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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Taurianova. E se venisse “rianimato” l’Ospedale “Principessa di Piemonte” per l’emergenza Covid-19? È stato un punto di riferimento della Piana per oltre mezzo secolo, la storia è dalla sua parte, cosa manca, la volontà? Quella si trova, ma che non sia però la stessa dei politici i quali ci hanno preceduto

Taurianova. E se venisse “rianimato” l’Ospedale “Principessa di Piemonte” per l’emergenza Covid-19?  È stato un punto di riferimento della Piana per oltre mezzo secolo, la storia è dalla sua parte, cosa manca, la volontà? Quella si trova, ma che non sia però la stessa dei politici i quali ci hanno preceduto
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Nessuno avrebbe mai immaginato che un’epidemia di proporzioni gigantesche potesse compromettere la nostra esistenza nel nostro, seppur breve percorso, a cavallo del terzo millennio. Eppure, sembra di vivere in un film, un’atmosfera che solo al cinema potevamo immaginare. E invece facciamo la conta dei contagiati come un bollettino di guerra e in quanto tale anche quelle delle persone decedute. Causate da un nemico sconosciuto di cui ognuno dice la sua, ma che nei fatti nessuno sa dire esattamente a cosa siamo andati incontro e soprattutto, a cosa andremo incontro se non dai bollettini i quali ci ricordano che il nemico ha colpito ancora, inesorabilmente e avidamente.
In Calabria su certi aspetti, ad oggi, siamo stati “fortunati”. I numeri sono contenuti, stiamo seguendo le regole con rispetto (tranne qualche imbecille), ma che nei fatti ci stanno consentendo di contenere la fase pandemica in corso.
Quando accadde l’ondata di piena, ovvero quelle persone che avevano preso d’assalto i treni e altri mezzi per rientrare al Sud, ci siamo messi un po’ paura, anzi, tanta paura perché era un momento particolare dovuto ai primi numeri di contagiati (tanti), di morti (tanti) e, la prima cosa da dire è stata, “Se dovesse arrivare qua, con la sanità che abbiamo, moriremo tutti”. Diciamo che siamo stati in buona compagnia perché i primi a fare queste affermazioni sono stati chi ha la competenza sulla sanità regionale, ossia i Governatori di Regione, Calabria compresa. Da lì, vista l’emergenza ogni autorità cercava di porre in essere una soluzione preventiva. Nella Piana sia il sindaco di Palmi Ranuccio che quello di Gioia Tauro Alessio, avevano messo a disposizione quelle che oggi vengono definite “ex ospedali”. Anzi, proprio a Gioia Tauro si parlava di circa 40 posti per emergenza Covid-19, appunto, si parlava, tant’è che il primo cittadino gioiese per porre rimedio a un reale concetto di emergenza chiese una nave alla Msc del patron Aponte per trasformarla in ospedale come hanno fatto a Genova, l’armatore ha risposto di sì, altri quelli che ci governano, no (sic!).
Ma nella Piana ci sarebbe un altro ex ospedale, un nosocomio storico il quale è stato un punto di riferimento indispensabile per i cittadini dal 1932 fino a quando fu nei fatti “smantellato” negli anni novanta. Ed è l’Ospedale “Principessa di Piemonte” di Taurianova.
E qui entra in gioco l’utopia. Quell’idea irrealizzabile ma che fondamentalmente è servita a fare delle rivoluzioni sociali e culturali nella storia degli uomini in quanto forza di rinnovamento e di stimolo come modello di sviluppo. Forte delle parole dell’intellettuale Galeano quando disse che “L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare”. Continuiamo a camminare, chissà. Appunto, chissà se non sarebbe il caso di “riprenderlo” e magari mantenerlo con alcuni servizi essenziali sanitari? Sì, la struttura è mal ridotta, ma tutto si aggiusta se c’è la volontà, specie se si tratta di condizioni strutturali dove la capacità dell’uomo può intervenire.
Anzi, oltre l’emergenza (non da “cirrosi”, questa ce l’hanno gli ebeti), abbiamo oggi un componente nella Giunta regionale, ossia quell’istituzione cui la legge le conferisce i poteri sulla sanità. Addirittura è il vicepresidente. Anche perché, a proposito di utopia, il miglior modo per realizzarla, è nei fatti distruggerla per chi non crede a determinati valori delle idee.
Perché Taurianova, quantomeno per la storia che porta con sé rispetto ad altri nosocomi. Perché ancora Taurianova è un centro nevralgico della Piana seppur in decadenza per aver avuto dei politici i quali poco interessava la città se non per i loro orticelli.
Ci siamo imbattuti in un documento del 1939 denominato “Resoconto Clinico-Statistico” dove dei grandi medici dell’epoca tra cui il direttore e primario di Chirurgia “Lo Cascio Prof. Dott. Cav. Vincenzo”, è scritto proprio così, curò una pubblicazione (insieme ai nomi che si leggono nella foto), su quanto aveva prodotto l’ospedale dalla sua nascita, attraverso le cure e gli interventi eseguiti corredata da tavole fotografiche di alcuni casi riscontrati e curati. A osservare le parole scandite in quei fogli oramai ingialliti dal tempo, c’è una grande modernità di linguaggio scientifico espresso con parole semplici, comprensibili a tutti.
C’è una storia importante in quel vecchio ospedale che molto spesso è stata trascurata, anzi quasi sempre trascurata. Eppure c’è l’utopia che in quel contesto ci sia ancora una speranza di rivincita, “resurrezione”. È difficile accettare l’idea che un ospedale dove la storia ha scolpito in quei muri pagine memorabili dev’essere solo una scatola vuota in disuso se non per qualche attività dove puntualmente, quasi a cadenza breve di tempi si minaccia puntualmente la chiusura.
Crediamo che l’utopia nell’esprimere un progetto non ha confini di pensiero, ma siamo convinti che i progetti sono tali perché potrebbero essere realizzati se ci fosse solo una piccola azione di coraggio mista alla volontà di fare le cose.

Ps La foto di copertina è un ricordo affettivo a cui sono legato particolarmente. L’infermiere ritratto nella foto, forse il primo infermiere a Taurianova, era mio nonno e si chiamava Giuseppe Larosa