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Test d’accesso all’università, le perplessità di Marziale

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“I test d’accesso ad alcune facoltà universitarie costituiscono, di fatto, un ostacolo al diritto allo studio e condizionano pesantemente il futuro di troppi adolescenti, costretti loro malgrado a virare su altre facoltà con ricadute tali da condizionare il resto della loro vita. È necessario abolire questo meccanismo perverso di selezione, che molto spesso non premia il merito bensì altre ‘capacità di accesso’ dei candidati”. È quanto scrive il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, in una lettera inviata alla senatrice Bianca Laura Granato, segretario della Commissione Istruzione pubblica del Senato, “sulla spinta – spiega Marziale – di pressanti preoccupazioni dei genitori rispetto al futuro dei propri figli, oggi adolescenti chiamati a misurarsi con una prova che non ha mancato di finire sulle pagine di cronaca per il contenuto dei test e per altre ragioni”.

“Già a settembre del 2017, il TAR del Lazio si è espresso contro questa modalità di selezione, decisione successivamente condivisa dal Tribunale amministrativo di Milano; ciò nonostante – evidenzia il Garante – nulla è cambiato. La scelta universitaria è vocazionale e non si può costringere un adolescente predisposto a proseguire i propri studi sulla scia di un determinato indirizzo a perseguirne un altro; tutto questo significa frustrarlo e condannarlo ad un ripiego che avrà indubbiamente ricadute negative sul percorso di vita. Tutto ciò non è da Stato democratico e cozza con l’articolo 34 della Costituzione Repubblicana che stabilisce: ‘La scuola è aperta a tutti… I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi’. I test impediscono alla maggior parte di raggiungere i più alti gradi degli studi ed è stucchevole come la Corte Costituzionale abbia potuto contemplare legittima l’attuale, discriminante, procedura”. “Spero in un suo impegno in tal senso – così conclude la lettera di Marziale all’on. Granato – perché a nessuno è dato di inficiare la predisposizione naturale degli adolescenti a vedersi proiettati in un futuro libero e non condizionato”.