Scandalo in casa Suzuki. La casa automobilistica giapponese ha ammesso di aver alterato
le performances e le emissioni di CO2 di 26 suoi modelli. La compagnia aveva ammesso
di avere eseguito le misurazioni in laboratorio invece che in condizioni reali. Emissioni
e consumi sono valutati in modo impreciso dal 2010. Suzuki ha però smentito il fatto
di avere “abbellito” i dati su consumi e emissioni, al contrario di quanto invece
dichiarato dalla concorrente Mitsubishi Motors. Sono quindi circa due milioni i veicoli
targati Suzuki che sarebbero stati sottoposti a test inappropriati. Il costruttore,
in una nota, ha espresso infine la sua volontà di collaborare in ogni modo possibile
con le autorità ministeriali nipponiche. Le anomalie sono state scoperte, evidenzia
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, dopo le perquisizioni
nella sede centrale del costruttore nipponico effettuate dagli esperti del ministero
dei trasporti giapponese. In una conferenza stampa il costruttore ha spiegato che
la pratica è stata adottata solo per ragioni economiche, trovatosi in gravi difficoltà
finanziarie dopo la crisi del 2008.