Tolosa, “Voglio morire con le armi in pugno”
redazione | Il 22, Mar 2012
Il killer non si vuole arrendere
Tolosa, “Voglio morire con le armi in pugno”
Il killer non si vuole arrendere
(ANSA) Il killer di Tolosa, Mohamed Merah, 23 anni, ha detto di voler “morire con le armi in pugno”. Lo ha riferito il ministro francese dell’Interno. Merah resiste ancora quindi all’assedio della polizia intorno alla sua casa, dove è barricato da più di 24 ore. Dopo diversi tentativi di assalto degli agenti respinti dal giovane a colpi di arma da fuoco e lunghe trattative via radio, le forze speciali della polizia hanno cominciato una battaglia di logoramento per costringere Merah, 23 anni, ad arrendersi. A intervalli regolari durante la notte hanno fatto esplodere potenti cariche vicino alle sue finestre, allo scopo evidente di impedirgli di dormire e di spezzargli i nervi. La facciata dell’edificio (completamente evacuato) è illuminata da potenti riflettori. La polizia ha tolto acqua, gas ed elettricità all’appartamento del giovane. “Prima ha detto che si voleva arrendere, poi ha cambiato idea – racconta un inquirente -. Aumentiamo la pressione perché si arrenda”. Gli inquirenti hanno aggiunto di non sapere di quali arma disponga Merah. Ma non è certo che il killer sia ancora vivo, secondo quanto ha riferito il ministro dell’Interno francese.
ASSEDIO INFINITO A KILLER TOLOSA, ESPLOSIONI NELLA NOTTE
dell’inviato Tullio Giannotti – A rue Sergent Vigné, numero 17, è una notte speciale. Il buio è più buio del solito, tutta l’elettricità è stata staccata. Sul retro, in strada, sul tetto, ci sono centinaia di uomini neri, le teste di cuoio del RAID. Un camion dei pompieri è parcheggiato nel cortile, la scala sale lungo tutti i balconi e finisce in cima all’edificio. Dentro, da solo nel palazzo evacuato, Mohamed Merah, 24 anni, il killer, il Terminator di Tolosa. Per vedere ha acceso una candela. Da ascoltare c’é solo il “negoziatore” del RAID. Poco prima della mezzanotte, orario dell’ultimatum fissato per la resa, si sono udite tre forti esplosioni ravvicinate, seguite da un’altra accompagnata da un chiarore nel cielo, attorno alla casa dove si era trincerato il killer. In un primo tempo si è pensato che i negoziati della polizia con Merah fossero finiti e che si trattasse dell’inizio del blitz delle teste di cuoio. Gli inquirenti hanno poi chiarito che le detonazioni erano intimidatorie. Cioé servivano ad aumentare la pressione sul ricercato. Effetti dell’offensiva sono stati lo sfondamento delle porte e delle finestre dell’appartamento oltre che una grossa breccia nel muro. Ma nessun segnale dal killer di Tolosa che, a oltre 20 ore dall’inizio di quest’ interminabile assedio, continua a rifiutare di arrendersi.
Sta così finendo la corsa sanguinaria di un piccolo criminale, disadattato fin dall’adolescenza, già fallito come aspirante paracadutista. Un ragazzo che rubava e aggrediva, che si sentiva forte facendosi filmare in moto in piedi sul sellino e pubblicando quei video su Internet. Genitori separati, una madre che nemmeno oggi ha voluto provare a parlargli al posto del negoziatore dei RAID, un fratello simpatizzante della Jihad e nella cui auto sono stati trovati tanti esplosivi, una fedina penale già irrecuperabile. Insomma, se la Legione straniera non l’ha voluto per motivi di fedina penale, Merah si è rivolto verso la Guerra Santa, un paio di soggiorni nei campi dei mujaheddin al confine tra Afghanistan e Pakistan, ma anche lì non ha primeggiato: la prima volta si è fatto arrestare anche a Kandahar, per reati comuni. La seconda, è stato rimpatriato per un’epatite. Erano giorni – troppi, intona già il coro delle polemiche in Francia – che un esercito di inquirenti era sulle sue tracce. Da quando, ha spiegato il procuratore Francois Molins, gli specialisti erano finalmente riuscire a setacciare gli indirizzi IP dei computer che avevano risposto all’annuncio della rivista on line di scambi tra privati, il ‘Boin Coin’. Uno di quelli era quello della madre di Mohamed, che abita al Mirail, la banlieue più violenta di Tolosa. Da lì, il figlio aveva attirato – con l’offerta di comprargli la moto – un militare della caserma del locale reggimento di parà, freddandolo poi a bruciapelo e a tradimento, “una morte alla quale non era preparato”, come ha detto oggi il presidente Nicolas Sarkozy. Da sabato, gli inquirenti sapevano. Hanno atteso, probabilmente per essere sicuri, certamente troppo, perché lunedì Mohamed Merah ha agito nel modo più crudele e disumano, sparando ai bambini. “Stava per agire di nuovo”, ha assicurato oggi Claude Gueant, ministro dell’Interno, che parla di “due militari e un agente” già nel mirino di Merah. Il resto, lo hanno fatto alcuni sbagli grossolani del killer, come il ricorso a un meccanico per chiedere come si fa a togliere l’antifurto GPS, il tracker, dallo scooter.
Infine, qualche intercettazione telefonica e, ieri sera, in una riunione prima di mezzanotte in Prefettura, la decisione di intervenire. Alle 3 e 5 minuti è scattata la prima offensiva nel quartiere del Cote Paveé: le teste di cuoio si sono manifestate dietro la porta del sospetto, lui ha reagito duro e ne ha feriti due. Prima ritirata e, poco dopo, secondo attacco. Merah ha reagito ancora, terzo ferito fra gli agenti, e la decisione di cambiare tattica. Alle 6 sono cominciate le trattative, prima attraverso la porta, poi con un walkie-talkie che il killer ha ottenuto in cambio di una pistola lanciata dalla finestra. Gueant ha subito precisato che di armi ce ne sono ben altre nell’appartamento, di certo una mitraglietta e altre pistole. La giornata è proseguita infinita, Merah ha rivendicato la sua appartenenza ad al Qaida, ha detto – sempre citato da Gueant, che ha quasi diffuso in diretta le trattative con il killer ancora in corso – di voler vendicare i bambini di Gaza e di pentirsi soltanto di non aver versato abbastanza sangue. Al momento, il profilo del killer – nonostante gli sforzi degli specialisti – resta piuttosto misterioso. Freddo e calcolatore, terrorista spietato e pronto a tutto, legato davvero ad al Qaida, oppure mitomane o cellula solitaria impazzita con l’unico obiettivo di farsi notare. Soltanto la sua cattura – Sarkozy ha posto come priorità di “prenderlo vivo” – potrà risolvere il mistero.
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