banner bcc calabria

Tentato a lasciare la Calabria

banner bcc calabria

banner bcc calabria

L’editore di Approdonews Luigi Longo intenzionato a mollare tutto dopo il furto subito ai magazzini della MediaEcoService

Tentato a lasciare la Calabria

L’editore di Approdonews Luigi Longo intenzionato a mollare tutto dopo il furto subito ai magazzini della MediaEcoService

 

di Luigi Longo

 

 

La storia personale ed imprenditoriale di Luigi Longo non lascia dubbi sul suo coraggio. Nato in una famiglia di onesti artigiani di Taurianova, è cresciuto con gli insegnamenti del suo caro papà volti ai principi della trasparenza, legalità e di rispetto delle persone. Il padre Giuseppe è stato per anni il presidente della CNA, il sindacato degli artigiani. Una famiglia abituata al sacrificio ed al valore della vita quotidiana. Luigi Longo, dopo una breve parentesi di lavoro al sindacato della CNA, si iscrive all’università di Messina; successivamente lascia la città siciliana per trasferirsi a Roma, approdando direttamente alla direzione nazionale di via del Corso del Partito socialista, dove diviene funzionario politico e percorre tutta la trafila diventando segretario regionale dei giovani socialisti fino alla segreteria nazionale. Lo scoppio di tangentopoli, con il coinvolgimento del Partito socialista, e la grave malattia del padre, lo riportano a Taurianova per accudire il genitore.

Per un figlio unico diventa un dovere mollare tutto per assistere il caro congiunto fino all’ultimo istante della vita, che cessa l’8 luglio del 1993. Decide di rimanere in Calabria, dove, in piena tangentopoli, riorganizza il Partito socialista diventando punto di riferimento nella sua città ed in tutta la piana di Gioia Tauro. Ricopre la carica di coordinatore provinciale, viene eletto consigliere comunale nella sua città, e, per una manciata di voti, non viene eletto alla provincia per ben due volte, nel 1994 e nel 1998. Viene indicato dal presidente della provincia Calabrò nel consiglio del consorzio industriale di Reggio Calabria e Gioia Tauro (Asi). Diventa consulente della Lega delle cooperative e del consorzio Inforcoop, ed insieme a Bruno Morgante fonda la All Services, una cooperativa portuale che nell’arco di qualche anno diventa una delle più importanti aziende calabresi.

Una esperienza, questa, che segna Luigi Longo per tutto il resto della sua vita. La All Services viene accolta da poteri criminali (occulti o meno), dalla ‘ndrangheta, come il nemico da abbattere (la coop All Services entra a lavorare nel porto gioiese in piena bufera giudiziaria, con gli arresti della direzione antimafia di Reggio Calabria conseguente all'”Operazione Porto”). Va evidenziato che che l’inizio delle attività intraprese in quel particolare frangente dalla coop fu una pura coincidenza con l’ avvio degli arresti che sconvolsero il porto di Gioia Tauro. Morgante e Longo, due imprenditori che non avevano nessun legame con la ‘ndrangheta locale, con nessun altro potere trasversale e tanto meno con i poteri forti delle

famiglie industriali che reggono le sorti della economia della nostra regione. Iniziano gli attentati e le minacce contro il vertice della cooperativa All Services, il clou avviene quando alla coop viene assegnato un finanziamento della Unione Europea denominato “Sovvenzione Globale” (10 miliardi) per realizzare, di concerto con la coop Fondi di Bologna, il sogno della loro vita: una grande azienda nel settore della logistica integrata, sviluppando un settore alternativo al Terminalista Mct SPA, l’utilizzo della banchina di ponente per movimentare le merce alla rinfusa (porto commerciale) oltre ad aprire i contenitori a Gioia Tauro e farli ripartire per il resto dell’Italia sviluppando la rete logistica per la crescita occupazionale dell’aerea a ridosso del porto di Gioia Tauro.

Un sogno che contrasta decisamente con i vertici del Terminalista Mct SPA, che considerano il porto calabrese un porto di transhipement, punto e basta. Il finanziamento di 10 miliardi viene realizzato in toto, con la costruzione di magazzini normali e frigo e l’acquisto di gru e tutti i mezzi meccanici necessari per lo sbarco delle navi con merce alla rinfusa. Realizzato l’investimento, Longo e Morgante hanno dovuto combattere contro i poteri criminali che cercavano di imporre alle aziende assegnatarie del finanziamento il pizzo ed i materiali da acquistare presso aziende legate alla ‘ndrangheta. Longo e Morgante non ci hanno pensato due volte, ed insieme a Nini Demasi della “Demasi Costruzione, contattano la polizia e la Procura Antimafia per denunciare, con nome e cognome, chi voleva imporre la forza intimidatrice dei poteri criminali. Il processo “Tallone D’Achille e Conchiglia”, istruito dalla Direzione Antimafia di Reggio Calabria, ha condannato i responsabili delle estorsioni agli imprenditori. Una scelta di campo così forte, quella di Longo e Morgante, che i poteri della ‘ndrangheta ed i colletti bianchi che ruotano intorno al porto di Gioia Tauro non perdonano.

A rafforzare il distacco con i poteri criminali nel porto di Gioia Tauro vi è la nascita del Consorzio Gioia sviluppo con a capo Demasi e Longo, oltre alla firma del patto della legalità imposto alle aziende che volevano aderire al consorzio che fungeva anche da associazione Antiraket. Una rivoluzione per Gioia Tauro, rappresentata da un gruppo di imprenditori decisi ad affrontare a muso duro la ‘ndrangheta calabrese con un’arma fino allora sconosciuta: la denuncia alla Polizia di Stato.

La scalata finale alla All Services rientra in questa logica, fatta da figure anodine e poteri mafiosi, colletti bianchi e pezzi dello Stato, tutti insieme per far fuori Longo, Morgante e Aldo Alessio.

Il processo “Cent’anni di Storia”, istruito dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, chiarisce solo in alcuni aspetti il ruolo delle ‘ndrine, e gli interessi delle cosche verso la All Services (anche in questo processo Longo e Alessio sono stati testimoni della DDA di Reggio Calabria). Anni durissimi quelli della All Services, in cui si è combattuto duramente non solo contro la ‘ndrangheta ma anche i poteri forti del porto di Gioia Tauro (rectius: Autorità Portuale e doganale, Mct e parte dei sindacati) per far decollare la scomoda iniziativa imprenditoriale che aveva come principi portanti il rispetto legalità ed il diritto al lavoro ed alla giusta retribuzione. Dunque, Longo e soci si dovevamo guardare dalla ‘ndrangheta ma anche dai padroni del porto. La vicenda giudiziaria, che successivamente ha coinvolto Luigi Longo, è davvero paradossale. Egli viene indagato ed arrestato in quanto il ruolo criminale, secondo gli inquirenti di Roma, si evince dagli atti “Cent’anni di Storia”, incredibile ma vero! In Calabria “Cent’anni di Storia” porta la firma dell’editore di Approdonews e di Aldo Alessio, e davvero non si capisce se chi ha fatto il copia ed incolla si sia reso conto del gravissimo errore. A questo punto, per uno Stato serio ammettere di aver sbagliato era il miglior riconoscimento per una persona perbene come Luigi Longo, sopratutto se avesse ripreso le motivazioni dell’estensore della sentenza “Cent’anni di storia”, il presidente del Tribunale di Palmi, Dott. Fulvio Accurso, che così scrive : “Fu proprio grazie alle sue dichiarazioni di denuncia che hanno preso avvio, seppure in tempi diversi, sia i procedimenti Conchiglia e Tallone d’Achille, che l’attuale “Cent’anni di Storia”. Un cittadino ed imprenditore

che ha combattuto contro ogni illegalità nella sua vita, sancito da tutte le sentenze che hanno riguardato le infiltrazioni mafiose nel porto di Gioia Tauro”. Questo ruolo in “Cent’anni di Storia” dà l’autorità a Longo di richiedere il pagamento di una fattura relativa ai diritti doganali,IVA trasporti ed altre competenze. Anche in questo caso Longo dice al suo interlocutore che ove non fosse stata pagata la fattura “lo denuncia alla polizia”, e non che avrebbe usato metodi mafiosi o si sarebbe rivolto ai boss.

Grazie a Dio, la magistratura è una cosa seria, ci sono magistrati che sacrificano la loro vita nell’interesse della Nazione.

Indipendentemente dalla perdita di fiducia verso una parte della magistratura, Luigi Longo non ci ha pensato un istante a rivolgersi allo Stato legale per risolvere qualsiasi controversia. Il furto dell’acido citrico di poco meno di un mese addietro, ai danni della sua nuova cooperativa Mediaecoservice, rischia di compromettere in maniera seria il prosieguo di una azienda

nata da poco mesi addietro. “Mi auguro che le forze dell’ordine riescano a trovare i colpevoli ed assicurarli alla giustizia, altrimenti verranno meno in me le ultime speranze che un giorno questa terra possa risollevarsi sconfiggendo, non tanto per me ma per i miei figli che stanno crescendo, l’oppressione della ‘ndrangheta e dei poteri occulti” – auspica Longo. Perché combattere contro le ingiustizie e le illegalità lascia segni profondi sull’umore, anche in una persona come Luigi Longo, sempre pronto a rimboccarsi le maniche ed affrontare la vita con il sorriso sulla bocca, anche quando il clima non è dei migliori.

redazione@approdonews.it