedere il rientro del cranio di Villella dà la dimensione della lontananza”.
Tutto ciò dovrebbe scuotere le coscienze e generare un moto d’indignazione. Ma su questo auspicio Veltri resta piuttosto freddo: “Chi determina le cose sono i politici ma i politici li eleggiamo noi”. Una possibilità di riscatto è data dalla possibilità di sviluppo di Gioia Tauro. Collegata alla megainfrastruttura portuale doveva esserci la Zes (zona economica speciale). Ma dal governo nazionale non è partita per Bruxelles richiesta alcuna così anche quella prospettiva di sviluppo è rimasta lettera morta.
Così come per gli altri temi individuati da Sabato: “L’idea di governo, l’emigrazione, la crisi economica, la mancanza di un sistema di collegamento, il fatto che negli ospedali si continua a morire, sembrano argomenti che non interessano a nessuno”. E poi c’è il problema della comunicazione specie quella con i giovani. “Dopo i 25 anni il giovane calabrese perde la fiducia in tutto. O si lascia andare o lascia la Calabria”. E ancora:“I ragazzi non sembrano affatto interessati ai problemi della loro terra – ha evidenziato Sabato -. Preferiscono dialogare con i coetanei svedesi. Come raggiungiamo questa nuova generazione?”
In sintesi nell’analisi di Veltri “questa parte di Italia, la Calabria, è stata cancellata. Le regioni del centro nord sono fuori dalla recessione da un anno e mezzo. Quelle del centro sud sono combinate peggio della Grecia”. Da qui anche la domanda a bruciapelo di Branca: “come sta la gente di Calabria rispetto a quattro anni fa?”. Per Veltri “è più rassegata di quattro anni fa e partecipa in maniera più stanca ai riti mediatici che non sa più a cosa servano”.