Terremoto in arrivo, allarme nello Stretto
redazione | Il 27, Gen 2014
Editoriale di Gaetano Messina
Terremoto in arrivo, allarme nello Stretto
Editoriale di Gaetano Messina
Un terremoto di grado elevato potrebbe devastare, da qui ad un anno,
tutta la Calabria e la fascia orientale della Sicilia. Le conseguenze,
inoltre, potrebbero riversarsi anche sui poli industriali di Piolo e
Gela. Scontata la devastazione della raffineria di Milazzo. Con tutte le
conseguenze che ne scaturirebbero. Previsioni apocalittiche, ma giuste,
oppure terrorismo. Di fronte a queste notizie non si sa che pesci
pigliare. Se crederci, prima di ogni cosa. L’allarme, però, viene
lanciato da un personaggio che non sembra avere voglia né di scherzare,
né di fare il terrorista. E’ il dott. Alessandro Martelli, direttore
della sezione bolognese dell’Enea. Le sue dichiarazioni sono state
raccolte da Mina Cappussi, direttrice del periodico “Un mondo di
italiani”. Secondo Martelli, il terremoto avrebbe una forza devastante,
7,5 gradi della scala Richter, qualcosa come quegli 11 gradi Mercalli
che distrussero Messina e Reggio Calabria nel 1908, provocando 120mila
morti, 8omila a Messina, il resto a Reggio Calabria.
Ma, su quali basi il dott. Martelli basa le sue previsioni? “Una
probabilità che si verifichi, in un periodo che va da qualche mese a un
anno – dice l’ing. Martelli alla Cappusso – è pari al 70 per cento”. E
continua: “Chiudere gli occhi e far finta di non sapere – dice ancora
l’ing. Martelli alla Cappusso – non evita i problemi, anzi fa sì che
non si faccia ciò che può esser fatto per alleviare (quantomeno) le
conseguenze di un evento calamitoso”.
“Sono un ingegnere sismico – dice ancoraMartelli alla Cappusso, uno di
quelli che vanno dritti per la loro strada, convinti che la cosa giusta
va fatta e basta, anche se non piace – e non faccio nessuna previsione.
Gli studi riguardanti gli “esperimenti di previsione” li fanno i
sismologi ed io mi limito (se trattasi di studi effettuati da esperti di
fama mondiale come nel caso in oggetto) a prenderli in considerazione
per stimolare le istituzioni a prendere le necessarie misure di
competenza, e a dare, nei limiti del possibile, la necessaria
informazione all’opinione pubblica. Il sistema di allerta è un metodo
sismologico _di cui io sono solo un utilizzatore dei risultati, perché
non siamo noi ingegneri a svilupparli. In questi studi si analizzano i
risultati del monitoraggio del territorio suddiviso in zone sismiche._
Lo faccio perché lo ritengo un mio dovere. Nell’opera di informazione
che da tempo (non da qualche giorno) svolgo (assai inascoltato) accade
purtroppo che le mie parole siano stravolte da alcuni giornalisti: è un
rischio che devo correre, ma tacere è ancora peggio”.
Insomma, il dott. Martelli non fa previsioni, eppure azzarda l’ipotesi
di un terremoto più che devastante, con scenari addirittura
apocalittici. Scenari che, sempre secondo la Cappusso de “Un mondo di
italiani” vengono confermati dall’ing. Santi Trovato, presidente
dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Messina. L’ing. Trovato,
intervistato da Rainews24 sugli effetti di un possibile, e devastante
terremoto secondo quanto riportato dalla Cappusso afferma: “Il
metano è più leggero dell’aria, tende a salire verso l’alto. Nel caso
fosse liberato da un terremoto provocherebbe le cosiddette fiaccole che
innescherebbero un incendio impressionante. Tutta l’area si
trasformerebbe in una enorme nube di fuoco, la gente morirebbe per le
esalazioni venefiche, più che sotto le macerie”.
Sulla stessa lunghezza d’onda del dott. Martelli è lo scienziato
Vladimir Kossobokov, dell’Accademia delle scienze russa. “Abbiamo
trasmesso immediatamente questi studi che riguardano Sicilia e Calabria
ai colleghi italiani” – afferma). La presenza, proprio nelle zone a
rischio, quelle dove sappiamo, con una probabilità del 70%, che
avverrà un terremoto disastroso di magnitudo pari o superiore a 7.5
della scala Richter, di numerosi stabilimenti chimici e industriali che
non dovevano essere costruiti in quelle aree e che risultano obsoleti.
Sono identificati con l’acronimo “RIR”, che sta per Rischio Incidente
Rilevante.
Martelli e Kossobolov non sono i soli a prevedere questo terremoto
devastante. Con i due si schierano, sempre secondo la Cappusso, Giuliano
Francesco Panza, professore di sismologia dell’università di Trieste,
Carlo Doglioni, docente di Scienza della Terra dell’Università di Roma,
Antonella Peresan, ricercatrice dell’Università di Trieste: tutti
concordano sul fatto che un terremoto dagli effetti devastanti è atteso
nel Sud Italia, in particolare tra la Calabria e la Sicilia.
Ma, quanti sanno dei rischi che corrono calabresi e siciliani? “Abbiamo
elaborato un documento – dice. Martelli – presentato come interrogazione
dal Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati,
Angelo Alessandri e trasformato in risoluzione. Si chiede l’applicazione
di criteri di sicurezza per le nuove costruzioni con isolamento
antisismico delle industrie e adeguamento di quelleesistenti”.
Insomma, l’allarme terremoto è a conoscenza nelle sede istituzionali.
Per alcuni, i sindaci delle zone interessate sarebbero già stati
allarmati con lo scopo di cominciare a predisporre misure idonee ad
alleviare quanto più possibile i disagi nelle zone dove si
sprigionerebbe il terremoto.
Per un esponente della protezione civile siciliana, invece, non c’è
nessun allarme terremoto. L’ultimo allarme terremoto che abbiamo
diramato – afferma l’esponente regionale della protezione civile che
vuole rimanere anonimo – riguardava il sisma che si è verificato nello
Stretto alcune settimane addietro. Al momento nessuno ci ha allarmato,
non ci risulta che ci siano terremoti previsti. Del resto, afferma, noi
facciamo preciso riferimento all’Istituto di previsione dei terremoti,
che è l’unica fonte abilitata ad allarmarci”.
L’area dello Stretto e la Calabria, comunque, sono sempre ad alto
rischio. In essa area si incrociano quattro falde sismiche. La prima, la
più pericolosa, è quella che prende un arco siculo-calabro e dalla
quale si è sprigionato il terremoto del 1908 e quelli precedenti; la
seconda, più esigua, la iblea-maltese, parte parte dallo Stretto in
modo esiguo e si allarga sempre più fino ad arrivare a Malta; la terza
si divide nella zona messinese praticamente in due: la prima raggiunge
le isole Eolie e si spinge fino a Patti, la seconda si spinge verso i
Nebrodi, toccando Francavilla e Montalbano; la quarta, infine, si
sprigiona dallo Stretto ed è la tanto discussa siculo-calabra, quella
che ha originato il terremoto di alcune settimane addietro.
L’esponente della Protezione civile da noi interpellato, esclude che vi
possano essere complicanze di natura vulcanica. “Il Marisili, dice, ha
un’attività atipica, bradisismica, ed è comunque attivo, così come
attivi sono l’Etna e lo Stromboli. Tutti e tre fanno parte del
supervulcano flegreo del quale si ha una paura enorme. Essendo però i
vulcani attivi, scaricando, cioè energia e non accumulandola, non si
corre il rischio di una esplosione. Non almeno nel breve periodo”.
E, allora: ci sarà questo terrificante terremoto nell’arco di un anno?
“non penso -afferma l’esperto della protezione civile siciliana – non ci
sono segnali. L’unico potrebbe essere di natura statistica. Si ha motivo
di pensare che un terremoto nell’area dello Stretto di Messina si possa
verificare ogni 110-120 anni e questo finora si è verificato se
guardiamo le date dei terremoti che hanno interessato Messina e la
Calabria. Ora, dall’ultimo, terrificante terremoto sono trascorsi 105
anni, in base ai periodi potremmo esserci. Ma, si può prevedere un
terremoto in base alle date in cui si sono verificati gli altri e al
lasso di tempo intercorso tra l’uno e l’altro? Sarebbe molto empirico.
Così come potrebbero risultare le statistiche, empiriche e quasi sempre
inesatte”.