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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 16 DICEMBRE 2024

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Tentata estorsione con metodo mafioso, chiesti sette anni per un sacerdote in Calabria L'uomo si era rivolto ai due sacerdoti per ottenere da loro un aiuto economico allo scopo di evitare alla figlia il pignoramento dei beni a causa di un debito contratto con un'altra persona

Tentata estorsione con metodo mafioso, chiesti sette anni per un sacerdote in Calabria L'uomo si era rivolto ai due sacerdoti per ottenere da loro un aiuto economico allo scopo di evitare alla figlia il pignoramento dei beni a causa di un debito contratto con un'altra persona

Il pm della Dda di Catanzaro Irene Crea ha chiesto la condanna a sette anni e sei mesi di reclusione per un sacerdote, Graziano Maccarone, di 44 anni, accusato di avere messo in atto un tentativo di estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso, ai danni di Roberto Mazzocca, un imprenditore padre di una giovane disabile.
Il magistrato, nel corso dell’udienza del processo che è in corso davanti al Tribunale di Vibo Valentia, ha chiesto invece l’assoluzione per un altro sacerdote coinvolto nella vicenda, Nicola De Luca, di 41 anni.
Maccarone, all’epoca dei fatti, risalenti al periodo compreso tra il 2012 ed il 2013, era il segretario particolare dell’allora vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, mentre don Nicola De Luca era il reggente della chiesa della Madonna del Rosario di Tropea.
Secondo quanto è emerso dalle indagini svolte all’epoca dalla Squadra mobile di Vibo Valentia, Mazzocca si era rivolto ai due sacerdoti per ottenere da loro un aiuto economico allo scopo di evitare alla figlia il pignoramento dei beni a causa di un debito contratto con un’altra persona. Maccarone e De Luca, secondo la prospettazione fatta inizialmente dall’accusa, avrebbero costretto Mazzocca, con violenza o minaccia, a restituire loro la somma di denaro ricevuta in prestito.
I due prelati avrebbero anche avuto un incontro col padre della ragazza disabile. In questa occasione, don Maccarone avrebbe riferito all’imprenditore che il denaro datogli in prestito non era suo ma di alcuni suoi cugini che sarebbero stati in rapporti di vicinanza con la famiglia mafiosa dei Mancuso.
Dall’indagine è emersa anche una lunga serie di messaggi telefonici a sfondo sessuale che Maccarone avrebbe inviato alla figlia disabile dell’imprenditore, dalla quale avrebbe ricevuto foto compromettenti e indumenti. (ANSA).