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Thyssen: fu omicidio volontario, 16 anni a capo azienda

Thyssen: fu omicidio volontario, 16 anni a capo azienda

| Il 16, Apr 2011

La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale

Thyssen: fu omicidio volontario, 16 anni a capo azienda

La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale

 

(ANSA) TORINO – La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp. L’amministratore delegato dell’azienda, Herald Espenhahn, è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Gli altri cinque dirigenti del processo per il rogo alla Thyssenkrupp sono stati condannati dalla Corte di Assise di Torino per cooperazione in omicidio colposo. La pena è di 13 anni e mezzo per Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri; a dieci anni e dieci mesi di reclusione è stato condannato Daniele Moroni. Alla lettura del dispositivo, che è tuttora in corso, un parente delle vittime ha avuto un leggero malore; portato fuori dall’aula, è stato soccorso dagli operatori della Croce Verde e del 118.

AZIENDA CONDANNATA A SANZIONE DI UN MLN DI EURO – Un milione di euro di sanzione pecuniaria, l’esclusione da contributi e sovvenzioni pubbliche per sei mesi, il divieto di farsi pubblicità per sei mesi: sono le pene cui è stata condannata la Thyssenkrupp alla fine del processo di Torino. La multinazionale dell’acciaio è stata chiamata in causa come persona giuridica. La sentenza, per ordine dei giudici, dovrà essere pubblicata su una serie di quotidiani e affissa nel Comune di Terni, dove c’è la principale sede italiana del gruppo.

RISARCIMENTI PER MLN EURO A PARTI CIVILI – Risarcimenti nell’ordine complessivo di svariati milioni di euro sono stati riconosciuti dalla Corte di Assise di Torino alle parti civili del processo Thyssenkrupp. Gli indennizzi sono andati alla Regione Piemonte (973 mila euro), alla Provincia di Torino (500 mila), al Comune (un milione più il diritto a fare una causa civile supplementare), ai sindacati Fim, Fiom, Uilm, Flm-Cub, all’associazione Medicina Democratica, e alle decine di ex colleghi delle vittime che lavoravano nello stabilimento di Torino.

PARENTI, FATTA GIUSTIZIA MA NON RIAVREMO NOSTRI CARI – E’ stata fatta giustizia, ma non riavremo i nostri cari: parenti delle vittime del rogo della Thyssenkrupp usano tutti le stesse parole. Si stringono in abbracci, qualcuno piange, qualcuno applaude, qualcun altro resta immobile, quasi impassibile ad ascoltare il lunghissimo dispositivo: è la fine di un calvario durato decine di mesi. Nessuno gioisce, non trapela, se non pallida, neanche la soddisfazione di una sentenza che hanno atteso udienza dopo udienza. “E’ andata bene – dice Grazia, la mamma di Rosario Rodinò – e ringrazio il dottor Guariniello per il lavoro fatto, è stato bravissimo. Speravo in questa sentenza, ma non me la aspettavo. Adesso cercherò di andare avanti: mio figlio non lo riavrò più, ma gli avevo promesso giustizia e ho fatto di tutto perché fosse così”. “Forse – aggiunge – è stata scritta una pagina di storia, ma non riesco a pensare ad altro che a mio figlio. Questa condanna per loro – ha detto riferendosi agli imputati – è ancora poco, dato che loro sono ancora vivi e mio figlio è in un buco. Adesso ho ancora la speranza nella giustizia di Dio”. “E’ stata una condanna esemplare – ha aggiunto Isa Pisano, madre di Roberto Scola – che abbiamo atteso per tanto tempo. Purtroppo, il nostro dolore non finirà mai. Al dottor Guariniello dico grazie mille volte”. Tra i pochi a rimanere impassibili alla lettura della sentenza, indossando una maglietta nera che chiede “condanne esemplari” nei confronti degli imputati è stato Antonino Santino, padre di Bruno. “Se le pene fossero state più severe – ha detto – sarebbe stato ancora meglio. E’ stata fatta una buona parte di giustizia, ma non ancora tutta. Per me sarebbe stata più appropriata una condanna all’ergastolo. Il dottor Guariniello è stato bravissimo, gli abbiamo stretto più volte la mano, lo faremo ancora, per dirgli il nostro grazie”.

SOPRAVVISSUTO IN LACRIME,CHI HA SBAGLIATO HA PAGATO – “Chi ha sbagliato ha pagato”: scoppia a piangere, si copre il viso con le mani, poi si fa forza e con voce rotta, Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo della Thyssemnkrupp, ora deputato del Pd, commenta a caldo la sentenza della Corte di Assise di Torino. “Dedico questa sentenza a tutti i morti di quella notte – dice nell’aula dove è stato appena letto il dispositivo della setenza – a chi ha perso la vita sul posto di lavoro e a mia madre che è scomparsa da poco”. “E’ stata fatta giustizia – aggiunge – anche se, fino alla lettura della sentenza, avevamo paura che succedesse qualcosa di diverso”. “E’ un risarcimento morale importante e dovuto a tutti i familiari – conclude – Era un’esigenza che avevamo tutti e non é una forma di vendetta. Chi ha sbagliato, ha pagato”.

AZIENDA, CONDANNA A.D. ‘INCOMPRENSIBILE’ – La condanna di Herald Espenhahn Nhahn in primo grado per “omicidio con dolo eventuale” in seguito al rogo di Torino è per la Thyssenkrupp “incomprensibile e in spiegabile”. Lo si legge in un comunicato diffuso dall’azienda dopo la decisione dei giudici di Torino. “Per l’ulteriore corso del procedimento – si afferma ancora nella nota – si rimanda alle dichiarazioni degli avvocati difensori”. Nel comunicato la Thyssenkrupp esprime ai familiari delle vittime ”il suo più profondo cordoglio e rinnova il suo grande rammarico per il tragico infortunio avvenuto in uno dei suoi stabilimenti”. “Nelle sue linee guida – sottolinea ancora l’azienda -, il Gruppo conferma che la sicurezza sul posto di lavoro è un obiettivo aziendale di assoluta importanza, pari alla redditività e alla qualità dei prodotti, e che si deve provvedere con ogni mezzo a garantire la stessa. Una tragedia simile – conclude la Thyssenkrupp – non si dovrà ripetere mai più”. IDV, SENTENZA STORICA, ORA STOP OMICIDI ‘BIANCHI’ – “La sentenza del tribunale di Torino é finalmente un piccolo faro di giustizia nelle tenebre che il governo Berlusconi ci ha imposto. E’ una decisione storica: d’ora in poi l’omicidio dei lavoratori, per precise responsabilità dei dirigenti e degli azionisti, non dovrà più essere definito ‘bianco'”: così il responsabile welfare e lavoro dell’Italia dei valori, Maurizio Zipponi che aggiunge: “Infatti, con questa sentenza, viene considerato un omicidio e basta e deve essere perseguito con le azioni opportune. Speriamo che altre preture seguiranno la stessa strada dei giudici torinesi perché – conclude – ogni anno in Italia avvengono circa mille omicidi sui luoghi di lavoro”.

FERRERO, E’ UNA SENTENZA DI GIUSTIZIA – “Una sentenza non restituisce una vita, ma questa è una sentenza di giustizia”: lo ha detto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, che sta ascoltando la lettura del lungo dispositivo del processo Thyssenkrupp.

SACCONI, DIMOSTRA ASSETTO SANZIONATORIO ADEGUATO – “La sentenza ha accolto il solido impianto accusatorio e costituisce un rilevante precedente. Essa dimostra peraltro che l’assetto sanzionatorio disponibile è adeguato anche nel caso delle violazioni più gravi”. Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, commenta la sentenza Thyssen. “La tragedia di Torino – osserva – impone soprattutto una più diffusa ed efficace azione preventiva perché anche la sentenza più rigorosa non può compensare la perdita di vite umane e il grande dolore che ha prodotto. La via maestra rimane la collaborazione bilaterale paritetica tra aziende e organizzazioni dei lavoratori accompagnata da una idonea attività di vigilanza. Dovremo in ogni caso riflettere, a fini di maggiore omogeneità ed efficacia – sottolinea Sacconi – sull’opportunità di riportare alle funzioni centrali tutta la competenza in materia di salute e sicurezza nel lavoro e la relativa attività di controllo come era disposto dalla riforma costituzionale che non superò l’esame referendario. Su questo punto la modifica della Carta costituzionale potrebbe essere largamente condivisa da tutte le forze politiche e sociali”.

FIOM TORINO, LEZIONE DI CIVILTA’ – “Da Torino una lezione di civiltà. Questa sentenza non restituirà i sette operai alle loro famiglie ma almeno rende loro giustizia, con una condanna esemplare che farà storia e che speriamo aiuti tutti a contrastare in modo più efficace la piaga degli omicidi sul lavoro”. Lo afferma Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese, parte civile nel processo. “Dalla costituzione di parte civile nostra e di altri – sottolinea – deriva un’assunzione di responsabilità soprattutto per il futuro. Questa sentenza rappresenta anche una spinta a non indebolire ma invece a rafforzare le norme sulla sicurezza nel lavoro”. LEGALE DIFESA, E’ SCONSOLANTE, FAREMO APPELLO – “Vedere cose di questo tipo è sconsolante”: lo ha detto l’avvocato Cesare Zaccone, uno dei difensori della Thyssenkrupp, dopo la lettura della sentenza. “Faremo appello – ha aggiunto – ma non credo che otterremo molto di più'”.

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