Taurianova… Perché? Dai "Lordazzi di periferia" a quelli "Metropoli(urbani) da asporto" e... quando finirà questo scempio?
Come se ci fosse una sorta di maledizione, come una legge non scritta la quale impedisce la simpatia tra l’uomo e l’ambiente. La mancanza di rispetto in cui si vive sta diventando una “piaga”, come se la “pelle” della città venisse continuamente flagellata da una mentalità del sottobosco culturale con la quale giocoforza occorre convivere, farsene una ragione, come se tutto fosse normale.
Lo scorso weekend a Taurianova, come ogni “libero” fine settimana da Covid, essendo stati in “zona gialla”, così come in altre piazze calabresi, c’è quella che viene definita “movida”, in questo caso “light”, visto che alle 22 vige il “coprifuoco”, ma quanto basta per riempire il centro urbano di “residui” da divertimento, come bottiglie, bicchieri, abbandonati in ogni angolo, dal monumento al nuovo prato di via XXIV maggio (intitolato con il nome, “Prato del Moro”).
Uno dei più grandi intellettuali italiani, il siciliano Sciascia diceva “Rispetta il prossimo tuo come te stesso, e anche qualcosa di più”, ma qui mancano le basi anche per il “minimo sindacale” della buona creanza.
A dire il vero, tali “scempi” di sporcare la città ad opera di “lordazzi metropolitani”, ossia quelli “civilizzati”, come il bulletto con la bottiglia di birra in mano che passeggia con aria da “fantasmino al vento” per poi abbandonarla dove capita. Ma poi, quello che ci chiediamo, ma quanto diavolo bevono?
Quando un cittadino ha pubblicato sul social quanto è accaduto lo scorso weekend, si è aperto un dibattito anche con idee discordanti perché anche quando la condizione in essere, impone unità, c’è pure discordanza di intenti. Noi abbiamo preferito di scriverlo a distanza di giorni per non farlo “di pancia” e quindi, cercare di utilizzare una condizione di buonsenso comprensibile (si spera), e sensibilizzando i giovani a non ripetere alcuni atteggiamenti (impresa ardua).
Già abbiamo i “lordazzi di campagna”, “di periferia”, “da asporto”, “a domiclio”, “ad andamento lento”, “a cinghialite acuta”, quelli “metropolitani” o meglio, “urbani” no eh…
(GiLar)