Taurianova, Mary figlia di Domenico Sposato: “Vi prego, aiutate mio padre, mandatelo a casa per potersi curare a fianco della sua famiglia” Il medico del carcere di Vibo Valentia, scrive nel suo referto, che Domenico Sposato non è compatibile con il regime carcerario
Abbiamo letto un post pubblicato dalla figlia di Domenico Sposato, coinvolto in un’operazione della DDA e abbiamo deciso di pubblicarlo sul nostro giornale, esclusivamente per farci nostro l’appello della figlia, affinché il padre possa curarsi in una struttura sanitaria idonea, così come stabilito dal medico del carcere di Vibo Valentia.
Di seguito il post integrale della figlia di Domenico Sposato, nella sua profilo Facebook:
“Sono le 3 di notte o del mattino? Ennesimo incubo… voglio condividere tutto ciò scrivendo nelle note di un iphone, e poi con tutti voi. Non mi aspetto che voi leggiate tutto ciò, anzi penso che non inizierete neanche e lo scorrerete del tutto. Ma se state leggendo spero che continuerete a farlo. Pensavo proprio adesso al perché tenersi tutto per sè e non esporlo agli altri, che magari possono dare un piccolo aiuto o magari posso essere io d’aiuto a persone che in italia o nel resto del mondo hanno lo stesso problema e non riescono a parlarne. Cerco di spiegarmi, il 16 giugno 2020, quasi due anni fa, hanno arrestato mio padre Sposato Francesco Domenico, marito e padre di 4 figli. Nessuno se l’aspettava, e il motivo per cui è successo è così banale e insensato. Capisco le persone che provano queste sensazioni negative e sono qui a scrivere anche per questo. In questi due anni, passano i giorni, le settimane e noi aspettavamo e speravamo in notizie positive riguardo questa ingiustizia verso mio padre. Una ingiustizia che non è mai stata considerata come tale. Ma noi accettiamo questa situazione, anche se dentro di noi sappiamo che non è giusto. Siamo stati zitti finchè, a novembre 2021, mio padre viene spostato dal carcere di Reggio Calabria; dove lui stava discretamente, il suo pensiero era costantemente rivolto a noi figli a sua moglie ed al fatto di dover restare chiuso INNOCENTEMENTE senza neanche essere stato giudicato. Papà è sempre stato forte, e come noi aspettava la sua giustizia. A novembre 2021 in seguito allo spostamento di carcere da Reggio Calabria a Vibo Valentia ho visto mio padre cambiato, spento, sembrava stanco persino a parlare. Quello di Vibo credo sia uno delle carceri più orrendi. Non abbiamo sentito mio padre per giorni, aspettavamo di avere sue notizie, di sentirlo e alla prima videochiamata mio padre era totalmente diverso, peggiorato, non sembrava più lui, a malapena ci riconosceva e parlava a stento. Cade in una brutta depressione e iniziano a dargli più farmaci di quelli che già prendeva. Dicembre; sentivamo mio padre poco e in un mese era ormai irriconoscibile. Gennaio; mio padre continuava a peggiorare, quasi non si reggeva in piedi, era dimagrito, sveniva. Un giorno in videochiamata è successa la cosa peggiore, mio padre era assente, non rispondeva, diceva di avere caldo, si alza e sentiamo un rumore ma non lo vediamo, gli agenti chiudono la videochiamata senza dirci nulla. Passano 20/30 minuti e richiamano, mio padre era tornato lì seduto per continuare la chiamata ma continuava ad essere assente, più di prima, mia madre gli dice: Domenico cosa ti senti? Lui: caldo, toccandosi la fronte. Di colpo vediamo mio padre cadere con gli occhi bianchi, era svenuto? Pensavamo fosse morto, ci chiudono nuovamente la videochiamata senza farci sapere nulla. Giornata nera per noi perché non avevamo nessuna notizia e l’unica cosa che potevamo fare era chiamare il carcere senza avere risposta. Dopo tanto riceviamo una telefonata, ci avevano finalmente riferito che mio padre era svenuto e che poco dopo era stato portato in infermiera per poi essere riportato subito in cella. Ma come si fa? dopo un malore del genere riportarlo subito in cella? Senza nessun controllo e perché un essere umano come tutti, solo perché detenuto, deve essere trattato così? Come fa l’essere umano ad essere così freddo e duro dinanzi ad una situazione del genere? Sicuramente è una domanda che si pongono tutti, ma dalla nostra parte, per me, i miei fratelli e mia madre è un pensiero che ci distrugge, aggiunto a quello dell’ingiustizia nei confronti di mio padre.
Passano i mesi e mio padre continua a stare male; continui svenimenti, dormiva e mangiava poco o niente, per come ci veniva raccontato da chi lo accudiva. Perché dopo qualche mese hanno finalmente deciso di mettergli un piantone, una persona con cui stare e che si prendeva cura di lui. Ringraziamo pubblicamente questo signore che in questi mesi è stato d’aiuto per mio padre perché senza di lui là dentro sarebbe successo di tutto. E proprio per questo motivo che io son qui a scrivere. Non voglio e non vogliamo noi figli e mia madre che succeda il peggio per mio padre, che gli succeda qualcosa di irreparabile. Nello stesso mese l’area sanitaria del carcere di Vibo Valentia chiede un ricovero urgente (con carta scritta e firmata) e ancora oggi, a Maggio dopo quasi 5 mesi non è stato fatto niente. Continue cadute e svenimenti anche in nostra presenza durante un colloquio. Nonostante i fogli scritti con il ricovero urgente e nonostante tutte le carte che abbiamo presentato non hanno mai preso un vero e proprio provvedimento. I medici gli hanno inoltre diagnosticato una PSICOSI e la presenza di scompensi psicotici, una depressione acuta che va curata NON in un carcere. I tribunali nonostante l’urgenza si stanno prendono tutto il tempo che vogliono con il futile motivo (che deve essere osservato). Dopo mesi, mi domando, cosa devono osservare ancora? È questo il modo di curare una persona con una patologia grave tra l’altro non ancora giudicata per la sua innocenza? Abbiamo chiesto di dare gli arresti domiciliari, con braccialetto e con tutte la sorveglianza possibile, ma almeno a casa perché ormai patologico deve curarsi e soprattutto perché la malattia come la PSICOSI ha bisogno dell’affetto dei propri cari, della propria famiglia e soprattutto che i figli hanno anche loro delle patologie gravi. Non c’è stata data risposta ma ancora un continuo “osservare e verificare” fino ad arrivare al peggio. Ad oggi nonostante tutto è stato anche trasferito a Benevento ancora lontano dalla sua famiglia per un’osservazione e rischia molto. E se poi dovesse succedere qualcosa di brutto chi ne pagherà le conseguenze, chi ci ripagherà a noi? Il tribunale? i giudici? E come? Non si potrà pagare con nulla la mancanza di un padre, solo con la sua presenza che voi potevate e potete ancora dare. Leggo notizie di persone che hanno commesso omicidi, reati abbastanza pesanti che dopo qualche mese sono fuori liberi o appunto con gli arresti domiciliari. È questa la legge italiana? CHE SCHIFO!
Accettare la libertà di queste persone e negarla a quelle che non hanno nessuna colpa? Nessun reato con prove reali. È questa la giustizia? È un reato lavorare? Tra pochi giorni farò 20 anni e in tutto questo tempo non mi sono goduta mio padre, ha sempre lavorato, e lo ammiravo. Guardavo mio padre che si privava di comprarsi una maglietta o un paio di scarpe per comprarlo ai figli. Mio padre per chi lo conosce sa che è un bonaccione, così buono da fidarsi di chiunque, senza magari, conoscerlo realmente è sempre stato disposto a dare il cuore a quelle persone che forse non lo meritavano neanche. Sono arrivata alla conclusione che allora è il cognome ad essere la condanna di un individuo? Senza sapere realmente chi è la persona che porta tale cognome?
Spero ancora in una giustizia. Chi vuole condivida può essere d’aiuto sia a voi che a me.
La Figlia”