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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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The Voice è donna ma non è Tanya Alice Paba vince la quarta edizione del talent in onda su Rai2. Secondo Charles Kablan e terzo Elya Zambolin. Solo quarta la polistenese Tanya Borgese

The Voice è donna ma non è Tanya Alice Paba vince la quarta edizione del talent in onda su Rai2. Secondo Charles Kablan e terzo Elya Zambolin. Solo quarta la polistenese Tanya Borgese
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di Giuseppe Campisi

Diciamolo subito: non si è trattato di una sconfitta.
Semmai di un traguardo mancato per poco. Tanya Borgese non è riuscita
nell’impresa di aggiudicarsi il titolo di “The Voice of Italy 2016” –
andato meritatamente ad Alice Paba con Charles Kablan secondo ed Elya
Zambolin terzo – ma ha fatto comunque la sua parte, provandoci fino alla
fine, ed arrivando dove lei stessa non immaginava neanche possibile,
all’inizio di questa avventura, poter arrivare: in finale. Ma andiamo
con ordine. La prima prova, la cover “The shop shop song”, scelta dalla
Carrà pescando nel bacino della storia della musica internazionale nella
versione cantata da Cher nel 1989. “Non ho mai creduto di avere talento
– aveva detto la giovane cantante calabrese nella clip di presentazione,
peccando forse di eccessiva timidezza – ma adesso sono qui e devo fare
il massimo. La verità è che non mi sono mai sentita all’altezza della
situazione ma essere arrivata fino qua è già un bel trionfo” ha
proseguito, tradendo nervosismo ed una certa ingiustificata sfiducia nei
propri mezzi, poi recuperata nella successiva affermazione “se sei
arrivata fin qui, qualcosa saprai fare”. L’interpretazione del brano è
stata comunque “alla Tanya” che si è impegnata con la solita grinta ed
il tocco graffiante che, manco a dirlo, non è piaciuto alla svampita
coach Dolcenera ovviamente impegnata a portare acqua al suo mulino,
mentre ha divertito la Carrà intenta, invece, a sottolineare il
dinamismo della “leonessa calabrese”. Al primo giro di boa però è Alice
Paba ad essere in testa nella classifica provvisoria dettata dal
televoto. Per la seconda prova ecco arrivare l’inedito “Sette vite”
scritto per lei, in corsa, dal duo Fasano-Franchi. Un brano,
francamente, che non è sembrato adattarsi al meglio alle tonalità soul
di Tanya a cui è stato un po’ stretto tanto dal punto di vista musicale
e – forse anche di più – sotto il profilo testuale. Intanto i ritmi
televisivi che scandiscono lo show scivolano via, in un turbinio di
frame pubblicitari interminabili, snocciolando le esibizioni dei
concorrenti presi dalla voglia di intercettare più televoti possibili.
Passano i minuti ed arriva la terza e decisiva prova per Tanya: il
duetto con la coach. Sul palco Tanya e Raffaella alternano due brani
storici della signora della tv italiana: “A far l’amore comincia tu”
scritto per lei da Bob Sinclair e “Cha Cha Ciao” scritto da Gianna
Nannini da cui Raffaella ha tratto spunto per dire definitivamente addio
al talent dopo tre edizioni di seguito. “Pagherei per avere la tua voce”
è stato il sussurro della Carrà a Tanya nell’ultima clip mentre la
cantante polistenese spiegava la gioia di questa esperienza vissuta al
fianco della Carrà: “Le devo molto. Lei ti invita a migliorarti senza
aggredirti. Per me Raffaella rappresenta una guida ed io ho seguito ogni
suo consiglio. Mi sono lasciata plasmare”. La riconosciuta bravura di
Tanya non è bastata. Servivano i televoti. Li hanno avuti – li e più
avanti – Elya, Charles ed Alice. Per Tanya l’esperienza nazionale di
“The voice” si è conclusa, alle 23 e 20, tra gli applausi del pubblico
in studio e quelli copiosi dei polistenesi increduli e sconfortati
davanti al maxischermo in piazza della Repubblica o dei corregionali
inebetiti sulle poltrone di casa. “Forse non ho creduto molto in me
stessa” sono state le prime battute a caldo della giovane terapista,
ancora sul palco, tenendo ancora una volta a ringraziare la sua coach
che ha ricambiato con l’ultimo consiglio: “E’ una ragazza straordinaria
per quello che fa. E deve solo credere di più in se stessa”. E sulla
scia dei saluti finali la promessa: “The Voice è una parte della mia
carriera musicale”. Già, fortunatamente solo una parte. Razionalmente,
un’esperienza tecnica e di visibilità acquisita da mettere a frutto più
avanti. Perché per le doti di talento e bravura, non sarà certamente
l’unica.