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TAURIANOVA (RC), VENERDì 18 OTTOBRE 2024

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Taurianova miglior donatrice di organi e “terra di faide e sangue”, cioè, in che senso? Così ci descrive un noto quotidiano nazionale, in un reportage uscito stamani in edicola

Taurianova miglior donatrice di organi e “terra di faide e sangue”, cioè, in che senso? Così ci descrive un noto quotidiano nazionale, in un reportage uscito stamani in edicola
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“Non starò più a cercare parole che non trovo per dirti cose vecchie con il vestito nuovo, per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro e partorire il topo vivendo sui ricordi, giocando coi miei giorni, col tempo…”, così nella sua “Canzone quasi d’amore” canta il maestro Guccini. E anche se il tema è un altro, consentiteci di utilizzare questo splendido sostantivo, ovvero, amore per la città di Taurianova che purtroppo è stata sempre in preda oramai da vituperate parvenze per far uscire aria dalla bocca (o inchiostro dalle penne), di chi vorrebbe mettersi in mostra (di solito sono giornalisti in cerca di gloria o meglio in maniera pirandelliana, “in cerca d’autore” o editore, fate voi), sia per un lontanissimo e recente passato (con le ultime notizia di cronaca del 2017), per definirci una città di mafiosi. Certo, ci mettiamo anche del nostro a volte, specie nell’ultima edizione di “Taurianova legge”, quando si afferma che, a mio avviso gravissimo, specie se si ricopre un ruolo riconosciuto in uno statuto comunale, dove ancora si aspettano le scuse alla città, “Finalmente a Taurianova, ‘legge’ è voce del verbo leggere e non un’applicazione del codice penale”. Non ho ancora visto né scuse né condanne, ma soprattutto né prese di distanza (istituzionali) in merito a quest’affermazione gravissima che “criminalizza” involontariamente una città, e che non merita più di quanto è stata già martoriata con tre scioglimenti per infiltrazione mafiosa e altro ancora.
Stamani ci ha pensato “Il Giornale”, sì, quel quotidiano nazionale che fu del grande Indro Montanelli, ma che delle sue idee seppur a volte non condivise, ne è rimasto ben poco per essere generosi. Casualmente, trovandomi “d’impatto” e frontalmente nonchè involontariamente, perché da quando Montanelli ha lasciato la direzione di quel quotidiano in quel 1993, non l’ho più seguito. E si legge un titolo (all’interno a pag. 24), che ha creato (in me), diciamo, indignazione? Forse rabbia? O magari anche vergogna? Sì, diciamo che c’è un cocktail di orripilanti sensazioni che mi hanno fatto andare di traverso il caffè: “Nella terra di faide e sangue tutti gli abitanti hanno detto di sì”, da evidenziare che le parole “sangue” e “abitanti” sono in rosso, poteva mancare un tocco di colore?

L’articolo poi nella sua reale essenza descriveva in maniera precisa la questione della donazione degli organi per i trapianti in Italia, dove elogiando la città di Taurianova ha avuto il record in Italia a essere ai massimi livelli in termini di percentuale per la donazione degli organi con il 99.99%, ovvero quasi tutti! Ci sono alcuni passaggi di intervista a dipendenti comunali definiti come “testimonial” per la donazione degli organi, però è quel tocco colore che non va, come una cravatta fuori luogo in un abito. Come se mettessimo del ketchup dentro gli spaghetti alle vongole. Ora, va bene che Taurianova è finalmente regina per la donazione degli organi, ma mi chiedo e chiedo al giornalista Stefano Filippi che ha redatto il pezzo (magari il titolo l’avrà fatto la redazione), mi, anzi ci spieghi cosa c’azzecca la donazione degli organi con il “venerdì nero” del 1991? Che poi tra le altre cose, caddero tra le vittime, due grandi gentiluomini e persone perbene (come i fratelli Grimaldi), e lo stesso articolista ne menziona uno, il povero Peppino che dopo averlo ucciso gli mozzarono la testa.
Saranno dei limiti che riconosciamo, i nostri, ma mi spiegate cosa c’entra il record della donazione degli organi con la testa mozzata del 1991? La scienza è vasta e infinita, così come le vie del signore pure, ma qualche teoria seppur monca, ci sarà? Altrimenti, la situazione (preoccupante), credo che sia davvero sfuggita di mano. Perché rimuginare e soprattutto girare il coltello nella piaga? Ma scrivere o dire sempre la stessa solfa, fa così tanto audience?
(GiLar)