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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 26 NOVEMBRE 2024

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Tommaso Sonni parla del sistema sanitario calabrese Il candidato alle primarie di centrosinistra a Lamezia Terme parla della volontà di affossare la sanità cittadina

Tommaso Sonni parla del sistema sanitario calabrese Il candidato alle primarie di centrosinistra a Lamezia Terme parla della volontà di affossare la sanità cittadina
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Avrei voluto continuare a tacere sul
disastro sanitario del Lametino, ma l’approssimarsi della campagna
elettorale mi obbliga a dichiarare il mio pensiero su questa vicenda che
non mi affascina affatto: il ridimensionamento del reparto di Pediatria
dell’ospedale di Lamezia che chiuderebbe ai ricoveri fornendo solo
assistenza alle urgenze /emergenze.

Parto dalla considerazione che il reparto non chiude perché qualcuno vuole
affossare Lamezia e la sua Pediatria. La Pediatria è un buon reparto e
rischia di chiudere per carenza di organico. Alcuni medici sono andati in
pensione, altri possono ammalarsi come capita ai comuni mortali (il medico
non è immune! Magari!), e il reparto, che offre servizi a un comprensorio
molto vasto (assistendo anche pazienti che prima si rivolgevano alle
strutture, ora chiuse, di Soveria, Paola e Soverato) si ritrova a fare i
conti con le scelte di politica sanitaria degli ultimi anni.

Il suo primario ha dichiarato il default operativo forse come ultima ratio.
Ha fatto l’ultima delle scelte possibili per smuovere le cose: ha chiamato
in campo la politica.

E le cose si sono smosse, infatti, ma nel modo peggiore possibile.

La politica (cioè la responsabile di questo stato di cose!) ha preso in
mano lo scettro e ha iniziato il balletto delle circostanze: la colpa è di
Renzi che non nomina il commissario, ma anche del Sindaco e del Consiglio
comunale che non si sono accorti prima del problema.

E giù con sit in, occupazioni, conferenze stampa e comunicati, dimentichi
che sono appena di ieri le responsabilità dei loro stessi amici e
sostenitori regionali e nazionali.

Il problema, che si presenta a pochi giorni dallo sciopero di Cosenza,
riesce a smuovere lo stesso presidente della Regione che, pur avendo fra i
suoi pochissimi assessori anche l’attuale presidente dell’ordine dei medici
di Catanzaro, decide che solo ora, dopo tre mesi di inerzia sulla sanità
(cosa avrebbe impedito di organizzare un piccolo nucleo di intelligenze per
ridisegnare la sanità in Calabria? Per farlo c’era proprio bisogno di
attendere la nomina del commissario?) è arrivato il momento “di cominciare”
a rispondere alle attese dei suoi conterranei.

Con un colpo di mano decide di riunire la giunta e deliberare
provocatoriamente 100 nuove assunzioni (così riportano i giornali), in
barba al patto di stabilità, al tavolo Massicci, e soprattutto in barba
alla stessa situazione finanziaria dell’Ente regione che lo stesso Oliverio
dichiara d’essere in disavanzo per oltre due miliardi di euro.

Non sappiamo se gli sarà consentito farlo, ma riteniamo che l’assunzione di
100 nuove figure professionali non possa da sola risolvere i problemi che
vanno affrontati studiando e indicando soluzioni finalmente virtuose che
valorizzino le cose buone già esistenti (e sono tante!) inserendole in una
programmazione che parli di Salute, e non solo di Sanità.

E’ necessario avviare una vera integrazione fra ospedali e territorio,
ridefinire le competenze delle varie strutture, riprendere in esame
l’organizzazione del territorio (dove va collocata la vera assistenza alla
salute) per riorganizzarlo e potenziarlo. Il ricorso al Pronto Soccorso
(sempre oberato di richieste) o al ricovero deve accadere solamente per
fatti acuti e non gestibili altrimenti. Il mantenere invece (ancora
impropriamente) un’organizzazione che vede l’Ospedale al centro del
processo di riorganizzazione della sanità significa appunto tenerlo in vita
come fosse “un grande ambulatorio, un grande supermercato della sanità”
aperto h24, a cui rivolgersi per motivazioni non sempre “appropriate”. Le
conseguenze? Quelle che tutti conosciamo e che abbiamo sotto gli occhi.

Dopo cinque anni di commissariamento di questa sanità esclusivamente
ospedalo-centrica e fallimentare vogliamo continuare a essere incapaci di
ragionare e programmare? Cui prodest?

A quando una ricognizione vera di quanti siano gli operatori della Sanità,
di quanti continuano a lavorare presso Unità Operative chiuse, di quali
siano le mansioni e con quali risultati di quelli dislocati sul territorio?

Concordiamo con il Governatore che bisogna offrire buoni servizi se si
vuole arginare l’emigrazione sanitaria che pesa pesantemente, oltre che
sulle finanze di chi deve spostarsi per essere curato, anche sulle già
povere risorse economiche della Calabria.

Ma per farlo bisogna avere il coraggio di ridisegnare la sanità calabrese.
Ci vuole sacrificio e libertà dagli interessi, c’è ancora la possibilità di
farlo.

Tommaso Sonni

Movimento Città Reattiva