Taglio alberi secolari in Sila, Parentela (M5S): “Il Governo fermi tutto questo” "E' paradossale che a proporre questo scempio sia proprio l'Ente Parco Nazionale, costituito per legge per assicurare l'integrità del territorio protetto e non per aggredirlo insensatamente"
«Dopo il bosco dell’Achiforo di Serra San Bruno ed il bosco di Famà nel vibonese ora sono a rischio i pini laricio e faggi secolari del Parco Nazionale della Sila». Ad annunciarlo è il deputato M5S Paolo Parentela, che ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro delle politiche agricole, al Ministro dell’ambiente e al Ministro dei dei beni e delle attività culturali e del turismo, in cui chiede di «intervenire urgentemente al fine di salvaguardare gli alberi secolari del parco nazionale della Sila e, al contempo, evitare che l’inosservanza delle norme comunitarie possa comportare l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia con conseguente danno erariale». «Il progetto di taglio degli alberi secolari – aggiunge Parentela – investe un bosco che si trova in piena riserva naturale dello Stato, nonché zona 1 del parco nazionale in contrasto con la norma riguardante il parco, che stabilisce che, nella zona 1 l’ambiente debba essere conservato nella sua integrità e lasciato alla sua spontanea evoluzione». «L’abbattimento di questi alberi secolari – dichiara ancora il deputato calabrese pentastellato – pone a rischio anche la fauna caratteristica della zona, si tratta anche di specie salvaguardate perché l’area in questione è inserita nella rete di Natura 2000, in quanto zona di protezione speciale ai sensi della direttiva comunitaria sulla protezione degli uccelli selvatici».
Conclude Parentela: «è paradossale che a proporre questo scempio sia proprio l’Ente Parco Nazionale, costituito per legge per assicurare l’integrità del territorio protetto e non per aggredirlo insensatamente. Inoltre tagliare alberi secolari in un bosco che si trova a 1.500 metri di altitudine ed è quindi spesso innevato, potrebbe mettere a rischio la stabilità idrogeologica della zona. Per non parlare del rischio di una procedura d’infrazione da parte dell’UE. Il Governo deve intervenire immediatamente per fermare tutto questo».