Taurianova, quando la diatriba politica corre come un “gossip” nella giungla dei social. Fermatevi tutti! Se dal “letame nascono i fior”, sulla “via del” social non nasce nulla, resta solo letame…
Ognuno di noi è responsabile sia di quello che fa, ma anche di quello che non fa perché il senso di responsabilità quando viene a mancare crea inevitabili conseguenze. Le quali, purtroppo, coinvolgono anche persone che delle diatribe politiche (locali quasi da gossip) non gliene frega nulla. Però sono coinvolte e questa è già un’anomalia esecrabile.
Francamente fare la morale quando il latte è stato versato è roba da retorica spicciola e da moralisti di scarsa fattura. Perché ogni azione, produce conseguenze, indesiderate e indesiderabili.
In poco meno di due giorni si è scatenata una tempesta social su tutti i canali, da Facebook, Instagram, passando per WhatsApp di quello che doveva essere un senso di responsabilità preventiva, ma che poi si è rivelato un alto senso di “gioco al massacro” con contorno di livore e odio. C’è un consigliere comunale risultato positivo al Covid, c’è una comunicazione del sindaco (Biasi) che avvisa i consiglieri comunali e quello che si doveva seguire, non erano altro che dei protocolli di prevenzione. Allo stesso tempo, si appura di una presunta festa di compleanno con foto di assembramenti senza mascherina, con annesse festività. Le stesse che molti si sono privati perché c’è un divieto stabilito per legge da un Dpcm. Gli stessi divieti che hanno impedito, in zona rossa come in zona arancione, così come in zona gialla ed anche in quella bianca. Il divieto di assembramento, la distanza preventiva e l’uso delle mascherine è obbligatorio, qualsiasi siano i colori anti-Covid stabiliti da un Comitato Scientifico nazionale.
Noi non siamo né saremo giudici, abbiamo letto ogni nota stampa dei diretti protagonisti, ognuno ha espresso le proprie ragioni. Ma se dovesse essere vera la “presunta festa”, si tratterebbe di un’azione irresponsabile, pericolosa e soprattutto fuori da ogni logica umana. E chi l’ha commessa andrebbe punito come lo prescrive la legge né più né meno e non solo, le doverose scuse (e non ci sarebbe nulla di male), sarebbero condizione indispensabile, senza se e senza ma. Anche senza l’ausilio di claque e dell’associazione così denominata, “Non me la voglio guastare con nessuno”, viva il re e anche il popolo!
Cavalcare l’onda della foga non è una condizione che appartiene a chi scrive, la notizia va data, ma soprattutto va pesata nelle opinioni. La ricerca del “like” facile in un mondo che corre sul filo dei social è qualcosa di abominevole e di lesa dignità per chi in questa storia non c’entra nulla e che inconsapevole sta nel mezzo.
Ieri, nel bollettino regionale si è registrato un record tragico, ci sono stati 13 morti per Covid. Ecco, questo dato dovrebbe far riflettere tutti perché di Covid si muore quando c’è un contagio ed è per questo che quel senso di responsabilità (e non di ribellione perché questa parola è fortemente abusata quando in passato è stata usata per fini ben più nobile riguardante dei diritti), dovrebbe essere non solo attuato, ma applicato nella quotidianità con un alto senso di sacrificio. Anche e soprattutto per il rispetto per quei 815 morti in Calabria e del picco dei contagi di questi giorni. Riflettiamo su questi numeri, visto pure il caos vaccini.
A noi non interessa il gossip, ma siamo interessati al senso di responsabilità, quello della prevenzione, del sacrificio, quello che sta impedendo di andare al cinema, al teatro, in palestra, quello che ha impedito e sta impedendo le feste di compleanno sia dei grandi, ma soprattutto dei piccoli. Quei momenti di festa indelebili nei ricordi che tutti conserviamo. E quando vediamo che c’è chi, in barba alle regole, chiunque sia, non le dovesse rispettare, fa molta rabbia anche per il rispetto di chi, come le attività commerciali, chiuse forzatamente, non hanno guadagni, compresi i locali per le feste…
Ma c’è anche un altro aspetto ed è quello che molto spesso non si considera, ovvero la privacy, la tutela dell’immagine di chi si trova coinvolto in una “catena di Sant’Antonio” social con delle foto sparse qua e là come se fosse carne da macello. Questo paese ha perso vite umane nella storia contro le macellerie sociali, attuarle per mero gossip sarebbe una baggianata imperdonabile.
C’è stata un’iniziativa politica, c’è stata una risposta e pure una contro replica. C’è stata una minaccia di querela, non si sa se sarà concretizzata, noi ci auguriamo di no per diversi motivi. Uno perché è sempre triste parlare con carte giudiziarie tramite l’utilizzo della querela, quando basterebbe chiarire ogni condizione e renderla più limpida, reale e trasparente. Perché quando si divulgano foto, si innesca un tritacarne dove ci vanno a finire tutti dentro (compresi minorenni e altre persone che hanno partecipato in una campagna elettorale, ma una volta finita è sono “rientrati” nella propria vita con gli impegni e le responsabilità che non sono mere parvenze da gossip). Ergo. Non sarebbe cosa buona e giusta, senza nulla a pretendere, chiuderla qua? E poi, magari attuando un atto di responsabilità anche rimuovendo ogni tipo di foto dai propri profili social? Alcune persone (coinvolte), vivono d’altro e non hanno nulla a che vedere con una inutile e livorosa diatriba politica. La notizia è stata data, le repliche pure, cos’altro c’è da aggiungere, chiuderla qua e definitivamente è… chiedere troppo?