Taurianova, il Poliambulatorio e le altre strutture nel caos, mentre l’Asp colpevolmente silente e la politica, complice, sta a guardare La situazione è gravissima, manca ancora l'ecografo, non c'è personale, manca ogni tipo di strumentazione moderna per le diagnosi ed a questo si aggiunge, un ufficio indispensabile chiuso perchè non si possono registrare le ricette per i servizi sanitari con gravissime ripercussioni sui cittadini
Da alcuni mesi che stiamo denunciando il problema della cosiddetta vergogna dell’abbandono di alcune strutture sanitarie presenti sul territorio e della loro condizione precaria di gestire le esigenze dei cittadini bisognosi di cure e di servizi perché il diritto alla salute è un “dogma” costituzionale.
Constatiamo altresì che le nostre parole si trasformano in voci nel deserto in quanto la “strafottenza” regna sovrana e ciò è gravemente pericoloso. Aggiungiamo pure, preoccupante perché quando al dramma si aggiunge la farsa e il ridicolo, siamo alla frutta.
Non abbiamo avuto riscontri di chi è competente per condizione come l’Asp di Reggio Calabria, tra il dormiente responsabile facente funzione Domenico Carbone né men che mai dal commissario straordinario Gianluigi Scaffidi, come se la condizione delle strutture sanitarie di Taurianova, eccellenze nella Piana di Gioia Tauro e di tutta la provincia reggina, non siano cosa loro.
Delle “cattedrali nel deserto” abbandonate da Dio e dagli uomini. Strutture efficienti, certificati dalle loro prestazioni e dall’alta professionalità come il Poliambulatorio, il Centro di Salute Mentale e il Centro Dialisi.
Alla loro atavica carenza di personale e alla mancanza delle strumentazioni adeguate a fare le diagnosi, si aggiunge anche, da alcuni giorni, la situazione incresciosa dell’impossibilità di registrare le ricette per le prestazioni sanitarie e quindi, di conseguenza, bloccati alcuni servizi sanitari, come le visite medico specialistiche e altri servizi in tutte e tre le strutture. In quanto l’ufficio Cup è chiuso perché avendo un solo addetto alle operazioni, essendo nelle giuste ferie meritate, si è congelato tutto. Non è una barzelletta né una leggenda metropolitana da raccontare ai bambini, i quali anche essi diverrebbero rossi paonazzi dalla vergogna seppur nella loro innocente età.
Siamo alla frutta, ci ritroviamo in una misura stracolma di indecorosità sanitaria dove i silenzi sono complici diabolici di questa anomalia.
Ancora oggi, dopo tanto bramare non c’è un ecografo al Poliambulatorio diretto dal dott. Antonio Casella, nessuna anima buona che lo doni, consentendo un servizio più efficiente alle diagnosi. Nessuno dell’Asp che riesca a procurarlo in qualche ospedale e portarlo a Taurianova, visto che sicuramente ce ne sarà qualcuno dislocato e che magari viene poco o niente utilizzato. L’abbandono totale è un crimine come il silenzio dell’indifferenza.
Eppure noi a Taurianova abbiamo un presidente ff della Giunta regionale e che magari potrebbe farsi portavoce anche di una donazione di un ecografo preso il commissario Guido Longo con il quale, dicono, c’è intesa e si lavora fianco a fianco. Abbiamo la politica locale, ma c’è soprattutto un sindaco eletto da poco, ma con una lunga esperienza sulle spalle di primo cittadino e quindi conosce bene il problema per potersi fare portavoce, magari alzando le barricate per far valere le eccellenze sanitarie di questa città. Saccheggiata e defraudata a livello sanitario negli anni passati. Come se Taurianova fosse affetta da una maledizione di quelle che quando le cose funzionano (vedi Ospedale), vanno distrutte. Ma guarda caso, non c’è mai un colpevole.
Quanto ancora bisogna resistere affinché si possa respirare un’aria buona di speranza e di serenità?
Quanto ancora occorre gridare e combattere contro i mulini a vento scambiati per giganti e che poi tali, purtroppo, sono solamente degli apparenti pigmei?
La politica, quella dei selfie, delle note stampe, delle parvenze da bar e da corridoio, come quella delle vetrine oramai appannate dal loro stesso ego, si faccia avanti e se non lo sa fare, faccia un grande passo indietro, sparendo, almeno fa meno danni.
(GiLar)