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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 09 SETTEMBRE 2024

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Taurianova. Targa affissa al Municipio per il Principe Alberto di Monaco. “Sindaco Biasi, le chiedo formalmente di togliere quella targa” Lettera aperta al sindaco di Taurianova Rocco Biasi di Francesco Cento

Taurianova. Targa affissa al Municipio per il Principe Alberto di Monaco. “Sindaco Biasi, le chiedo formalmente di togliere quella targa” Lettera aperta al sindaco di Taurianova Rocco Biasi di Francesco Cento

Lettera aperta al Signor Sindaco di Taurianova di Francesco Cento

Egregio Signor Sindaco,
in qualità di cittadino italiano e di contribuente taurianovese (in quanto pago anche le tasse nel suo comune) le chiedo formalmente di togliere immediatamente la targa qui sotto esposta in quanto offende l’intelligenza dei taurianovesi tutti. Targa storicamente inesatta. Anticostituzionale laddove propina il riconoscimento del titolo nobiliare non riconosciuto dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Risibile nella pacchiana affermazione di appartenenza feudale. Imbarazzante dal patente servilismo che ne trasuda. La mia richiesta, seppure legata alla mia sola firma (“parola tremante nella notte”) è suffragata da inoppugnabili motivazioni storiche che mi permetto di sottoporle affinché Ella, Signor Sindaco, abbia una conoscenza più aggiornata e meno aleatoria delle vicissitudini e delle appartenenze del comune di cui è rappresentante ufficiale:
1) Il 10 marzo 1574 ebbe luogo, in Napoli, la vendita all’asta del ducato di Terranova (comprendenti le terre di Gioia e Gerace), dopo che Tommaso de Marinis, genovese, l’aveva portato al dissesto economico. Il prezzo fu di 275,500 ducati, generosamente arrotondati a 280.000 da Pasquale Grimaldi, figlio di Battista, per conto del padre.
2) Nel Settecento, una discendente di Giovanni Battista Grimaldi prese possesso dell’eredità e, com’era usanza della nobiltà calabrese, preferì trasferirsi a Napoli presso la corte. La principessa di Gerace (duchessa di Terranova e marchesa di Gioja) Maria Teresa Grimaldi era nata a Genova il 12 luglio 1733 dal principe Giovan Francesco Grimaldi e dalla principessa Maria Lucrezia Brìgnole. Dopo aver sposato a Genova, il 16 settembre 1753, un suo consanguineo, Giovanni Agostino Grimaldi, si trasferisce a Napoli ove prende possesso dell’eredità, del titolo di principessa, del palazzo partenopeo, del palchetto al Teatro di San Carlo. Ed è qui che incontra, la sera del 6 gennaio 1768, l’autore di una delle più importanti fonti documentarie relative alla situazione delle terre calabresi in quello scorcio di tempo, l’agronomo lucchese Attilio Arnolfini.
3) Dopo quella sera l’Arnolfini diventa un assiduo frequentatore del palazzo della Principessa di Gerace a Napoli e un gradito commensale. Nei suoi appunti di viaggio l’Arnolfini scrive del lusso che circonda la principessa sottolineando che «l’annua spesa in Napoli della principessa è stata di oltre 50mila ducati». Certo in una delle frequenti visite da parte dello scienziato, la Principessa palesò al gentiluomo toscano le sue ansie, i suoi imbarazzi e le sue preoccupazioni sul fatto che le entrate dei beni feudali non corrispondevano più al dispendio cui la principessa era adusa. Il pronto e generoso gentiluomo si offrì ad andare nelle terre calabre per suggerire quanto gli paresse opportuno per l’incremento di quei possedimenti e di quelle rendite. Attilio Arnolfini partì per le Calabrie, da Napoli, il 15 marzo 1768, facendo capo a Messina. Attraversò le terre della Principessa di Gerace tra il 26 marzo e il 7 aprile 1768. Dopo un lungo viaggio di ritorno via terra a Napoli, indirizzava una lettera di prefazione della Dissertazione sopra i feudi della principessa di Gerace a un «carissimo amico» identificabile, forse, nello stesso Principe di Gerace (anche se Arnolfini non lo cita mai né nelle note di viaggio, né nella Dissertazione) in data 25 maggio 1768. Tanti e molteplici sono gli argomenti, i luoghi, i consigli (le soluzioni) proposti nella sua Dissertazione alla Principessa di Gerace, i quali non possono trovare posto in questo scritto, se non per alcuni aspetti salienti. Le terre della Principessa di Gerace, comprendenti, in massima parte, l’attuale Piana di Gioia Tauro (Gioia e Terranova), più il versante montuoso che si affaccia sullo Jonio (Gerace), risultano mal coltivate, pur possedendo quelle infrastrutture (acqua, mulini, trappeti, segherie, gelseti per la lavorazione della seta) che potrebbero renderle più rigogliose e fertili. Arnolfini muove da premesse prettamente tecniche dell’agrimensore eludendo spesso il fattore meramente tecnico e sconfinando nella situazione sociale. Situazione che balza, ora qua ora là, quasi per caso, con considerazioni sulla condizione dei contadini, per esempio, sempre nell’ambito della maggiore produttività ipotizzabile e, dal nostro punto di vista, sottolinea la situazione di quei negletti, al limite del vivere umano. «In tutti i feudi della principessa ci sono 11 o 12 monisteri di monaci o frati, ma in niuno monistero si fa scuola; e dicono che comunemente i contadini non sanno né leggere né scrivere». Scrive ancora Arnolfini «In Terranova, poi, Casalnuovo, Radicena, Rizziconi e altrove si asserisce che mancano del tutto le scuole. Da ciò proviene la generale rozzezza dei coltivatori della campagna e la estrema loro ignoranza. Leggere e scrivere e fare di conto gioverebbe che tutti il sapessero. Si lascino pertanto gli ecclesiastici in possesso de’ loro beni, non si diminuisca neppure il loro numero, ma si procuri che, meglio per i diversi villaggi e città distribuiti, istruiscano il popolo ne’ doveri della religione e tutto ciò che fa d’uopo apprendere per ben coltivare e promuovere l’agricoltura e le arti». L’Arnolfini, dopo una precisa, scrupolosa, attenta relazione sullo stato delle cose presenti (nel 1768), passò a descrivere e suggerire lo stato delle cose così come avrebbero dovuto o potuto essere, secondo lui, e secondo le più moderne tecniche agrarie (con continui riferimenti all’agricoltura lombarda e toscana – nonché della Terra del Lavoro).
4) Il terremoto del 1783 arrivò quasi come una scusante per gli investimenti non realizzati, in quanto lo stravolgimento tellurico provocò un cambiamento totale perfino dell’orografia del terreno con danni gravissimi e migliaia di morti. Il terremoto sorprese la Principessa nel suo palazzo di Casalnuovo, il 5 febbraio 1783, mentre si apprestava a pranzare, poco dopo mezzogiorno: la sala le crollò addosso col resto del palazzo. Che avesse deciso, dopo tanti anni, di intraprendere le migliorìe che con tanta meticolosa cura aveva proposto l’agronomo toscano conosciuto in una lontana sera al Teatro di San Carlo? Non lo sapremo mai. Nel 1793, le spoglie della Principessa di Gerace furono tumulate dalla figlia Maria Antonia, nella cappella dell’Immacolata (gentilizia dei Grimaldi), all’interno del Duomo di Casalnuovo (Cittanova).
5) La suddetta Maria Antonia Oliva Grimaldi (nata a Genova nel 1758 e morta a Napoli nel 1833), 7^ principessa di Gerace; 9^ duchessa di Terranova, 7^ marchesa di Gioia e 10^ contessa di Monte Sant’ Angelo, baronessa di Casalnuovo, Cittanova, Galatona, Malocchio, Radicena, Jatrinoli, Rizziconi, San Martino Antonimina, Canolo e Portigliolo, patrizia genovese, nobildonna napoletana, dama della corte delle Due Sicilie, figlia ed erede di Teresa Oliva Grimaldi, 6^ principessa di Gerace , e di Giovanni Agostino, conte di Roccagrimalda, capo della linea secondogenita della stessa famiglia; sposò in prime nozze, nel 1777, il marchese Giovan Battista I Serra ( Genova, 1742 – Napoli, 1787), e nel 1789, in seconde nozze, Pasquale Serra (Portici, 1757 – Napoli, 1839 ), dei duchi di Cassano, patrizio napoletano, principe di Gerace per maritali nomine, decurione della città Napoli nel 1807, cavaliere di Devozione dell’Ordine di Malta dal 1792 . Dal primo matrimonio nacque Giovanni Agostino Serra (Genova, 1780 – Napoli, 1854), 8° principe di Gerace, duca di Terranova, marchese di Gioia etc. come erede per la morte di sua madre, principessa Maria Antonia, Consigliere di Stato dal 1807. Sposato a Maria Domenica d’Aragona de Ajerbe, non ebbero prole. Dopo questa date le terre della Piana passano definitivamente alla famiglia Serra.
Come vede, Signor Sindaco, la famiglia dei Principi di Monaco non c’entra ne col lusco né col brusco e affinché Ella non possa pensare che le mie siano FUFFE mosse da chissà quali motivazioni politico-sociali di parte, mi permetto di indicarle alcune pubblicazioni, presso le quali avrà modo di verificare quanto sopra scritto.
– Giuseppe Galasso, “Economia e società nella Calabria del Cinquecento”, Feltrinelli, Milano, 1980
– G. Arnolfini, “Dissertazione sopra i feudi della principessa di Gerace ed altre note di viaggio nelle Calabrie del 1768”, sta nelle Miscellanee Arnolfiniane, vol. XXIII, Archivio di Stato di Lucca.
– Ornella Milella (a cura di) “Cittanova e i Grimaldi. Storia – Economia – Società – Architettura”. Rubettino edizioni, Soveria Mannelli, 2006.
– Enzo Misefari, “Storia sociale della Calabria. Popolo, classi dominanti, forme di resistenza, dagli inizi dell’età moderna al XIX secolo”. Jaca Book, Milano. 1973/1976.
– Augusto Placanica, “Storia della Calabria, dall’antichità ai giorni nostri”. Donzelli editore. Roma 1999.
– Lagomarsino Isabella (a cura di), “I Ravaschieri. Storia e dimore di una famiglia signorile tra Chiavari, Genova e Napoli”. De Ferrari editore. Genova. 2009.
– Francesca Bassavano, Renato G. Laganà, “Serra Gerace. Storia e cronaca di un palazzo genovese”. Esposizione internazionale di Genova. Genova. 1992.
Francesco Cento.