Taglio dei platani secolari di Serra San Bruno Incursione dell'artista Angelo Ventimiglia, autore di un'installazione che esalta la tutela dell'ambiente
Un fatto di cronaca e la reazione simbolica di un artista che dell’amore verso la propria terra ha fatto la chiave di volta della propria poetica. Il riferimento è all’artista Angelo Ventimiglia, originario di Villapiana (Cosenza) e al taglio di alcuni platani sanissimi che erano stati piantati nell’Ottocento nei pressi della Chiesa di S. Rocco, a Serra San Bruno, borgo del vibonese noto in tutta Europa per l’antica Certosa fondata da Brunone di Colonia. Nei giorni scorsi la stampa calabrese ha infatti riportato notizia dell’inspiegabile abbattimento del gruppo di alberi di grande pregio naturalistico, suscitando l’indignazione dei cittadini per la perdita di un pezzo di storia dello straordinario ambiente locale. A promuovere l’infelice iniziativa sarebbe stata la parrocchia di S. Biagio all’insaputa della Diocesi di Catanzaro-Squillace e dell’amministrazione comunale di Serra San Bruno. A tutta prima, era circolata voce di una autorizzazione della Regione Calabria poi prontamente smentita dall’ente chetramite il responsabile del procedimento del Dipartimento Presidenza (U.o.a. Foreste, Forestazione e Difesa del Suolo), Serafino Nero, ha fatto sapere che lo stesso dipartimento, sebbene interpellato in merito, non aveva rilasciato alcuna autorizzazione, dato che quegli alberi non risultavano di sua competenza.Insomma un caso controverso nel quale di certo c’è solo il grave danno apportato al prezioso patrimonio ambientale di Serra S. Bruno.
La vicenda non ha lasciato indifferente l’artista Angelo Ventimiglia nel cui percorso di ricerca formale il legame con la storia e con l’ambiente calabrese occupa il primo posto: basti pensare agli splendidi bassorilievi in metallo da lui realizzati ispirandosi alle antiche monete della Magna Grecia, strumento simbolico di riflessione sul rapporto con la propria terra e con le proprie radici.L’artista, affascinato non solo dalla cultura greca antica, ma in generale dalle tracce di tutti i popoli che con la loro presenza hanno alimentato la storia di una regione sorprendente come la Calabria, ha deciso di realizzare un nuovo bassorilievo, raffigurante stavolta un “Albero della Vita” di ispirazione bizantina, civiltà che tanta parte ha avuto nella plurimillenaria storia della Calabria. Si è quindi recato il 18 maggio presso la chiesa di S. Rocco, a Serra S. Bruno, dove ha fissato l’opera su uno dei ceppi emergenti dal terreno dopo il taglio dei platani, presso il quale ha lasciato un cartello con la scritta “Legati dall’ultimo respiro”. L’opera fa parte del progetto artistico indipendente “Innesti” col quale Ventimiglia vuole sottolineare il legame simbiotico fra noi e l’ambiente, messo pericolosamente a rischio dalla sconsiderata azione dell’uomo.
“La vicenda di Serra – ha detto Ventimiglia – mi ha lasciato sbigottito, e il caso ha voluto che proprio in quel momento io fossi alle prese col mio progetto artistico “Innesti”, nel quale i bassorilievi metallici da me realizzati vengono saldati su una pianta che funge da “portainnesto”, in un punto costituito da una porzione di gemma o di ramo, nel quale la fusione tra una parte di me e la pianta avviene grazie ad un callo cicatriziale che si formerà a contatto tra la mia opera e la superficie della pianta. Uno di questi ”innesti” è già visibile su un pino marittimo di Villapiana nell’ambito del MaVI, il Museo all’Aperto che ho l’onore di dirigere. L’idea di “Innesti” è quella di far fondere simbolicamente la propria anima con le cellule ed i tessuti della pianta, generando una compenetrazione appunto fra uomo e albero, tra arte e natura, tra passato e presente, all’interno di un contesto culturale degradato in cui l’uomo ha perso il rispetto per la Natura, mentre la Natura come una madre lo sfama e lo nutre, donandogli la vita. Da qui anche la mia scelta dell’Albero della Vita come soggetto per l’opera installata a Serra”.