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TAURIANOVA (RC), SABATO 21 DICEMBRE 2024

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Terremoto L’Aquila: quattro arresti per infiltrazione mafiosa

Terremoto L’Aquila: quattro arresti per infiltrazione mafiosa

| Il 19, Dic 2011

Ecco i nomi degli arrestati che farebbero parte della cosca mafiosa Caridi, Zincato e Borghetto di Reggio Calabria

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Terremoto L’Aquila: quattro arresti per infiltrazione mafiosa

Ecco i nomi degli arrestati che farebbero parte della cosca mafiosa Caridi, Zincato e Borghetto di Reggio Calabria

 

 

PRIME ACCUSE UFFICIALI DI MAFIA

L’operazione “Lypas” messa a segno dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila che ha portato alla scoperta di una infiltrazione della ‘ndrangheta nella ricostruzione privata post-terremoto, e’ stata la prima che ha determinato accuse ufficiali per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli arrestati sono l’imprenditore aquilano Stefano Biasini, 34 anni, Antonino Vincenzo Valenti (45), nato e residente a Reggio Calabria, il fratello Massimo Maria Valenti (38), nato a Reggio Calabria e residente all’Aquila, Francesco Ielo (58), nato a Reggio Calabria e residente ad Albenga (Savona). I risultati dell’operazione sono stati presentati in una conferenza stampa tenuta dal procuratore della Repubblica e distrettuale antimafia dell’Aquila, Alfredo Rossini, dal sostituto Fabio Picuti, dal questore Francesco Cecere, dal comandante provinciale della Guardia di Finanza, Giovanni Domenico Castrignanò, dal capo della squadra mobile della Questura dell’Aquila, Fabio Ciccimarra, e dal capo della Polizia tributaria, Gianluca De Benedictis. Tutti hanno sottolineato il significativo dato legato alla sinergia tra i due corpi che hanno operato e l’autorità giudiziaria. Gli accusati si sono resi responsabili di aver a vario titolo rapporti tesi a favorire l’ingresso nella ricostruzione privata dell’Aquila della cosca affiliata alla ‘ndrangheta, Caridi Borghetto Zindato, in particolare fornendo supporto logistico all’Aquila a una serie di aziende legate a Santo Giovanni Caridi, Giovanni Zindato, Carmelo Gattuso e Pasquale Giuseppe Latella. Gli arrestati sono reclusi nelle carceri di Teramo, Avezzano, Roma e Reggio Calabria. Gli appalti ai quali le società in odore di ‘ndrangheta avevano partecipato sono due, con un fatturato complessivo di circa 200 mila euro perche’ relativi a case con danni lievi. Erano in trattative, secondo quanto si è appreso, per un’altra quindicina di commesse sempre nella ricostruzione privata nell’ambito della quale non serve la gara pubblica, ma c’é l’affidamento diretto.

PROCURATORE, RICOSTRUZIONE PIENA DI INFILTRAZIONI
“Siamo pieni di infiltrazioni; per contrastarle ci stiamo ammazzando, tutti combattiamo per eliminare le conseguenze”. E’ l’allarme lanciato dal procuratore della Repubblica e della direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, Alfredo Rossini, nel corso della conferenza stampa per illustrare l’operazione che ha portato all’arresto di quattro persone accusate di aver favorito l’ingresso di società di costruzione vicine alla ‘ndrangheta nella ricostruzione privata post terremoto. ”Sono felice del risultato centrato con questa operazione”, ha proseguito Rossini, ricordando che fin dai giorni successivi al terremoto la Procura ha alzato il livello di attenzione nella convinzione che nel cantiere più grande d’Europa ci sarebbe stato il forte interesse della criminalità organizzata. Il sostituito Fabio Picuti, in prima linea in questa indagini coordinata dal procuratore, si è complimentato con polizia e guardia di finanza per la sinergica attività di investigativa contro le infiltrazioni della malavita organizzata. “Dopo il terremoto – ha ricordato Picuti – sia il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, sia il procuratore Rossini avevano lanciato l’allarme sul fatto che l’Aquila potesse diventare territorio di conquista per la criminalità organizzata che punta sulla ricostruzione. Oggi le indagini non dicono che L’Aquila sia diventata Corleone o zona di mafia e ndrangheta, ma che sull’Aquila c’é l’attenzione delle organizzazioni mafiose le quali tentano di inserirsi nella ricostruzione post terremoto. Ma Squadra mobile e Gico sono stati molto attenti”. Il pm ha poi spiegato che il reato contestato si è manifestato con la disponibilità di imprenditori locali nel mettere a disposizione basi logistiche locali per permettere che la organizzazione si infiltrasse nel tessuto economico”. Il prefetto, Giovanni Iurato, ha sottolineato l’unità di intenti delle istituzioni sul territorio aquilano, ricordando l’azione di prevenzione della prefettura che fin dai giorni successivi al terremoto ha monitorato le aziende che lavorano nel cratere del terremoto arrivando a quattromila controlli, “un lavoro messo a disposizione della direzione distrettuale antimafia”. 

CECERE, SU INFILTRAZIONI SINERGIA DETERMINANTE
“Sono questore da 10-11 anni e non mi è mai capitato che i vertici della procura e quelli investigativi fossero seduti insieme ad un tavolo con Polizia e Guardia di Finanza. Questo dovrebbe essere l’esempio per L’Aquila. Se si lavora insieme e si fa squadra, i risultati arrivano”. Lo ha detto il questore dell’Aquila, Stefano Cecere, nel corso della conferenza stampa promossa per illustrare le caratteristiche dell’operazione che ha portato all’arresto di quattro persone accusate di aver favorito l’ingresso di società di costruzione vicine alla ‘ndrangheta nella ricostruzione privata post terremoto. Cecere ha sottolineato l’efficacia del sistema di prevenzione, assicurato dalla prefettura, e di controllo e repressione da parte della Procura distrettuale antimafia che coordina le attività con le forze di polizia a fare attività investigativa. Anche il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Giovanni Domenico Castrignanò, ha sottolineato la sinergia tra i due corpi che ha caratterizzato questa indagine. “C’é un’attenzione spasmodica sull’attività nel cratere – ha spiegato Castrignanò -. Dopo le indagini tra virgolette criminali siamo stati coinvolti come polizia tributaria con le indagini su documenti finanziari e analisi bancarie in una vicenda che ha dimostrato come la sinergia e la collaborazione possano essere efficaci nel contrastare il crimine organizzato”. Lo stesso concetto è stato sottolineato dal capo della squadra mobile, Fabio Ciccimarra, e dal capo della polizia tributaria, Gianluca De Benedictis, il quale ha spiegato che sono state fatti accertamenti su 30 persone fisiche e su 10 persone giuridiche.

 

(ANSA) – L’AQULA – Quattro persone sono state arrestate nell’ambito di un’inchiesta della Dda dell’Aquila riguardante infiltrazioni mafiose nella ricostruzione privata post terremoto. Si tratta di imprenditori legati alla ‘ngrangheta ai quali viene contestata l’associazione per delinquere di stampo mafioso.Uno degli arrestati è dell’Aquila, Stefano Biasini; degli altri si conoscono solo le iniziali e farebbero parte della cosca mafiosa Caridi, Zincato e Borghetto di Reggio Calabria: V.A. di 45 anni, V.M.(38) I.F.(58).

Al centro dell’operazione – denominata “Lypas” dal nome da una delle aziende di costruzione che sarebbero collegate alla ‘ndrangheta – ci sono appalti privati i milionari per la ricostruzione privata, soprattutto quella legata al recupero delle case piu’ danneggiate, quelle classificate E. Queste commesse fanno gola alle organizzazioni malavitose anche perché il il finanziamento è considerato indennizzo e non contributo, non sono previste gare d’appalto quindi l’incarico può essere affidato direttamente dai condomini, attraverso il pronunciamento delle assemblee condominiali, e senza particolari reti di controllo dal momento che le aziende prescelte non devono neppure presentare il certificato antimafia. Guardia di Finanza e Polizia hanno sequestrato quote di quattro società, otto automezzi, cinque immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli indagati e alle attività commerciali a loro facenti capo, per un valore complessivo di oltre un milione di euro.

Prima dell’operazione odierna, nell’ambito della ricostruzione privata più volte la magistratura aquilana aveva lanciato allarmi e denunciato il far west, la carenza di controlli e la guerra tra aziende in atto intorno a queste milionarie commesse. L’inchiesta attuale era stata avviata diversi mesi fa dal procuratore distrettuale antimafia, Alfredo Rossigni, e dal sostituto Fabio Picuti, i quali hanno chiesto e ottenuto dal Gip Marco Billi gli ordini di custodia cautelare. Altre inchieste – ancora in corso – erano state avviate subito dopo il terremoto per alzare il livello di attenzione sulla infiltrazioni mafiose nel cantiere più grande d’Europa. In particolare, anche in seguito ai rilievi sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta emersi all’Aquila, c’é stata anche l’operazione “Alta Tensione” della Procura di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di numerose persone, tra cui il boss Santo Giovanni Caridi, sul conto del quale tra l’altro sono emersi collegamenti con società aquilane impegnate nella ricostruzione. Riguardo alla vicenda odierna, è emerso che il commercialista del boss aveva acquistato il 50% della società di costruzioni “Tesi srl”, di proprietà di uno dei quattro arrestati, Stefano Biasini. Secondo quanto si è appreso, Caridi si sarebbe inserito nella ricostruzione attraverso Stefano Biasini, con la mediazione degli altre tre arrestati. L’operazione “‘Lypas” è stata caratterizzata da investigazioni della Squadra Mobile attraverso intercettazioni di numerosissime utenze cellulari e con l’ascolto di molte ore di conversazioni ambientali: la polizia ha documentato fotograficamente le fasi preliminari di un incontro avvenuto nel maggio 2010 in un albergo dell’Aquila tra gli arrestati e componenti della cosca reggina. Le investigazioni economico-finanziarie del Gico della Guardia di Finanza dell’Aquila, attraverso accertamenti bancari, indagini patrimoniali e riscontri documentali, hanno integrato e ampliato gli esiti delle indagini tecniche consolidando il quadro accusatorio.

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