E’ stata confermata la condanna, inflitta in primo grado dalla Corte d’Assise di Cosenza, per 13 imputati nel processo “Tela del Ragno” relativo all’indagine su otto clan di ‘ndrangheta della zona del tirreno cosentino e su decine di omicidi. Gli omicidi oggetto di indagine sono da inquadrare nella guerra per il predominio tra il clan Serpa-Tundis-Bruni, capeggiato da Nella Serpa, conosciuta come “Nella la bionda”, prima donna capo-clan di mafia, e il gruppo rivale Martello-Scofano-Ditto. Tra le vittime, oltre a “uomini d’onore” e sicari, anche innocenti come Tonino Maiorano, ucciso perché scambiato per il boss Giuliano Serpa. Nel mirino finirono poi anche i carabinieri che si occupavano dell’indagine, più volte vittime di attentati e intimidazioni La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha condannato Giovanni Abruzzese, Vincenzo Dedato, Valerio Salvatore Crivello, Gennaro Ditto, Giancarlo Gravina, Giuseppe Lo Piano, Mario Martello, Umile Miceli, Fabrizio Poddighe, Mario Mazza, Giuliano Serpa e Nella Serpa, Francesco Tundis.
“I cavalli vincenti si vedono all’arrivo e non alla partenza. Non ci si può crogiolare sugli allori all’inizio delle indagini, ma oggi, dopo due gradi di giudizio, possiamo dire che la bontà dell’indagine è stata confermata. Lo afferma il procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini: “Si tratta di indagini cominciate dieci anni fa e che oggi sono arrivate a una seconda condanna nel merito. Vedremo in Cassazione se il giudizio resta confermato”, aggiunge Lupacchini, che tiene a “ringraziare i magistrati che si sono occupati di queste indagini” e a complimentarsi “con chi sin dall’inizio le ha condotte e ha rappresentato l’accusa in giudizio”. Con la sentenza si chiude un decennio di fatti di mafia nella zona del tirreno cosentino.